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Pronto soccorso al collasso, i nodi al pettine di sindacati e cittadini

I Pronto soccorso sono in crisi in tutta Italia e si infervora il dibattito sulle proposte lanciate dalla ministra della Salute Beatrice Lorenzin di rivedere il blocco del turnover e prevedere un ticket per chi abusa dei Ps, perché, ha spiegato Lorenzin gli italiani lo fanno: ci vanno anche quando non serve, e scatta l'emergenza.

Anaao: «A monte del collasso, tagli ai posti letto e blocco del turnover». Per Anaao il «collasso» dei Ps non è attribuibile solo alla cattiva educazione dei cittadini o alle carenze del territorio: «L'atmosfera da sovraffollamento che ormai ha trasformato i Ps - commenta il Segretario Nazionale dell'Anaao Assomed, Costantino Troise - a prescindere dalla latitudine, da strutture deputate all'emergenza ed all'urgenza, dove stazionare il tempo necessario, in ambienti inadeguati, insicuri e, non di rado, indecenti, ha la sua prima causa nel fenomeno del boarding, vale a dire l'attesa di ore o di giorni, su barelle o panche, di un posto letto che non c'è, per un ricovero che pure è stato ritenuto necessario».

Le responsabilità sono dunque politiche: «La politica non può chiamarsi fuori - continua Troise - dimenticando i 70.000 posti letto che negli ultimi 10 anni, ed i 3000 ulteriori decisi con il tanto magnificato patto della salute, sono stati tagliati in assenza di una contestuale riforma delle cure primarie. O ignorando che le migliaia di medici precari, che mettono la loro faccia davanti alle attese dei cittadini, verranno stabilizzati solo in minima parte, dopo essere stati dimenticati dal jobs act».

«Ai guasti provocati da un blocco del turnover senza fine - conclude Anaao - di cui il Ministro ha piena consapevolezza, che ha lucrato sul lavoro professionale dei medici, occorre porre rimedio con urgenza spiegando, se del caso al Mef che i costi complessivi non sono diminuiti solo perché le aziende utilizzano il capitolo beni e servizi. La balcanizzazione delle decisioni sul ticket da pagare al pronto soccorso, che è altra cosa da quello che in queste condizioni viene effettivamente pagato, la dice lunga sul fallimento del federalismo sanitario, che finalmente anche il Ministro della Salute riconosce, fonte di sistemi diversi in tutto tranne che nel fatto di lasciare il PS come unica porta aperta alla esigibilità del diritto alla salute dei loro cittadini».

Smi: «sbloccare il turnover non basta». Il Sindacato dei Medici Italiani apprezza la disponibilità del ministro della Salute Beatrice Lorenzin a togliere il blocco del turn over nel Ssn. Per la segretario generale Smi, Pina Onotri, «però non basta. Serve molto di più per uscire da una crisi che non colpisce solo i Pronto soccorso, ma la rete di emergenza-urgenza, le cure primarie e gli ospedali di molte parti del nostro Paese».

«Quello del ministro Lorenzin – continua Onotri – è un buon inizio, finalmente si sblocca una situazione che perdura da molto tempo e che ha portato le corsie dei nostri ospedali al collasso. Ci sono, però, due strade – aggiunge – continuare con interventi parziali, magari inseguendo i luoghi comuni di alcuni sindacalisti, come Diego Piazza dell'Acoi che chiede che i ticket per i codici bianchi siano prelevati "dai budget dei medici di base che hanno inviato in maniera impropria persone al pronto soccorso", avviando così una sterile e controproducente guerra tra camici bianchi. Oppure potenziare davvero con stanziamenti adeguati il territorio, gli ospedali e la rete di urgenza-emergenza».

«Lo Smi – conclude Onotri - su questo terreno è disponibile al confronto e a trovare soluzioni concrete, ma ponendo sul tavolo le molte criticità della nostra sanità pubblica: precariato pervasivo ed endemico, cure primarie senza risorse e con una legge Balduzzi che ne snatura compiti e capacità di risposta alla domanda di salute, depotenziamento del 118, tagli dei posti letto e del personale negli ospedali e, chiaramente, blocco del turn over. Diamo risposte a questi problemi, in modo organico, e riusciremo a dare sicurezza ai cittadini che si scontrano, sempre più spesso, con disservizi inaccettabili, ma anche ai medici che operano in condizioni di lavoro vergognose».

Acoi chiede un intervento dello Stato centrale, soprattutto al Sud. «Se la 'malapolitica' non riesce a gestire un servizio fondamentale come quello sanitario, è doveroso un intervento dello Stato centrale per garantire il diritto costituzionale alla salute». Lo chiede il presidente dell'Associazione chirurghi ospedalieri italiani (Acoi) Diego Piazza: «Dopo i tragici eventi di Catania - dice - leggiamo del decesso avvenuto in barella al pronto soccorso del Cardarelli di Napoli. Parliamo quindi di due grosse città del Sud, non di piccole realtà periferiche. Non posso esistere 21 sistemi sanitari diversi l'uno dall'altro e con così elevato un gap di qualità tra Nord e Sud».

Per l'Acoi, «Il federalismo sanitario, come giustamente dice il ministro Lorenzin, ha fallito - aggiunge Piazza- perché invece di essere una risorsa a favore dei cittadini, è diventato una risorsa dei politici, che lo hanno utilizzato come merce di scambio a fini elettorali. Mancando i servizi sul territorio, che dovrebbero essere in buona parte effettuati dai medici di medicina generale, si ingolfano i nostri pronto soccorso. I ticket per i codici bianchi dovrebbero essere prelevati non sulle tasche dei cittadini, ma dai budget dei medici di base che hanno inviato in maniera impropria persone al pronto soccorso». E quei fondi, conclude Piazza «dovrebbero essere utilizzati per incentivare i medici che svolgono servizio nella rete di emergenza. I medici che lavorano nella rete di emergenza dovrebbero essere incentivati sia professionalmente che economicamente per evitare fughe da posti di lavoro usuranti e rischiosi»

Fp-Cgil e Fp-Cgil Medici: «il ministro si esprima sul giusto orario». «Nella lunga intervista rilasciata alla trasmissione Piazza Pulita - si legge nella nota di Fp-Cgil e Fp-Cgil Medici - non c'è stata traccia del realismo mostrato in occasione del deferimento del nostro Paese alla Corte di giustizia Europea per il mancato rispetto dei limiti all'orario di lavoro in sanità. Realismo a cui però non sono seguiti fatti tangibili». «In merito al caos di questi mesi nei pronto soccorso, Lorenzin ha giustamente denunciato i tagli degli anni passati e garantito la stabilizzazione dei precari- afferma la segretaria nazionale dell'Fp-Cgil Cecilia Taranto- ci spiace dover sottolineare che le stabilizzazioni saranno poche centinaia su 32 mila precari in organico e che il Governo di cui fa parte ha effettuato un'ulteriore sforbiciata di 4 miliardi alle Regioni. Secondo lei, su cosa taglieranno?». «Il caos nei pronto soccorso è causato anche dall'assenza di una rete territoriale alternativa, h24 e 7 giorni su 7. Inoltre senza la stabilizzazione dei precari e un piano di assunzioni che metta in atto una vera staffetta generazionale e colmi le carenze di organico - conclude Massimo Cozza, Segretario Nazionale Fp-Cgil Medici - l'adeguamento normativo effettuato dal nostro Paese, come sosteniamo nella campagna #giustOrario, rischia di essere vanificato».

Tdm-Cittadinanzattiva: «Prima di scoraggiare l'accesso ai Ps vanno assicurati i servizi sul territorio». Nel dibattito è intervenuto anche Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva: «Prima di punire scoraggiando o rendendo più difficile per alcuni l'accesso al Pronto soccorso attraverso i ticket, ci si preoccupi di assicurare servizi territoriali e ospedalieri adeguati ai bisogni di cittadini»

«Ad oggi il cittadino- continua Aceti - già paga il ticket per i codici bianchi: dal 2010 al 2013 la Corte dei Conti segnala un aumento del 25% sul fronte ticket a carico dei cittadini. E se c'è un eccesso di ricorso al Pronto soccorso è perché non trova adeguate risposte altrove, in primis dai servizi sanitari territoriali. Molto spesso le difficoltà riguardano gli stessi servizi di emergenza e urgenza dove, a causa del taglio dei posti letto e del numero non adeguato di personale sanitario, i pazienti subiscono attese di ore e anche giorni in condizioni disumane».