Imprese e mercato

Welfare aziendale, si affaccia un nuovo modello assistenziale

di Ettore Jorio (Università della Calabria)

Il welfare sanitario aziendale comincia a bussare prepotentemente alle porte dei paesi industrializzati. Lo fa attraverso iniziative della imprenditorialità più avanzata, intese ad aumentare la soglia di benessere dei lavoratori e del loro nucleo familiare. In buona sostanza, rappresenta una forma di retribuzione complementare dei dipendenti, solitamente indiscriminata, che assume due scopi fondamentali, l'uno che costituisce la diretta conseguenza dell'altro.

L'obiettivo principale è quello di migliorare lo stato di salute psico-fisica del lavoratore e della sua famiglia con conseguente miglioramento del clima aziendale e naturale contestuale incremento della produttività. Così facendo consente ai destinatari dei relativi benefit una migliore conciliazione tra la loro vita privata e quella lavorativo-professionale.

Con questo si stanno via via concretizzando i presupposti a che vengano a crearsi, ovunque, le basi per quella sanità integrativa sconosciuta ai ceti, incapaci per diseconomia, di rendersi beneficiari di polizze assicurative ad hoc. Nel nostro Paese una tale soluzione acquisirà, di certo, un importante rilievo. Ciò in quanto essa assumerà quasi un valore-effetto necessariamente integrativo, quanto più possibile sostitutivo dell'universalismo assistenziale assicurato dal SSN.

Quel sistema che nel 2018 si è fermato ad un finanziamento persino al di sotto del 114 miliardi stanziati, con un onere in crescita sopportato dagli utenti, in ragione della spesa privata consolidatasi per ulteriori 38 miliardi e con verosimile tendenza a raggiungere i 40 milioni di euro. Il tutto con l'handicap sociale di contare oltre 11 milioni di cittadini che rinunciano alle cure per insopportabilità dei costi privati relativi e una emigrazione sanitaria che massacra il Mezzogiorno sia in termini di disagi per ammalati e loro famiglie che di mobilità sopportata in favore delle Regioni più ricche.

Al riguardo, basti pensare che la Calabria, la solita cenerentola commissariata come la Campania da oltre sette anni, sopporta un costo annuo di oltre 300 milioni di euro per mobilità passiva verso le regioni del nord, Lombardia in testa.

Tornando alla tendenza di favorire la nascita di un welfare sanitario aziendale, è di questi giorni la notizia che Amazon, Berkshire Hathaway (che fa capo a Warren Buffett) e JPMorgan Chase costituiranno una società indipendente garante della assistenza sanitaria dei dipendenti negli USA. Una novità in assoluto che sconvolgerà il sistema statunitense, tanto da suscitare scossoni su tutto il sistema americano, pubblico e privato, interagente sulla filiera assicurativa. Un annuncio, questo, che ha pesato sensibilmente sulla borsa americana che ha registrato un conseguente consistente ribasso dei titoli delle aziende operanti nell'ambito della tutela della salute.

Una tale iniziativa va inquadrata in due direzioni: la prima è certamente quella di abbattere consistentemente i costi aziendali degli attori imprenditoriali leader dei loro rispettivi mercati (i tre colossi proponenti contano ben oltre il milione di dipendenti nel mondo); la seconda afferisce ad una probabile volontà degli stessi di volersi cimentare, contemporaneamente, nel settore specifico, attesa l'inefficienza che lo stesso presenta negli Stati Uniti, proponendo ipotesi assicurative a costi molti più bassi e maggiore qualità erogativa da mettere a disposizione di 160 milioni di americani.

Esistevano da tempo i presupposti per attendersi qualcosa di simile, soprattutto a seguito del dibattito che sta invadendo i siti politico-istituzionali americani, finalizzato a restaurare ovvero a cancellare la riforma dell'assistenza voluta da Barack Obama, ritenuta insostenibile per il bilancio USA. I fautori «della riforma della riforma» - quasi inconsapevoli del danno che la stessa creerebbe a circa cinquanta milioni di cittadini che grazie alla Obamacare ha goduto dell'assistenza a costi ragionevoli e accessibili - colpevolizzano l'attuale sistema equiparandolo ad un «verme solitario» che fagocita le disponibilità dell'economia americana, tale da impedirle ogni genere di decollo.

Tutto questo ha messo in circolo preoccupazioni per il mercato, tanto da provocare consistenti scivoloni dei prezzi delle azioni delle società impegnate nell'assistenza sanitaria, a tal punto da mettere in forse i loro attuali modelli di business. Una minaccia che invade anche il mercato della vendita di farmaci, nei confronti del quale Amazon ha manifestato il proprio interesse.

A ben vedere, si stanno gettando le fondamenta per concretizzare - anche attraverso accordi alla portata dei soggetti protagonisti dell'assistenza sanitaria assicurativa garantita dai colossi CVS e Aetna, che sono in procinto di fondersi - una trasformazione epocale del sistema del welfare statunitense. Costituiscono ulteriori esempi di una siffatta tendenza gli accordi in itinere per esempio di American Express, IBM e Shell Oil tendenti a costituire una alleanza (Health Trasformation Allieance) intesa ad incidere concettualmente sul significato di assicurazione per la salute in senso decisamente migliorativo dell'acquisto delle prestazioni relative dei loro dipendenti. Non solo. Si registrano iniziative, sopratutto di importanti società, operanti nella gestione delle risorse umane per conto di importanti datori di lavoro del nord America, tendenti a consorziare la domanda di acquisto dei farmaci allo scopo di strappare prezzi molto competitivi, resi possibili dalla leva contrattuale rappresentata dall'elevato numero degli acquirenti finali.


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