Europa e mondo

Siria, il collasso del sistema sanitario travolge i bambini

È davvero «un prezzo inaccettabile», come denuncia Save The Children in un rapporto ad hoc , «l'impatto di tre anni di guerra sulla salute dei bambini in Siria». Due ospedali su tre sono distrutti, le vaccinazioni crollano, i bimbi colpiti dalla polio sono 80mila, i casi di leishmaniosi sono passati da 3mila a 100mila e appena un parto su quattro è assistito.

Cifre drammatiche. Quelle di un sistema sanitario al collasso che mette a rischio la vita di milioni di bambini: sono più di 4,3 milioni gli sfollati interni, intrappolati nel conflitto, senza cibo, senza medicine, senza riparo sicuro. La metà dei medici ha abbandonato il Paese, molti sono stati uccisi o imprigionati. Tra il personale sanitario rimasto soltanto un addetto su 300 è un camice bianco in grado di affrontare le emergenze. Tanto per fare un esempio: ad Aleppo, che secondo l'Oms dovrebbe avere almeno 2.500 medici, ne sono rimasti 36. E dovrebbero assistere più di due milioni di persone.

La disabilità è molto più che uno spettro. Tra i circa 575mila feriti nella guerra, tanti sono bambini e tanti si vedono amputare braccia o gambe perché mancano i mezzi o le medicine necessarie. In uno degli ospedali dove opera Save the Children, il 24% dei pazienti ha meno di 14 anni. Va così per le emergenze, figuriamoci per il resto: i bimbi malati cronici, parte dei 70mila malati di cancro o dei 5mila in dialisi, sono di fatto abbandonati a se stessi.

Logico che le coperture vaccinali siano crollate: per la precisione dal 91% dell'inizio del conflitto al 68% dopo il primo anno. La polio, che era stata debellata nel 1995, ha oggi contagiato 80mila bambini e si sta propagando silenziosamente, mentre i casi di morbillo e meningite sono in crescita. Affollamento nei rifugi e condizioni precarie di igiene sono causa dell'impennata dei casi di leishmaniosi - una malattia che colpisce gravemente gli organiinterni, produce ulcere e può sfigurare per sempre - passata da 3mila a 100mila casi, e si segnala l'aumento delle infezioni gravi alle vie respiratorie, dei casi di dissenteria o di epatite.

Tra i più vulnerabili - prosegue l'organizzazione - ci sono i bambini non ancora o appena nati: 3 donne su 4 non hanno infatti più accesso all'assistenza per il parto, prima disponibile per chiunque (96%). Per il timore di un travaglio sotto le bombe, è raddoppiato il numero di parti cesarei (passati dal 19 al 45%), che avviene però spesso in condizioni mediche critiche. I neonati prematuri, o che necessitano comunque dell'incubatore, corrono rischi ancor più gravi per i frequenti blackout dell'energia elettrica, che in un solo giorno hanno ucciso 5 bambini nell'area Nord del Paese.

In Siria manca tutto, anche il latte in polvere. Al Sud si segnala l'uso di acqua e zucchero per nutrire i bebè. Pratiche brutali ed estreme si vanno diffondendo senza controlli. «Questa crisi umanitaria è diventata rapidamente anche una grave emergenza sanitaria», ha commentato Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia. Solo l'accesso degli aiuti umanitari, compresi quelli sanitari, in tutte le aree del Paese, può contribuire a salvare la vita di milioni di bambini. Save the Children chiede con forza che la recente risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu sull'accesso umanitario in Siria sia implementata subito, e che le famiglie e i bambini possano così ricevere vaccini, cibo, acqua, medicine, e possano essere assistiti con altri interventi salvavita, ovunque essi si trovino sul territorio interno al Paese.

«La comunità internazionale - ha aggiunto Neri - sta tradendo i bambini della Siria, quando sono feriti e ammalati e non possono avere le cure indispensabili, quando contraggono la polio e altre malattie che si potrebbero prevenire e invece ne vengono sfigurati per sempre o
uccisi, quando soffrono e muoiono solo perché non hanno le medicine.
I leader mondiali devono scuotersi e agire in difesa di tante piccole
vittime di questo conflitto e dire chiaramente che la loro sofferenza
e la loro morte non può più essere tollerata. Se c'e' stata la volontà politica necessaria per permettere agli esperti di armi chimiche di raggiungere qualunque luogo nel Paese è assurdo che ciò non possa avvenire per gli aiuti umanitari».

In occasione del terzo anniversario dall'inizio del conflitto, Save the Children Italia, in collaborazione con il Comune di Roma, ha organizzato un evento di mobilitazione '"Per i bambini siriani'', con appuntamento il 14 marzo alle 19.30 in Piazza del Campidoglio. Sono previsti interventi del sindaco Ignazio Marino, dell'attrice Isabella Fe rrari e della ministra degli Esteri Federica Mogherini.