Lavoro e Professione

Il triage ospedaliero cambia faccia

di Barbara Gobbi

Codici di priorità su cinque livelli e centralità del ruolo dell'infermiere. Sono questi i primi punti di forza delle nuove Linee guida sul triage ospedaliero che dovranno andare al vaglio della Conferenza Stato-Regioni. Obiettivo del documento, ancora da perfezionare, è innovare i criteri di selezione dei pazienti e dei percorsi dell'emergenza-urgenza e individuare un sistema di valutazione per attività e outcome del triage.

Le nuove linee di indirizzo sono state messe a punto dal Coordinamento nazionale triage, di cui fanno parte le società scientifiche Simeu , Aniarti e Gft , rappresentanti delle Regioni, membri dell'Agenas e tecnici del ministero della Salute. Il documento è il testo-base di discussione al Tavolo ministeriale sul triage, che è al lavoro per rivedere le linee guida del 2001, quelle con cui il triage è diventato obbligatorio per i pronto soccorso con più di 25.000 accessi all'anno.

Sul documento si fa il punto proprio in questi giorni, durante il Congresso nazionale triage che si tiene oggi e domani a Riccione. Un'occasione anche per ricordare i numeri della domanda di cure d'emergenza e dell'assistenza: un terzo dei cittadini, circa 20 milioni di persone, passano in un anno da un pronto soccorso. Di questi, il 5% sono codici rossi, il 25% gialli, il 60% verdi e il 10% bianchi. Il triage, sistema di selezione per priorità dei pazienti, è oggi diffuso nell'85% delle strutture ospedaliere del Paese. Ma ovunque serve ripensare i percorsi. Intanto, come ricorda Beniamino Susi della Simeu, «per i codici a bassa priorità sono in corso fasi avanzate di sperimentazione per invio autonomo del triagista ad alcuni specialisti o addirittura un percorso completamente gestito dall'infermiere, come nel caso del "see and treat" toscano». Un tratto di strada è dunque già stato tracciato, ma compito delle linee guida è proprio aggiornare e uniformare gli interventi in tutta Italia.