Europa e mondo

Oms: cure palliative solo in 20 Paesi

di Rosanna Magnano

Sono oltre 20 milioni nel mondo le persone che hanno la necessità di accedere a cure palliative ma solo in 20 Paesi su 234 (8%) il livello di questo tipo di assistenza può essere considerato elevato e le cure di fine vita sono realmente integrate con i sistemi sanitari nazionali. Si tratta per la maggior parte (69%) di persone anziane (over 60) e solo il 6% sono bambini, concentrati soprattutto nei Paesi poveri.

La percentuale più alta (78%) di adulti bisognosi di cure palliative vive in Paesi a basso e medio reddito, ma i tassi più elevati si registrano nelle Regioni a più alto reddito. Il 90% muore per malattie non trasmissibili: soprattutto malattie cardiovascolari, cancro e malattie polmonari croniche ostruttive, oltre a diabete e altre malattie non trasmissibili. È questa la fotografia scattata dall'Atlante globale delle cure palliative di fine vita, curato dall'Oms con il network internazionale Worldwide Palliative Care Alliance (Wpca).

I tre quarti degli adulti che necessitano di cure palliative si concentrano nella Regione del Pacifico orientale, nella regione europea e nell'Asia sudorientale. Ma i tassi più elevati si raggiungono nell'Unione europea, seguita dalle Regioni occidentali del Pacifico e dalle Americhe.
In tutte le Regioni la più alta percentuale di pazienti che necessita di cure di fine vita è colpita da malattie progressive non maligne, a seguire i malati di cancro con l'eccezione della Regione africana dove l'Hiv/Aids e le malattie non maligne condividono lo stesso «peso» (circa il 42%).

Per quanto riguarda le cure palliative pediatriche la stragrande maggioranza (98%) dei bambini che ne hanno bisogno vivono in Paesi a basso e medio reddito e all'interno di questo gruppo, l'83% vive nelle Regioni a basso reddito, dove si trovano i tassi più elevati. I bambini che muoiono di anomalie congenite rappresentano oltre il 25% del carico di cure di fine vita, seguono le condizioni neonatali (quasi il 15%) e la malnutrizione (14%). Un bambino inguaribile su due vive nella Regione africana, seguono il Sud-Est asiatico e le aree del Mediterraneo orientale. Nella maggior parte dei casi si tratta di bambini colpiti da malattie non maligne progressive, mentre cancro e Aids rappresentano una piccola percentuale. Nel rapporto si stima che oltre un bambino su tre nel fine vita avrebbe bisogno di cure palliative (37,4%). Si tratta di un numero medio che varia considerevolmente da Regione a Regione e categoria di reddito.

Nei Paesi a reddito più elevato, la percentuale può superare il 60% della mortalità totale, mentre nei Paesi a basso e medio reddito le cifre sono molto più basse a causa della maggiore mortalità per malattie infettive e lesioni.

A livello globale sono stati comunque registrati dei progressi. Nel 2011, 136 Paesi su 234 (58%) registrano la presenza di uno o più hospice, con un incremento di 21 Paesi (+9%) rispetto alla rilevazione precedente, nel 2006. L'Africa è l'area in cui si sono registrati i maggiori progressi. Anche se il taglio dei finanziamenti del Fondo di beneficenza in memoria della principessa Diana avrà un impatto negativo.

Le cifre esatte sui fondi destinati agli hospice e ai servizi di cure palliative non sono note. Il report cita però alcuni esempi di allocazione delle risorse, soprattutto nei Paesi occidentali, che forniscono un quadro parziale della necessità di risorse. Vari studi indicano che il costo delle cure negli ultimi anni di vita copre tra il 25 e il 30% di tutte le spese mediche. Negli Stati Uniti il Programma Medicare per gli over 65 ha speso un totale di 484 miliardi di dollari nel 2009, di cui 12 miliardi di dollari per gli hospice. Negli Usa, oltre agli hospice, ci sono 1.568 ospedali che hanno servizi di cure palliative.

In Canada le cure palliative sono invece finanziate per il 50% da donazioni. E in media, negli hospice inglesi solo il 34% dei costi è coperto dal governo o dal Servizio sanitario nazionale, anche se l'importo effettivo del finanziamento statale per hospice di beneficenza locali in tutto il Regno Unito varia notevolmente. Gli hospice pediatrici ricevono ancor meno finanziamenti pubblici.

Nella ricetta dell'Oms per migliorare il quadro: rivedere le linee guida sulle cure palliative con una nuova strategia per integrare questo tipo di assistenza nei sistemi sanitari; monitorare i progressi a livello nazionale e globale; lavorare con i Paesi per rivedere le strategie messe in campo contro le malattie non trasmissibili e fornire il supporto tecnico per garantire la completa integrazione delle cure palliative in queste strategie, compreso l'accesso agli analgesici oppiacei; rafforzare il ruolo del Global Fund; moltiplicare gli sforzi dell'International narcotics control board per garantire nei vari Paesi un accesso adeguato alle sostanze controllate per uso medico, come garantito dalle drug conventions delle Nazioni Unite; l'Unicef dovrebbe inoltre assumere un ruolo di leadership nel promuovere ed estendere le cure palliative pediatriche.
Le priorità da parte dei Governi: finanziare in modo strutturale le cure palliative; adottare misure volte a superare le barriere esistenti all'accesso alle medicine palliative, in particolare agli analgesici oppioidi per via orale e garantire l'accesso all'assistenza anche ai gruppi emarginati o vulnerabili; integrare le cure palliative nella formazione obbligatoria e nei programmi di studio post-laurea per medici, infermieri e assistenti sociali.

Tra i casi di studio presentati nel report, ci sono due esempi di programmi (a Kerala, in India, e ad Arusha, in Tanzania) che utilizzano in modo efficace le comunità di operatori sanitari volontari. Nel caso indiano, la rete di cure palliative (Nnpc) è nata intorno al 2000 e dopo 10 anni può contare su un organico di 15mila volontari formati, 50 palliativisti e 100 infermieri specializzati.

In Tanzania, il progetto portato avanti dalla Chiesa evangelica luterana è nato per dare assistenza alle persone colpite da Hiv, fornendo cure palliative a 14mila persone e sostegno a oltre 13.500 bambini vulnerabili.
In Florida (Usa) è attivo un programma che ha raggiunto il più alto livello di penetrazione nella popolazione di pazienti che necessitano di cure palliative.
In Vietnam le cure palliative sono state introdotte nel Sistema sanitario nazionale e in Argentina un programma ha introdotto le cure palliative nelle strutture per acuti (Argentina). Infine un programma di hospice di qualità nel Regno Unito.

LEGGI IL SERVIZIO SU IL SOLE-24 ORE SANITA' N. 6/2014