Lavoro e professione

Nuove Convenzioni ferme: si va verso la modifica dell'Atto di indirizzo

di Barbara Gobbi

Modificare la Balduzzi per uscire finalmente dall'impasse? I sindacati della medicina convenzionata sembrano avere abbandonato questa ipotesi, ventilata nei giorni scorsi e decisamente respinta dal segretario della Fimmg Giacomo Milillo. E stamattina, in occasione di un incontro con il presidente del Comitato di settore Claudio Montaldo e il delegato del sottosegretario alla Salute De Filippo, Saverio Proia, avrebbero posto le basi per un'intesa sulle questioni dirimenti che passi atttraverso una "nuova interpretazione" di quanto scritto nella legge 189/2012 e, di conseguenza, per una opportuna rivisitazione dell'Atto di indirizzo. Per questo, a stretto giro dovrebbero a breve trovarsi attorno a un tavolo, magari con un proposta scritta in mano, per capire come e dove orientarsi. La Balduzzi quindi resterebbe, purché se ne chiarisca e se ne modifichi l'interpretazione

«I temi all'ordine del giorno sono essenzialmente tre - spiega il segretario generale dello Smi Pina Onotri, che venerdì scorso con una lettera aveva richiamato tutti i sindacati alla compattezza, «per uscire da questa palude, da uno stallo che danneggia i medici italiani, le cure primarie e i cittadini». Questi, nel dettaglio: una definizione chiara del profilo giuridico dei professionisti - che oggi hanno, ha voluto ricordare il responsabile Smi per l'area convenzionata Enzo Scafuro, gli svantaggi di un libero professionista senza tutele e gli obblighi e gli oneri di un dipendente» - l'effettiva riorganizzazione delle Aft e delle Uccp, il no secco a qualunque ipotesi di far ricadere sulle spalle dei camici bianchi interessati ogni onere di spesa aggiuntivo.

Secco il segretario generale della Fimmg Giacomo Milillo: «Per quanto ci riguarda, niente di nuovo. Si tratta della formalizzazione, o meglio dell'annuncio di un tavolo politico per ottenere il quale la Fimmg non ha mai smesso di lavorare dallo scorso settembre, da quando è emerso con chiarezza l'intenzione della Sisac di bloccare il tavolo di trattativa. E' stato un lungo lavoro di colloqui informali e riservati, anche con il presidente Montaldo, che hanno determinato solo dilazioni. Per superare lo stallo - ha aggiunto - è stato necessario dichiarare lo stato di agitazione e minacciare lo sciopero. Immaginando un incontro ancora interlocutorio e fondamentalmente privo di novità, abbiamo scelto di essere presenti con una rappresentanza non politica», prosegue Milillo, che oggi infatti ha mandato un suo "tecnico".
«Se l'immediato futuro ci riserverà un impegno fattivo e coerente da parte delle Regioni lo esamineremo, come sempre, con intento costruttivo. Speriamo che non sia l'ennesima dilazione, espressione dell'inefficienza della Conferenza delle regioni o della sua volontà di non rispettare la legge nazionale. Per il momento non ci resta che confermare lo stato di agitazione e mobilitazione di Fimmg e ribadire che decideremo le azioni sindacali appropriate in Consiglio nazionale».

Di tutt'altro avviso il segretario generale Cisl Medici Biagio Papotto, che ha biasimato «chi vorrebbe condurre la trattativa della contrattazione fuori dai tavoli istituzionali», l'aspettativa ora è tutta verso il nuovo documento in arrivo dal presidente del Comitato di settore. E «constatiamo positivamente - conclude – la conferma da parte di Montaldo che le Aggregazioni territoriali per la Medicina generale sono solo funzionali e che le Uccp sono solo pubbliche e finanziate con soldi pubblici, richiesta già fatta dalla Cisl Medici all'inizio della trattativa».

Per Nicola Preiti, Coordinatore nazionale Medicina convenzionata Fp-Cgil Medici, «come era stato previsto dalla Cgil e come nel gioco del Monopoli, la trattativa riparte "dal via". L'inutile balletto della trattativa Sisac, che si protrae da oltre un anno, non si è neanche avvicinato ai nodi essenziali dell'assistenza territoriale e delle cure primarie. Tempo perso. Nell'incontro di questa mattina con Claudio Montaldo abbiamo chiesto un chiaro impegno della politica con diretta assunzione di responsabilità. La Conferenza delle Regioni, in attesa del compimento della riforma del Titolo V, ha l'occasione di essere protagonista: indichi chiaramente quale assetto della assistenza territoriale e delle cure primarie intende realizzare in Italia nell'ambito della organizzazione distrettuale; come adeguare il sistema alle moderne esigenze assistenziali e recuperare unitarietà nazionale; quali risorse intende mettere in campo e come intende reperirle; cosa intende proporre per rivedere compiti, funzioni e ruolo dei medici convenzionati in un sistema che cambia. Il tutto evitando di dar linfa ai privilegi e perseguendo una valorizzazione professionale di tutti i medici. Non basta scrivere lettere morte, come si è fatto recentemente nel Patto della Salute. Bisogna realizzarle».