Europa e mondo

Coronavirus: vaccino con investimenti e ricerca condivisi , Italia al bivio

di Filomena Gallo*, Simona Giordano**, Marco Perduca***

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24 Esclusivo per Sanità24

Sono passati quasi tre mesi da quando il presidente del Costa Rica Carlos Alvarado e il suo ministro della Salute scrissero al direttore dell'Organizzazione mondiale della sanità proponendo di condividere impegni e investimenti per affrontare il post-pandemia. La lettera fu immediatamente accolta con parole d'entusiasmo da Tedros Adhanom Ghebreyesus : "Dobbiamo liberare tutto il potenziale della scienza senza caveats o restrizioni, per offrire innovazioni che siano di scala, utilizzabili e allo stesso tempo vantaggiose per tutti, ovunque".
Da allora l'Oms lavora alla proposta di coordinamento di risorse per la ricerca di un vaccino perseguendo: la divulgazione pubblica delle sequenze e dei dati genetici; la trasparenza dei risultati delle sperimentazioni cliniche; le condizioni associate al finanziamento pubblico delle aziende farmaceutiche; la promozione dell'innovazione in formato open; il trasferimento tecnologico.
L'iniziativa nel frattempo è stata denominata COVID-19 Technology Access Pool e ha ottenuto il sostegno di Argentina, Bangladesh, Barbados, Belgio, Belize, Bhutan, Brasile, Cile, Repubblica Dominicana, Ecuador, Egitto, El Salvador, Honduras, Indonesia, Libano, Lussemburgo, Malesia, Maldive, Messico, Mongolia, Mozambico, Oman , Pakistan, Palau, Panama, Perù, Portogallo, Saint Vincent e Grenadine, Sudafrica, Sri Lanka, Sudan, Timor Est, Uruguay e Zimbabwe.
Il coordinamento della raccolta delle risorse chiede a chi sosterrà l'azione di concedere in licenza i prodotti al Medicines Patent Pool, un organismo sostenuto dall'ONU per la condivisione di licenze e brevetti. La lettera del Costa Rica si concludeva chiedendo che l'Osservatorio globale sulla ricerca e lo sviluppo della salute creasse un database sulle attività di ricerca e sviluppo relative al COVID-19, comprese le stime dei costi degli studi clinici e dei sussidi forniti da governi e enti di beneficenza. La risoluzione della 73esima Assemblea Generale dell'OMS ha fatto proprie tutte queste proposte.
Tra i sostenitori mancano le superpotenze dei big pharma - USA, Gran Bretagna, Svizzera, Francia e Germania - ma, almeno per ora, manca anche l'Italia.
Dall'inizio dell'emergenza l'Italia, anche perché all'epoca il paese Occidentale maggiormente colpito, è sempre stata all'avanguardia nella transnazionalizzazione della ricerca di risposte efficaci alla pandemia arrivando a guidare l'iniziativa di raccolta fondi straordinari dell'inizio di maggio che in poche ore raccolse promesse di finanziamenti intorno agli otto miliardi di dollari.
La mancanza di sostegno italiano a quest'iniziativa di ripartizione degli oneri per la ricerca sul vaccino meraviglia ulteriormente per altri due motivi. Da una parte tra i primi progetti a produrre risultati promettenti ce n'è uno in fase di sperimentazione dalla divisione Advent della Irbm di Pomezia e dallo Jenner Institute dell'università di Oxford. Dall'altra, come ricordato recentemente dal ministro Speranza, l'Italia ha stretto un'alleanza con Francia, Germania e Paesi Bassi per negoziare con potenziali produttori e aziende farmaceutiche la produzione in Europa del vaccino anti-Covid 19 e garantire quantità e possibilità di accesso sufficienti per l'UE e paesi a basso reddito, in particolare africani.
Possibile che l'Italia resti fuori da questa gara di solidarietà per condividere le proprietà intellettuali di ricerche made in Italy?

* Segretario, Associazione Luca Coscioni
** Università di Manchester
*** Coordinatore, Science for Demoracy


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