In parlamento

Legge delega sul riordino degli Irccs, primo via libera (quasi) unanime alla Camera dei deputati. Per il Ssn un altro "tassello" prescritto dal Pnrr

di B. Gob.

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24 Esclusivo per Sanità24

Il via libera è quasi un plebiscito: in tempi di contrasti serrati tra le forze parlamentari è arrivato il sì quasi all'unanimità (324 sì e un astenuto) dell'Assemblea di Montecitorio alla delega per il riordino della disciplina degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Ircss). Iltesto del ddl 3475 (relatrice Rossana Boldi), di iniziativa governativa - di cui la Commissione XII ha svolto l’esame in sede referente - si compone di un unico articolo e reca una delega al Governo per il riordino della disciplina degli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs), in attuazione della riforma prevista nell’ambito del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) che, nel campo della ricerca sanitaria, prevede l’obiettivo della riorganizzazione degli Istituti entro il 31 dicembre 2022, senza oneri a carico della finanza pubblica. In particolare, come si legge nella Scheda di lettura preparata dal Servizio studi Affari sociali della Camera, «con la riforma si punta a introdurre criteri e standard internazionali per il riconoscimento e la conferma del carattere scientifico degli Irccs, con la valutazione basata su più ampi fattori (tra cui impact factor, complessità assistenziale, indice di citazione), per garantire esclusivamente la presenza di strutture di eccellenza». Inoltre, la riforma "mira a collegare gli Istituti al territorio dove operano, definendo le modalità di individuazione di un ambito di riferimento per ciascuna area tematica, per rendere la valutazione per l’attribuzione della qualifica Irccs più coerente con le necessità dei diversi territori. Tra gli obiettivi a cui la riforma punta, inoltre, vi è lo sviluppo delle potenzialità degli istituti e la valorizzazione dell’attività di trasferimento tecnologico con le imprese».
«Oggi - ha commentato il sottosegretario alla Salute Andrea Costa, a margine della votazione sulla legge delega di riordino degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, a cui ha partecipato in rappresentanza del Governo - si è scritta una nuova pagina di buona politica e sono orgoglioso di averne fatto parte, rappresentando il Governo. Siamo di fronte a un fatto straordinario che vede tutta la politica unita. Il tema della Salute e della Ricerca ha saputo superare le divergenze di schieramenti e partiti di appartenenza. Grazie alle parlamentari e ai parlamentari che hanno permesso con responsabilità di raggiungere questo importante obiettivo».
A mettere in guardia dai tanti problemi che affliggono il pianeta della ricerca, soprattutto pubblica, è però Paolo Siani (Pd) e vicepresidente della commissione Infanzia della Camera, intervenuto in Aula per la dichiarazione di voto. «Due sono le criticità che dobbiamo affrontare –: la prima è la mancata stabilizzazione dei nostri ricercatori attraverso un percorso chiaro, definito e soprattutto meritocratico. L’altra è la mancata distribuzione in modo equo sul territorio nazionale dei centri di eccellenza. Oggi ammalarsi al sud significa dover affrontare un problema tragico. Il divario tra nord e sud è insopportabile. Oggi un bambino che vive nel Mezzogiorno ha un rischio del 70% di dover migrare in altre regioni per curarsi. Il costo della migrazione sanitaria dal sud al nord supera i cento milioni. Se questo è il quadro, non basta dire che dobbiamo distribuire in maniera equa gli Irccs, né che vogliamo che crescano gli Irccs al Sud, ma dobbiamo dire come e soprattutto con quali risorse. Per questo nell’ordine del giorno che il Governo ha accettato c’è una nostra proposta che vuole agevolare dei gemellaggi tra Irccs che già esistono e strutture del sud che sono pronte a diventare un Irccs se affiancati. E nel caso dopo 3-5 anni ciò avvenga, prevedere un meccanismo di premialità per l’Irccs del nord che ha affiancato quello del sud. Attraverso il superamento di queste due criticità passa il rilancio e il futuro del Paese».


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