Lavoro e Professione

Laboratori chiusi nel Lazio: «Basta a tasse, ticket e tariffari dimezzati» è lo slogan della protesta

Oggi tutte le strutture di diagnostica di laboratorio del Lazio effettueranno una giornata di chiusura per aderire allo sciopero promosso dalla Federbiologi e della altre sigle sindacali: Anisap, Citds, Laisan, Realtà Biomedica, Unindustria, Ursap Federlazio.

Lo sciopero è indetto per «rendere noto lo stato di crisi in cui versa il settore. "Basta!" - si legge nel manifesto della protesta - alle nuove tasse, ai futuri ticket e ai tariffari dimezzati dal ministero della Salute e dell'Economia».

E sempre oggi a Roma sulle problematiche dei laboratori è stato organizzato dalle stesse sigle un convegno su «Chi vuol far chiudere i laboratori in Italia?» a cui è stata invitata anche la ministra della Salute Beatrice Lorenzin.

Il perché dell'agitazione
«Su circa 115 miliardi di euro di spesa del Fondo sanitario nazionale - spiega Luca Marino, titolare e direttore sanitario Gruppo Marilab e delegato Unindustria sezione Sanità diagnostica ambulatoriale - la quota destinata alla specialistica ambulatoriale accreditata rappresenta appena il 2,5%, ovvero 2,9 miliardi di euro. Ciò nonostante si tratta dell'unica voce che può essere ridotta con una semplice operazione matematica, mentre tutto il resto richiederebbe un'attenta analisi dei costi, una pianificazione dei fabbisogni, una ri¬strutturazione organica del sistema…tutte operazioni che nessuno ha voluto o, ancora peggio, saputo fare. Ecco, quindi, che a luglio 2013, dopo anni di tagli che riguardavano il budget di spesa, arriva il decreto commissariale della Regione Lazio 313/2013 che, da un giorno all'altro, taglia le tariffe ambulatoriali di più del 40%». E aggiunge: «Un taglio del 40%, che metterebbe in ginocchio qualsiasi tipo di impresa, determinerebbe la chiusura immediata della quasi totalità degli ambulatori privati accreditati dislocati in tutto il territorio italiano e costringerebbe gli utenti a rivolgersi esclusivamente alle strutture pubbliche o, chi se lo potrà permettere, alle strutture private non accreditate, pagando tariffe dieci volte superiori a quelle del Ssn.
Ecco perché tutto il settore è entrato in agitazione e ha minacciato di sospendere l'assistenza».

La situazione dei laboratori
A spiegare nel dettaglio come si è giunti a questa situazione è il segretario nazionale dello Snabilp-Federbiologi Elisabetta Argenziano. L'applicazione del Dm Salute-Economia del 18 ottobre 2012 sulle nuove tariffe (Drg) ha ridotto le tariffe delle prestazioni di laboratorio in chimica clinica, dal 40 al 48%.
La notevole contrazione dei fatturati sta portando, secondo Argenziano, al collasso un settore «già penalizzato da ripetuti e continui interventi di riduzione della spesa. Tale grave situazione finanziaria potrebbe determinare a breve nell'attività di laboratorio, il ricorso a scelte tecnologiche di basso profilo, a una riduzione della qualità dei servizi con compromissione dell'attività professionale e soprattutto a importanti tagli al personale».

Laboratori: avviati i licenziamenti
Molte strutture, spiega il sindacato, hanno già attivato procedure di licenziamento. In Italia i laboratori di analisi rappresentano il 49% delle strutture ambulatoriali e di questi, quelli privati accreditati sono circa il 60%: 2.800. In questi, considerando i soli requisiti organizzativi minimi, imposti alle strutture erogatrici, titolari del rapporto con il Ssn, già a partire dal 1984 sono occupati da un minimo di 15mila a un massimo di 25mila addetti.
«Sono una forza silenziosa - spiega Argenziano - per lo più composta di giovani tra i 35 e i 40 anni, in prevalenza donne e costituita per il 70% da professionisti (biologi, medici e chimici), per il 15% da tecnici di laboratorio e per il rimanente da addetti alle attività di segreteria e ausiliari. Tutti questi, a differenza dei dipendenti della sanità pubblica, saranno destinati a perdere il posto di lavoro e ciò contribuirà ad l'incrementare notevolmente il tasso di disoccupazione intellettuale e giovanile nel nostro paese. Di conseguenza la mancanza dei requisiti organizzativi porterà, alla perdita delle autorizzazioni e alla chiusura delle strutture (il minimo dei requisiti organizzativi imposti ai laboratori di base è di n.5 unità)».

Le proposte Snabilp-Federbiologi
E‘ necessario, d'accordo con le altre associazioni di categoria nazionale del comparto Federlab e Anisap, operare per intraprendere un nuovo percorso di concertazione per il miglioramento della situazione normativa e definire una nuova proposta di Nomenclatore, evitando esami obsoleti, inappropriati e ridondanti e, nello stesso tempo, legalizzando l'erogazione di esami innovativi di cui è dimostrata efficienza ed efficacia clinica. Bisognerà operare su alcune prestazioni specialistiche che dovranno essere oggetto di linee guida e prescrizione per favorire l'appropriatezza; valutare in primo luogo la necessità d'inserimento di percorsi diagnostici con l'obiettivo di promuovere l'uso appropriato delle indagini di laboratorio. E garantire, da parte di tutti, comportamenti virtuosi costruendo percorsi diagnostici sostenuti da impegni formativi sia per i medici prescrittori che per gli specialisti ambulatoriali, che prevedano il ricorso a sistemi di segnalazione che regolino l'appropriatezza e la necessità della prescrizione. Inoltre accedere a strumenti di ammortizzazione sociale ordinari e straordinari, tenendo presente che già dal 2010, in alcune regioni, come la Campania, per fronteggiare la riduzione di commesse, determinata dall'esaurimento delle prestazioni e per evitare modifiche dell'organico e dei requisiti di struttura, si è ricorso ai trattamenti d'integrazione salariale in deroga.