Lavoro e professione

Resistenza agli antibiotici: emergenza sottovalutata

Nei Paesi dell'Unione europea, circa 25 mila pazienti muoiono ogni anno per infezioni da germi multiresistenti, con un costo associato di quasi due miliardi di euro. Se ne parla al XIII Congresso nazionale della Simit, Società italiana malattie infettive e Tropicali, aperto ieri a Genova. Tra i temi del congresso l'emergenza Ebola e un confronto sui batteri "cattivi", per colpa dei quali la sanità internazionale sta rischiando di perdere la sfida sul fronte degli antibiotici.

Emergenza Europa
Il fenomeno dell'antibioticoresistenza ha carattere universale, ma in
Italia il quadro è decisamente più preoccupante infatti il consumo di farmaci antibiotici è uno dei più alti in Europa ed è attualmente in
corso un'epidemia a livello nazionale di infezioni da Enterobacteriaceae produttrici di carbapenemasi, in particolare Klebsiella pneumoniae, il cui tasso di resistenza ai carbapenemi è passato fra il 2009 ed il 2012 dall'1,7% al 29%. Per controllare la diffusione delle resistenze - dicono gli esperti - è assolutamente necessario intervenire adottando strategie per promuovere l'uso appropriato di antibiotici e a limitare la diffusione dei germi multiresistenti, in particolare attraverso la corretta igiene delle
mani e le altre procedure igieniche per il controllo della trasmissione degli agenti infettivi. «Le cause alla base di questo fenomeno sono molteplici - spiega Massimo Andreoni, primario di malattie infettive al Policlinico universitario Tor Vergata di Roma e presidente Simit - ma un ruolo particolare gioca l'uso inappropriato di antibiotici». In aumento nel nostro Paese soprattutto le infezioni causate da interventi e procedure medico-chirurgiche, ma più in generale legate alle pratiche assistenziali. Alcune pratiche mediche più invasive e complesse, come i trapianti, che sono molto spesso complicate da infezioni, potrebbero essere non più realizzabili in futuro per colpa dei germi resistenti ai farmaci che stanno iniziando a diffondersi anche fuori dagli ospedali.

Un danno a lungo termine
«Gli antibiotici - afferma Gianni Cassola, uno dei presidenti del congresso - sono l'unico farmaco il cui cattivo uso si riflette non tanto sul paziente che lo sta assumendo, quanto sugli altri pazienti e sulle generazioni future. Occorre prestare maggiore attenzione, inoltre, all'uso degli antibiotici in agricoltura e nell'allevamento, anche se negli ultimi anni la sperimentazione e lo sviluppo di nuovi farmaci hanno subito un drastico calo».
In questo scenario, spiegano gli esperti, un ruolo sempre più rilevante deve essere svolto da tutte le strutture di malattie infettive presenti in Italia che devono gestire non solo i casi sempre più frequenti di pazienti con infezioni gravi, ma anche l'uso appropriato di antibiotici all'interno dell'ospedale. Si sottolinea quindi l'esigenza di potenziare la rete infettivologica per assicurare la presenza di strutture di malattie infettive in tutti gli ospedali. Per la regolamentazione dell'uso degli antibiotici, sarebbe auspicabile aumentare la presenza di specialisti che li sanno usare, e quindi gli infettivologi, scrivere regole apposite, sorvegliare che
queste siano rispettate, usare lo specialista per confermare le terapie, impiegare sistemi computerizzati che negano l'antibiotico in caso di uso scorretto, sorvegliare l'uso in tempo reale, sollecitare anche le farmacie per un ulteriore rispetto delle indicazioni.