Lavoro e professione

Anaao: «Il nuovo Governo preservi il ministero della Salute»

«A ogni crisi di Governo parte il tormentone della sopravvivenza del ministero della Salute. E sembra che anche questa crisi non si sottragga alla tentazione irresistibile di volere cancellare il ministero della Salute accorpandolo (come fosse una qualsiasi azienda sanitaria o struttura ospedaliera) a un altro più "importante", a prescindere dal valore e dalla specificità dell'oggetto delle sue competenze e dal numero e dalle caratteristiche dei suoi "dipendenti"». Costantino Troise, segretario nazionale Anaao Assomed, attacca frontalmente l'ipotesi circolata in questi giorni (VEDI ) di ri-accoroare il ministero della Salute in quello del Lavoro creando di nuovo un "super-welfare".

Si tratterebbe di «un dipartimento espulso, insieme con le ragioni e le voci della sanità, dal Consiglio dei ministri», secondo Troise. Che aggiunge: «Questo in un Paese dove un federalismo arrogante ha aumentato le diseguaglianze tra cittadini in tema di esigibilità del diritto alla salute, ormai declinato in 21 modi diversi alla faccia del dettato costituzionale, non si può rinunciare ad un ente centrale, autonomo ed autorevole, che eserciti una funzione di controllo e di indirizzo, per garantire che tutti i cittadini possano riconoscersi in una stessa idea di salute e negli stessi principi di coesione e giustizia sociale. Tanto più in tempi in cui il sistema sanitario pubblico e nazionale è a rischio, proprio nelle caratteristiche di universalismo ed accessibilità che gli italiani dimostrano di apprezzare maggiormente. Ed il suo patrimonio professionale, penalizzato e mortificato dal punto di vista organizzativo, economico, giuridico.
L'indebolimento del ministero della Salute vorrebbe anche dire che la sanità non rientra tra le modifiche del titolo V e che nessuno proverà a riportare al centro l'asse della politica sanitaria per evitare di archiviare il carattere nazionale del servizio sanitario».

Secondo Troise invece serve un ministero forte, affidato a un ministro politico, lontano da un mondo, quale quello universitario, «che è uno dei problemi della sanità, e non l'ultimo, e certo non può rappresentarne la soluzione».

«Curioso - conclude Troise - come il nuovo che avanza si trovi a percorrere strade già battute e che, alla fine, il solo modo che si conosca per andare avanti sia tornare indietro».