Europa e mondo

L'Ocse: diseguanze economiche al top degli ultimi 30. E l'economia soffre

Quando le differenze di reddito aumentano, la crescita delle economie va in caduta libera. A dimostrarlo è un nuovo paper diffuso dall'Ocse , sulla base di uno studio elaborato dall'italiano Federico Cingano.
Nella sua sintesi, l'Ocse parte da un vero e proprio allarme: il gap tra ricchi e poveri è al più alto livello mai raggiunto nella maggior parte dei Paesi in 30 anni. Oggi, il 10% della popolazione più ricca guadagna 9 volte e mezzo più del 10% più povero. Nel 1980 il rapporto era pari a 7:1.
Il divario tra i due estremi, calcola ancora l'Organizzazione, è inoltre cresciuto durante la crisi: tra il 2007 e il 2011, il 10% più povero ha perso circa il 3,9% del reddito familiare disponibile all'anno, mentre per il 10% più ricco la perdita è stata solo dello 0,8% annuo.
I più poveri ricevono appena il 2,4% del totale del reddito nazionale, un decimo di quanto guadagna il 10% più ricco (24,4%).
Dati che pesano come macigni sulle potenzialità di crescita delle economie nazionali, gravate anche dal fatto che i membri più poveri della società incontrano maggiori difficoltà a investire in educazione e formazione. Andando così ad alimentare un circolo vizioso di povertà e difficoltà crescenti di riscatto e capacità di contribuire alle economie non solo familiari ma anche nazionali.

Focus sull'Italia. In Italia, in particolare, il reddito disponibile per il 10% più povero della popolazione è un decimo di quello del 10% più ricco. A fine 2011, secondo l'Ocse, la fascia meno abbiente guadagnava il 2,4% del reddito totale nazionale, contro il 24,4% dei più abbienti. Anche ampliando la fascia considerata, il divario resta evidente: il 20% più povero dispone di appena il 7,1% del reddito nazionale, contro il 39,9% del 20% più ricco. Con la crisi i dati sono peggiorati. Tra il 2008 e il 2011, rileva ancora l'Ocse, le famiglie italiane hanno perso in media l'1,5% di reddito disponibile all'anno, ma questa contrazione non è stata equamente distribuita. Il decile più povero ha perso il 3,9% ogni anno, mentre quello più ricco appena lo 0,8%. Queste disparità, sottolinea l'Ocse, non sono negative solo per la coesione sociale e la qualità della vita, ma anche per la crescita economica, in Italia come in tutti i Paesi occidentali.

Le soluzioni possibili. Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, negli scorsi due decenni «la crescita avrebbe potuto essere di un quinto più elevata se le disparità non fossero aumentate». Per scongiurare questo effetto negativo, secondo l'organizzazione parigina, gli interventi devono essere duplici. Da un lato, il sostegno diretto al reddito delle fasce già svantaggiate, sia tramite sussidi sia tramite la realizzazione di un sistema fiscale che favorisca la redistribuzione della ricchezza tra i vari strati sociali. A questo si deve poi aggiungere un intervento sull'accesso ai servizi pubblici, e in particolare all'istruzione e alla sanità. Il che significa, per esempio, contrastare l'effetto negativo della perdita di reddito disponibile delle famiglie più povere sulla riuscita scolastica dei figli, che rischia di «annullare gli effetti positivi ottenuti con gli incentivi».