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Dalla Corte Suprema Usa l'alt alla brevettabilità del Dna umano

Alt alla brevettabilità del Dna umano, sì a quella di materiale genetico prodotto sinteticamente. La Corte Suprema degli Stati Uniti lo ha deciso oggi all'unanimità , a partire da un caso sollevato dalla Myriad Genetics Inc, una società di biogenetica detentrice di numerosi brevetti di cDna, ovvero di Dna sintetico, che nel 1990 annunciò la scoperta del primo e del più famoso dei geni legati al rischio di tumore del seno, il Brca1. Oggi la stessa azienda di Salt Lake City si è specializzata in test genetici per la diagnosi dei tumori di seno, colon, utero, melanoma e pancreas.

Il compromesso scelto dai nove saggi che compongono la Corte Suprema è stato caldeggiato dall'amministrazione Obama.

Secondo gli esperti, si tratta di una delle sentenze più significative nell'era della medicina molecolare. «Viene sancito anche nel campo della genetica umana un principio fondamentale», commenta Roberto Colombo, direttore del Centro per lo studio delle malattie ereditarie rare dell'Ospedale Niguarda di Milano. «La struttura e la funzione di nessuna parte del nostro corpo può essere oggetto di un brevetto, né può venire sfruttata commercialmente o diventare "proprietà privata" di qualche soggetto individuale o azienda. A maggior ragione, questo vale per il Dna».

Dello stesso avviso il direttore scientifico dell'Ospedale Bambino Gesù di Roma, Bruno Dallapiccola: «Una scelta di assoluto buon senso. È una polemica che viene da lontano, legata ai grossi investimenti fatti da società soprattutto nord-americane. La scelta della corte suprema è una scelta di assoluto buon senso. Che ribadisce quanto già ribadito dalla Società europea di genetica umana e dalla Società italiana del genetica umana: non si può brevettare qualcosa che è già stato "creato", che è già presente biologicamente in natura giunto a noi attraverso l'evoluzione. Quello che si può brevettare è solamente la tecnologia o qualcosa di costruito sinteticamente».

La decisione era comunque attesa, anche alla luce del "no" sempre chiaramente opposto dall'Europa alla possibilità di brevettare geni o sequenze di Dna umano. Senza chiudere per questo la porta alla ricerca sul materiale prodotto sinteticamente. Per il genetista Giuseppe Novelli, dell'università di Roma Tor Vergata, potrebbe essere questo, ad esempio, il caso delle cellule staminali ottenute da organismi chimera, ossia da organismi che in natura non esistono. Oppure il caso degli organismi che in futuro potranno essere costruiti in laboratorio grazie alla biologia sintetica.

«La sentenza è un segnale importante del fatto che la salute va al di là dei brevetti», conclude il genetista Paolo Vezzoni, del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), tra i pionieri delle ricerche sul genoma umano in Italia.