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Emergenze sanitarie, Schillaci e Gemmato: «L’Italia non aderirà al Green Pass globale dell’Oms»

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24 Esclusivo per Sanità24

«A seguito dell’approvazione in Consiglio dei ministri del decreto-legge del 26 febbraio, ritengo utile precisare che il Governo non ha alcuna intenzione di aderire al cosiddetto “green pass globale” dell’Oms. In sede di conversione del decreto-legge, verrà presentato un emendamento per riformulare il testo e ricondurre la norma agli obiettivi Pnrr in tema di salute, a partire dalla piena operatività del fascicolo sanitario elettronico». Lo dichiara il ministro della Salute Orazio Schillaci, cui fa eco a stretto giro il sottosegretario alla Salute Gemmato.
Il riferimento è all’articolo 43 “Interoperabilità delle certificazioni sanitarie digitali”, al Capo X “Disposizioni urgenti in materia di investimenti del Ministero della Salute”, del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19 “Ulteriori disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)” . Secondo il decreto - che, ricordiamo, al capitolo sanità rafforza il ruolo di Agenas su sanità digitale e Fascicolo sanitario elettronico - la piattaforma per la verifica del Green pass creata con l’emergenza Covid avrebbe un’evoluzione in un’ottica di sorveglianza sanitaria globale. Tanto che il decreto stanzia anche risorse corpose. “Al fine di assicurare l’evoluzione della Piattaforma nazionale DGC (Digital Green Certificate) per il collegamento della stessa alla rete globale di certificazione sanitaria digitale dell’Oms, nonché di assicurare la conduzione e manutenzione ordinaria della stessa - si legge infatti nel testo - è autorizzata la spesa di euro 3.850.000 per l’anno 2024, da gestire nell’ambito della vigente convenzione tra il Ministero dell’economia e delle finanze -Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato e la società SOGEI S.p.A. A decorrere dall’anno 2025, per la conduzione e manutenzione ordinaria della Piattaforma nazionale - DGC è autorizzata la spesa di euro 1.850.000 annui, da gestire nell’ambito della convenzione di cui al primo periodo”.
Il secco no del ministero della Salute comporterà una marcia indietro su queste previsioni.


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