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Alcohol prevention day: consumi in calo, lo zoccolo duro degli «heavy drinkers»

Gli astemi nel 2012 aumentano (un italiano su cinque sceglie di non bere alcolici) e il consumo complessivo di alcolici è sceso in Italia a 6,10 litri all'anno. Ma gli «heavy drinkers», ossìa i bevitori pesanti tra 620mila e 720mila, non calano e rappresentano un vero e proprio «zoccolo duro». Otto milioni sono invece i consumatori a rischio. I dati sulla mortalità alcol-correlata rilevano 16.829 decessi e la maglia nera va alla Valle d'Aosta per gli uomini e al Molise per le donne. Sono questi alcuni dei dati emersi nel corso della XIII edizione dell'Alcohol prevention day, che si è svolto oggi a Roma.


Il fenomeno alcol dipendenza «è in crescita - afferma Emanuele Scafato, direttore dell'Osservatorio nazionale alcol-Cnesps dell'iss - e i soggetti più a rischio sono i giovani e gli anziani, maschi. In italia è aumentato l'impatto del consumo dannoso di alcol, che va oltre le soglie fissate dall'Oms e sebbene il nostro paese abbia ridotto i consumi attestandosi a 6,10 litri di alcol puro annuali pro/capite, tale riduzione non è stata conseguita dai consumatori definiti 'heavy drinkers' (bevitori pesanti) che interpretano il bere secondo una modalità dannosa per la salute. Questi soggetti superano i 40 grammi giornalieri di alcol per le donne e i 60 grammi per gli uomini». Il che equivale a superare i 5 bicchieri al giorno per gli uomini e tre bicchieri per le donne.

La mortalità. Il 37% dei morti per incidenti stradali e il 30% delle neoplasie maligne è causato dall'alcol. La percentuale dei decessi alcol-attribuibili varia in base al sesso e all'età delle persone. La tipologia di decesso che caratterizza maggiormente le classi di età giovanili e rappresentata da quelli avvenuti a causa di cadute, omicidi, suicidi e altri incidenti; nelle fasce di età anziane (ultra 60 enni) il maggior contributo deriva dalle malattie parzialmente attribuibili al consumo di alcol e da cadute, omicidi, suicidi e altri incidenti a indicare che l'alcol è un fattore di rischio per numerose patologie diffuse quali patologie vascolari, gastroenterologiche, neuropsichiatriche.

In Italia, il 20% di tutti i decessi registrabili per neoplasie maligne per i maschi e il 6,9% per le donne è attribuibile all'alcol; i decessi per cancro causato dal consumo di alcol (oltre 4.000/anno) incidono quindi per 1/3 sul totale del numero di decessi maschili alcolcorrelati ponendosi come prima causa di morte parzialmente attribuibile tra i maschi. Il 56% delle cirrosi epatiche tra i maschi e il 24% di quelle femminili è attribuibile all'alcol.

La frazione alcol-attribuibile dei decessi per incidenti stradali è del 37% per i maschi e del 18% per le donne; 1 decesso su 3 per i maschi e 1 su 5 per le donne potrebbe dunque essere evitato non ponendosi alla guida dopo aver bevuto. La netta prevalenza nel sesso maschile di un elevato numero di decessi per neoplasie maligne e incidenti sollecita l'urgente necessità di attivare iniziative di sensibilizzazione di prevenzione oncologica mirata e di rafforzamento della sicurezza stradale, evidenzia l'Iss.

Cure primarie e alcol. «Di fronte a questi numeri, la priorità e la sfida - spiega Scafato - è rappresentata da identificazione precoce e intervento a breve (Ipib) nei contesti di assistenza primaria. Ma il problema da superare, su qesto fronte, è anche quello della formazione medica: solo il 30% dei Mmg è infatti a conoscenza degli strumenti di audit finalizzati all'intercettazione precoce dei pazienti a rischio. C'è poi la necessità di una valutazione sulla sostenibilità degli interventi».

L'analisi costi-benefici. In un'analisi sul costo-efficacia dei programmi di identificazione precoce e intervento breve - svolta da Iss, Ceformed del Friuli Venezia Giulia, Cergas Bocconi e Università di Sheffield - sono stati valutati diversi scenari e possibilità di intervento proponibili nel Ssn (screening del paziente effettuato dal Mmg alla prima registrazione o a una visita successiva) con risultati di rilievo per la programmazione della prevenzione.

Dallo studio emerge come «I costi sostenuti confrontati con i risparmi conseguiti per il Ssn dimostrano un impatto oggettivamente ragguardevole, soprattutto se osservato alla luce dell'analisi dei costi complessivi che l'alcol causa in Italia e che si esprimono su una scala di miliardi di euro (1,3 % del PIL secondo le stime OMS) e non di milioni di euro come l'investimento in prevenzione proposto comporterebbe».

«A fronte della valutazione dei costi a 10 anni - continua l'Iss - i modelli sviluppati in collaborazione con gli economisti dell'Università di Sheffield identificano risparmi per il Ssn, riduzione dei ricoveri e dei decessi e incremento rilevante degli anni di sperianza di vita in buona salute»

Le linee guida Ue. In questo approccio, l'Iss svolge attualmente a livello europeo un ruolo guida attraverso il progetto Bistairs (Good practice on brief interventions to address alcohol use disorders in primary health care, workplace health services, emergency care and social services) finanziato dalla Commissione Ue per garantire e agevolare l'identificazione delle risorse utili, basate sul miglior impatto costo-beneficio e sostenibili finanziariamente con risultati già fruibili.

«A partire dal prossimo giugno 2014 - conclude l'Iss - sulla base delle esperienze raccolte nel corso delle attività sul campo nei 5 paesi Europei afferenti al progetto, l'Iss, attraverso l'Osservatorio Nazionale Alcol del Cneps, Centro Oms per la ricerca sull'alcol, coordinerà la raccolta delle esperienze attuate e preparerà le linee guida europee per lo sviluppo delle future strategie per l'implementazione dell'Intervento breve in Europa, compreso un piano concreto per un'ulteriore diffusione in tutta l'Unione europea mirando alla riduzione dell'impatto alcolcorrelato e all'incremento del capitale umano come risorsa per le future generazioni».