Dibattiti-e-Idee

«Ha prodotto ingiustizie e dolori»

di Filomena Gallo *

La discussione sulla legge 40 in questo Paese non è stata mai serena. Ne prima, né dopo la legge, né quando sono stati promulgati i referendum. La procreazione assistita sicuramente non è solo un atto medico. Il nascere, il venire al mondo hanno a che fare profondamente con la sfera legata agli interrogativi sull'esistenza umana, sul senso, sull'origine dell'uomo e sulla sua natura. Ma la medicina non è stata mai lontana dai confini dell'etica. Tanto che con il suo progredire è nata una bioetica e non riguarda solo la riproduzione assistita, ma anche il morire, gli scopi della medicina e tante altre cose oggetto di questa disciplina.

Credo però che il dibattito sulla procreazione assistita in questo senso sia stato davvero senza precedenti. La fecondazione assistita è anche un atto medico e, come atto medico, dovrebbe rientrare in quella sfera inviolabile che è la libertà di coscienza del medico. La sua pratica dovrebbe interrogare innanzitutto il medico su cosa per lui, secondo ciò che ha imparato sui libri e su cosa ottimizza la cura e il risultato che, lo vorrei ricordare, è la nascita di un bambino, la realizzazione di un desiderio, che nessun atto medico può garantire ma a cui è legittimo aspirare. Di questo si è parlato poco. Le coppie sterili, in fondo e per fortuna, non sono la maggioranza e quindi non sono bottino elettorale. Mentre i proclami sull'idea di famiglia, sul ruolo femminile nella procreazione, su una pretesa "normalità" dell'assetto sociale, hanno garantito visibilità mediatica a molti che con questa visione paternalistica e autoritaria del ruolo dello Stato si sono rifatti il maquillage e guadagnati i favori degli uomini di Chiesa sulla pelle di un dolore, quello della sterilità, distante e periferico.

Il risultato è noto a tutti. Solo il 25% degli italiani è andato a votare al referendum di dieci anni fa e la legge 40, un obbrobrio giuridico, è caduta piano piano sotto i colpi delle sentenze che, non riferendosi a principi astratti, hanno preso in considerazione i diritti delle persone, le loro esistenze, i loro dolori. Una legge che subisce questo trattamento ha bisogno dell'unico dibattito possibile in questo Paese: quali diritti sono stati affermati e in nome di chi se questa legge ha prodotto situazioni ingiuste e dolorose che hanno costretto i tribunali a smantellarla, ma soprattutto hanno costretto le persone a iter dolorosissimi come quelli di portare la propria storia e il proprio dolore nelle aule di giustizia per essere giudicati.

Solo per ricordare qualche numero: le coppie, le associazioni di pazienti con l'associazione Luca Coscioni e con gli avvocati ed esperti sono riusciti a ottenere 28 decisioni contro la legge 40 che hanno dato corretta interpretazione della legge e cancellato per incostituzionalità una parte della stessa. Oltre alla giurisprudenza italiana, anche la Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato la legge per violazione della Carta Edu.
Ma gli interventi dei tribunali in questi anni hanno sempre trovato dall'altra parte le barriere che la politica ha posto per cercare di ostacolare un'applicazione diversa della legge sulla procreazione medicalmente assistita che doveva invece rimanere in linea con lo spirito iniziale della legge stessa, determinando differenze tra strutture pubbliche e private di procreazione medicalmente assistita e limitando i fondi per queste tecniche fino a non voler configurare l'infertilità come malattia. A oggi dalla legge è stato cancellato il divieto di produzione di più di tre embrioni, l'obbligo di impianto di tutti gli embrioni prodotti ed è stata confermata la deroga alla crioconservazione degli embrioni per la tutela della salute della donna e del concepito.

Il prossimo 8 aprile la Corte costituzionale dovrà pronunciarsi sul divieto di eterologa, di revoca del consenso, di embrioni alla ricerca e siamo in attesa di altra udienza per l'accesso alla fecondazione assistita per le coppie fertili portatrici di patologie genetiche. Speriamo che cadano anche gli ultimi divieti. Ma non vorrei fosse questa la strada. Resta un sogno per questo Paese: un legislatore sereno, che sappia scrivere una legge senza obbedire a interessi particolari, che rappresenti tutti il più possibile e lasci alle coscienze individuali la scelta sulle decisioni più intime, più profonde e più legate alla sfera della vita, quelle spesso, inevitabilmente connesse anche al dolore che l'uomo incontra nella sua strada.

* segretario Associazione Luca Coscioni