Imprese e mercato

Farmaci e biomedicali, sbloccati crediti per 1,4 miliardi

di Roberto Turno (da Il Sole-24 Ore)

Una riduzione dei tempi di pagamento del 30% e un abbattimento dei crediti che vale quasi 1,4 miliardi delle spettanze non riscosse da parte delle imprese farmaceutiche e di quelle del settore biomedicale.

È stato scalfito, ma di sicuro ancora non abbattuto, il debito della Pa verso le imprese sanitarie, il vero e proprio macigno dei debiti pubblici insoluti. Con alcune regioni che fanno segnare performance positive, dall'Emilia Romagna alla Toscana. E altre, a cominciare dal quadrilatero più esposto delle realtà sotto piano di rientro dal debito sanitario o commissariate – Calabria, Molise, Campania, Lazio – che continua a navigare in pessime acque e a lasciare i a bocca asciutta fino a 900 giorni i fornitori di asl e ospedali, come accade per le strutture sanitarie calabresi. Non a caso proprio la Calabria conquista il primato del peggiore pagatori in assoluto: 1.392 giorni – poco meno di due anni – di ritardo "vanta" l'ospedale Mater Domini di Catanzaro e 1.226 la asl di Cosenza. Ma sul podio resta ancora la asl di Napoli centro (1.119 giorni di ritardo), per lungo tempo regina dei debiti non onorati.

Dopo il decreto legge che ha iniettato liquidità per tamponare almeno in parte la falla dei crediti verso la Pa, che alla sanità ha lasciato in dote 5 miliardi per il 2013, le imprese cominciano a tirare le somme di un'operazione che, come previsto, si sta rivelando complicata e non risolutiva. Una boccata d'ossigeno, che finora ha trasferito ai governatori risorse per 4,15 mld, ma che non è riuscita a trasferire ai creditori percentuali importanti dei crediti vantati. Assobiomedica (biomedicali) ha visto calare da giugno a novembre di 831 mln lo scoperto in sospeso, che resta a quota 3,99 mld; mentre Farmindustria (imprese farmaceutiche) stima ancora in 3,5 mld (rispetto ai 4 mld di sei mesi prima) lo scoperto in attesa di ripiano da parte di asl e ospedali.

Insomma, il classico risultato double face. «A un anno dalla direttiva Ue – spiega il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi – restano situazioni molto critiche spesso nelle regioni in piano di rientro. Le industrie del farmaco sono le uniche ad avere verso il Ssn crediti e debiti: la loro compensazione eviterebbe alla Pa oneri aggiuntivi e darebbe alle imprese più certezze per investire». Apprezza gli sforzi del Governo e di alcune regioni, il presidente di Assobiomedica, Stefano Rimondi, che però rilancia: «È necessario che a livello centrale sia sanato il pregresso con un'altra iniezione di liquidità».

Una notazione, quella sulle difficoltà di incassare i crediti nelle regioni indebitate, rilanciata dal presidente di Assobiomedica, Stefano Rimondi: «Anche perché – aggiunge – le difficoltà di cassa del Ssn porteranno presto a far risalire i debiti nei nostri confronti».

Il check scattato dalle due associazioni consegna risultati analoghi. L'analisi di Assobiomedica (rilevazione di fine novembre) vede in testa ai debiti Campania (591 mln), Lazio (481), Calabria (426) e Piemonte (375). Ma la Campania (124 mln), con l'Emilia (140) e il Piemonte (115) hanno segnato la riduzione più sensibile del debito anche in virtù di accordi locali, non solo per la capacità di tiraggio dei fondi resi disponibili dal Governo. Così sempre la Campania ha visto scendere di 198 giorni dall'inizio dell'anno il ritardo dei pagamenti, che resta però a quota 484, preceduta da Calabria (901) e Molise (835), rispetto a una media nazionale di 225 giorni di ritardo.

Ritardo nei rimborsi che per il farmaceutico è in media di 192 giorni, con le punte anche qui di Molise (626)e Calabria (607). In Basilicata, Sicilia, Calabria e Campania e Sicilia, i giorni di ritardo dei pagamenti sono addirittura cresciuti. E non è certo un caso che le prime 15 tra asl e ospedali che non pagano, siano tutte in Calabria e Campania.