In parlamento

Riforme, Vargiu: «Definire meglio il diritto alla salute del cittadino»

«La riforma approvata oggi dalla Camera contiene finalmente cambiamenti attesi da decenni, ma non risolve definitivamente i nodi che riguardano la sanità italiana. Dopo il disastro della riforma del 2001 che ha creato ventuno sistemi sanitari diversi incapaci di assicurare il diritto alla salute per tutti i cittadini sia al nord che al sud, manca ancora un coordinamento centrale più forte a livello nazionale auspicato dagli stakeholder del settore nel corso dell'indagine conoscitiva sulla sostenibilità del servizio sanitario nazionale promossa dalle commissione affari sociali e bilancio di montecitorio». Lo dichiara Pierpaolo Vargiu, presidente della commissione affari sociali di montecitorio.
«Avremmo voluto definire meglio il concetto di diritto sanitario del cittadino, perché l'art. 32 incorona il diritto alla salute come fondamentale mentre la riforma del titolo v lo lascia implicito, non espresso ed esposto a minore salvaguardia. Avremmo voluto uno stato pienamente capace di controllare l'erogazione dei Lea e di farsi garante della loro omogeneità in tutta italia. È incoraggiante però l'ok del governo a un ordine del giorno sostenuto da tante associazioni dei pazienti che va proprio in questa direzione», conclude Vargiu.