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Partito democratico: ecco il programma sanità. IL TESTO

Trasparenza, cure primarie, ospedali, medicina difensiva, partecipazione dei cittadini e fuori i partiti dalle nomine dei dirigenti della sanità: il Partito democratico ha presentato questa mattina il suo programma sanità.

Paolo Fontanelli, responsabile sanità del Pd, Roberta Agostini della segreteria nazionale e i candidati più rappresentativi del mondo della sanità - Amedeo Bianco, Nerina Dirindin, Ignazio Marino e Annalisa Silvestro - illustreranno questa mattina a Roma gli aspetti che il partito ritiene propritario della tutela della salute secondo il motto: «Difendere il principio universalistico e migliorare la qualità dell'assistenza».

E soprattutto no a nuovi tagli e nuovi ticket: «la tutela della salute per tutti é un diritto primario e fondamentale», e in nessun modo «il livello di finanziamento del Fondo sanitario nazionale può scendere al di sotto dei
valori stabiliti nell'ultimo patto per la salute»

«La sfida è impegnativa - è la premessa al programma sanità - soprattutto in un momento di risorse scarse: essa dovrà essere affrontata aggredendo con rigore e attenzione ai più fragili le carenze e i malfunzionamenti che in alcune realtà rischiano di rendere insostenibile l'intero sistema, ma evitando accuratamente di andare oltre il doveroso superamento delle inefficienze. La crisi non può e non deve diventare una giustificazione al rovesciamento dei principi dell'universalismo e della solidarietà nella tutela della salute».

Così sulle cure primarie l'indicazione è di abbandonare l'idea del lavoro solista e di attesa per realizzare il modello di medicina associata e di iniziativa, già sperimentato con successo in alcune regioni, mentre per gli ospedali vanno sviluppati programmi di sperimentazioni organizzative propedeutiche a riordini strutturali come l'ospedale per intensità di cura, i country hospital e avviate o consolidate le reti integrate di ospedali per complessitá e specialità e la continuita assistenziale tra cure specialistiche - cure primarie - servizi sociosanitari.

Sulla medicina difensiva la proposta prevede di sviluppare le "quattro A": assicurazione, autorizzazione, accreditamento e accordi contrattuali (questi ultimi per le strutture private). La prima è condizione necessaria e imprescindibile per le altre tre, costituendo, quindi, un obbligo, soprattutto per quanto attiene ai liberi professionisti e alle strutture sanitarie private.

C'è poi l'operazione trasparenza: Il Pd ritiene che anche in Sanità sia indispensabile una grande operazione in questo senso di trasparenza che preveda: le fonti e la diffusione delle conoscenze, competenze e tecnologie in medicina in riferimento alla ricerca pura applicata e translazionale, salvaguardandone indipendenza e autorevolezza; la gestione delle attività economiche (acquisti beni e servizi, contratti di produzione, esternalizzazioni ecc.) delle aziende sanitarie; gli indicatori di qualità percepita, di processo e di esito individuati per una sistematica attività di valutazione del sistema; la rappresentazione trasparente e non ingannevole dei risultati clinici e assistenziali di ogni struttura sanitaria.

Secondo il Pd non sono più sostenibili aree così vaste di precariato tra medici e personale sanitario, una precarietà strutturata che indebolisce le prospettive dei giovani e del servizio. La stessa formazione universitaria e post universitaria va chiamata ad un cambio di paradigma che orienti diversamente i contenuti, le metodologie formative e soprattutto i luoghi e i soggetti dove si insegna il saper fare, il saper essere e il saper far fare, reclutando a questi obiettivi in modo paritario e trasparente i professionisti e le strutture del Ssn.

Sui partiti fuori dalle nomine della sanità la ricetta Pd prevede meccanismi diversi di selezione dei dirigenti del Ssn, trasparenti e verificabili. La selezione dei direttori generali, dei dirigenti e dei primari, deve avvenire secondo chiari, motivati e visibili criteri esclusivamente basati sul merito. Vanno ridefiniti i requisiti professionali e la selezione va fatta mettendo a confronto le candidature. Tutto il percorso va reso pubblico su internet. Alla selezione deve però seguire una fase di verifica dei risultati non solo sulla base degli aspetti economici e gestionali ma anche sulle strategie e i risultati in termini di salute.

Per quanto riguarda i farmaci, il Pd li giudica «un settore cruciale per l'assetto industriale del nostro Paese e dovrebbe essere fortemente valorizzato e riorientato all'innovazione e alla ricerca. Ma per garantire questo l'Italia deve superare la cultura dell'emergenza permettendo alle aziende farmaceutiche una pianificazione delle loro attività su un periodo di 3-5 anni, evitando ripetuti e contraddittori interventi che destabilizzano e rendono il nostro Paese poco affidabile e poco appetibile per gli investimenti da parte delle grandi multinazionali. Va superata la concezione culturale del farmaco solo come fattore di spesa per la sanità».

Inoltre secondo il Pd va rivisto e rafforzato il ruolo del ministero della Salute «oggi privo di una reale incisività perché sottoposto agli indirizzi del ministero dell'Economia». La salute deve recuperare un'effettiva capacità di governo delle politiche sanitarie in un rapporto collaborativo con le Regioni, affermando la sua funzione centrale nel valutare, orientare, innovare il sistema con criteri di uniformità nell'erogazione dei servizi.