Imprese e Mercato

Expodental: per il dentale mercato interno al passo, si salva solo l'export

di Sara Todaro

Domanda interna in calo. Export nuovamente in crescita, dopo l'inedita recessione del 2009 che in termini di produzione aveva regalato alle aziende del dentale italiane un calo del 2,7% del valore alla produzione. Così, con un valore alla produzione di 688 milioni per il 2011 (+5,2%) l'industria dentale italiana si conferma fiore all'occhiello del comparto manifatturiero italiano, grazie però a successi maturati - complice la crisi - oltre i confini nazionali.

Il dato è contenuto nello studio di settore 2012, analizzato per Unidi dalla società di ricerca Key-Stone, in cui si evidenzia una caduta dell'1,0% delle vendite di prodotti industriali sul mercato interno, a fronte di una crescita del +5,3% del fatturato realizzato sui mercati esteri. Il dato consolida un trend già noto: dallo studio emerge che, a conti fatti, l'esportazione è cresciuta di un terzo (+32%) nel corso dell'ultimo quinquennio, contro un fatturato verso il mercato domestico che è rimasto sostanzialmente identico a quello di cinque anni fa.

E la ricerca è stata presentata a International Expodental, in programma fino a domani a Milano nel nuovo quartiere fieristico FieraMilanoCity.
«L'evento - spiega il presidente Promunidi, Alessandro Gamberini - risponde alle esigenze di tutti, anticipando anche le nuove competenze che il business globalizzato richiede». Importante come sempre anche l'impegno sull'eccellenza formativa: l'organizzazione scientifica dell'Expodental Forum - gratuito e accreditato Ecm - è stata affidata a un unico comitato scientifico presieduto da Antonella Polimeni, presidente del Collegio dei docenti in Odontoiatria.

Secondo la ricerca, Circa il 60% della produzione nazionale è diretto all'estero con un forte incremento delle aree extra-Ue, fenomeno che si registra peraltro nel comparto manifatturiero generale. Il Paese europeo più attrattivo per la produzione italiana risulta essere la Polonia, mentre tra i Paesi extra-Ue il maggior aumento dell'export (+4,2%) si indirizza verso Svizzera, Giappone e Sud Est Asiatico. Leggermente in calo, invece, le esportazioni verso Stati Uniti, Paesi Opec, Cina, Turchia, Russia e America Latina.

A meritare particolare attenzione nel caso del comparto dentale, ad alto avanzamento tecnologico, è l'analisi sulla qualità della produzione nazionale: a sostenere la crescita - sottolinea lo studio - non è tanto l'incremento delle unità vendute, quanto l'aumento del valore aggiunto dei prodotti, in particolare nei segmenti dominati dalla presenza di materiali costosi e sofisticati.

L'Italia è comunque terza nella produzione mondiale di tecnologie e arredi, dopo Usa e Germania: l'analisi in dettaglio della produzione attribuisce il 26,7% al settore delle apparecchiature per i dentisti e il 4,2% alle apparecchiature per odontotecnici, per un complessivo 30,9%, seguito dal 25,8% dei prodotti di consumo (il 19,6% per i dentisti e il 6,2% per gli odontotecnici). In particolare il il peso dei prodotti di consumo è aumentato del 20% circa negli ultimi otto anni, passando dal 30 al 36%.

Ancor più forte l'aumento anche del consumo specialistico che passa dal 12 al 15% circa e, in particolare, l'Implantologia che ha aumentato del 30% il suo peso nella produzione italiana (dal 9,6 al 12,5%).

«Il fenomeno non si spiega certo con una "presunta debolezza" nella produzione di tecnologie da parte del nostro Paese - si legge nell'analisi - ma è dovuto a specifiche dinamiche di mercato, che in questi ultimi anni vedono una più marcata decelerazione degli investimenti in apparecchiature rispetto ai consumabili e un forte incremento dell'Implantologia in tutto il mondo». Anche in questo caso spicca la similitudine con quanto secondo il Rapporto Istat sta avvenendo in generale nel manifatturiero con la caduta nei beni durevoli e nelle produzioni intermedie (semilavorati).

La vocazione dell'industria italiana verso l'internazionalizzazione - conclude Key-Stone - ha consentito fino al 2011 di ammortizzare le turbolenze del mercato interno, ma non a fronte di un incremento strutturale dei consumi in termini di volumi. Intanto dall'analisi congiunturale del primo semestre 2012 mostra nuovamente qualche segno di recessione delle vendite sul mercato interno.

L'ancora di salvezza per il comparto sembra dunque destinata a essere ancora una volta l'export, magari puntando proprio sui prodotti di consumo finora tradizionalmente colonizzati da industrie tedesche o statunitensi.

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