Imprese e mercato

Greco (AbbVie): innovazione e ricerca in dieci anni hanno triplicato il fatturato, ora una svolta per l'Italia

di Ernesto Diffidenti

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"La nostra mission è costruire un’azienda biofarmaceutica orientata all’innovazione e incentrata sul paziente: per questo Abbott si è divisa in due nel 2013 ed è nata AbbVie. Da allora i dipendenti sono cresciuti da 20mila ai 50mila attuali, il fatturato è più che triplicato da 18 a 58 miliardi e la capitalizzazione è cresciuta di oltre quattro volte da 60 a 270 miliardi". Ad illustrare i risultati dei primi dieci anni di attività dell’azienda è l'amministratore delegato di AbbVie Italia, Fabrizio Greco. "Non potevamo immaginare di raggiungere tutti gli obiettivi prefissati - sottolinea - invece li abbiamo addirittura superati". La crescita ha favorito l’espansione in nuove aree terapeutiche quali malattie croniche autoimmuni, reumatologia, gastroenterologia, dermatologia, oncologia, virologia, immunodeficienza umana, neurologia, come il morbo di Parkinson.

Abbott è in Italia dal 1963 nel Lazio, a Campoverde, alle porte di Latina. E oggi, sotto le insegne di AbbVie, il polo industriale si estende su un’area di oltre 270mila mq con un impianto di formulazione e confezionamento di prodotti finiti, due impianti di sintesi chimica e laboratori di qualità e sviluppo. "Siamo molto fieri del nostro stabilimento – aggiunge Greco - sul quale sono stati investiti 130 milioni di dollari negli ultimi 10 anni per renderlo più efficiente, competitivo e sostenibile dal punto di vista ambientale . Oggi si caratterizza per le grandi competenze e una continuità produttiva, assicurata da mille dipendenti, che ci consente di esportare in oltre 110 paesi". Un impianto ad alta specializzazione, dunque, con una spiccata vocazione all'export ma ben radicato sul territorio. "Basti pensare – aggiunge Greco - che nel periodo della pandemia lo stabilimento è diventato il secondo hub vaccinale della provincia di Latina mentre la produzione non si è mai fermata".

E proprio il Covid lascia ora un'eredità importante alle imprese e alle istituzioni. "L'emergenza ci ha indicato la necessità di presidiare l’innovazione - spiega Greco che è anche presidente di Assobiotec -: se ne siamo fuori è grazie alle biotecnologie che hanno avuto un ruolo chiave per le diagnosi, i vaccini e le cure". Nel 2030 l’80% dei farmaci sarà biotecnologico. "Dobbiamo essere attori di questo mondo che innova - sottolinea Greco - come AbbVie continuiamo a investire ma come sistema paese facciamo fatica". La chiave del successo è nella ricerca. "L'Italia - aggiunge - è uno dei Paesi con meno finanziamenti alla ricerca, ma è tra i migliori per qualità della produzione scientifica. E in un momento difficile come questo, dobbiamo decidere quali sono le direttrici per lo sviluppo, comprendere che la competizione è globale e molto determinata e che non possiamo rimanere indietro. A livello locale le risorse possono essere scarse ma, nel nostro settore, globalmente le risorse economiche abbondano e sono solo alla ricerca di buone idee".

L'industria farmaceutica solo nel 2022 ha investito risorse importanti nella ricerca pari a circa 130 miliardi di dollari. "Sono quindi necessarie scelte politiche chiare - sottolinea Greco - e la consapevolezza che il fattore tempo è critico per attrarre investimenti". In questa direzione servirebbe una governance che archivi il payback e trasferisca le risorse laddove servono "per trovare maggiore efficienza e ridurre il gap tra sottofinanziamento del sistema sanitario e bisogno di salute". Insomma, occorre creare i presupposti per intercettare nuovi capitali puntando sulla sfida dell'innovazione: "La nostra azienda 10 anni fa ha deciso di puntare sull’innovazione ed è cresciuta molto di più di quanto si potesse immaginare ora è tempo che lo faccia l'Italia per creare valore e lavoro".


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