Lavoro e professione

Anaao: «Taglio a stipendi e sanità: cronaca di una morte annunciata»

«Crescita dei costi del personale per i prossimi anni invariata rispetto agli anni più recenti, cioè zero o meno; blocco del turnover sine die, con buona pace del giovanilismo imperante e delle attese dei giovani medici che, si sa, sono meno eguali degli altri e dei livelli assistenziali al sud sempre più eventuali; riduzione del fondo sanitario nazionale conseguente alla previsione di un Pil in ribasso». E' questo il Def per la sanità - preprato dal Consiglio dei ministri e in attesa del voto al Senato - dal punto di vista dell'Anaao.

A pagare saranno innanzitutto i cittadini. «Incuranti degli allarmi lanciati da voci autorevoli - si legge in una nota dell'Associazione medici dirigenti - in ultimo il rapporto Osservasalute 2013 della Università Cattolica, sul rischio di uno sgretolamento del sistema sanitario e dei guasti, in termini sociali e di salute, provocati da una progressiva restrizione del perimetro di tutela pubblica della salute. Ai cittadini toccherà colmare il gap tra costi e servizi».

La decurtazione delle buste paga dei professionisti della sanità. «E, ciliegina sulla torta - continua la nota - il decreto legge che sarà approvato domani dal Governo porterà, secondo indiscrezioni di stampa, un taglio lineare al fondo sanitario nazionale di 4 miliardi in tre anni e una amputazione chirurgica degli stipendi di tutti i professionisti della sanità. Il combinato disposto di un definanziamento che produce asfissia dei servizi e di un impoverimento delle competenze professionali, spinte alla quiescenza e/o al passaggio concorrenziale al privato, lascia intravvedere una morte annunciata, per la quale non ci risulta sia stato chiesto il consenso dei diretti interessati, cittadini e operatori, in elezioni primarie o secondarie».

Il silenzio assordante degli stakeholder. «Il grido di dolore per quanto accade è rimasto, però - conclude l'Anaao - solo sulla bocca dei medici e dei dirigenti sanitari. Tacciono le Regioni immerse nell'oblio di un patto tradito prima ancora che venisse stipulato. Tacciono le organizzazioni sindacali delle nuove professioni sanitarie, soddisfatte di competenze avanzate e di condizioni di lavoro arretrate. Tacciono gli ordini professionali per i quali il decoro e la dignità professionale sono fattori indipendenti dal contesto. Tacciono le Università che non hanno ancora capito che se si abbassano i nostri stipendi caleranno anche quelli dei medici universitari».

Nessuna meraviglia quindi per lo stato di agitazione e gli scioperi annunciati.