Lavoro e professione

Specializzazioni, Fnomceo: «In attesa del bando da 13 mesi. Camici a metà, servono 8mila borse»

di Ro. M.

«Onorevoli Ministri, da oltre tredici mesi i laureati in Medicina e Chirurgia del nostro Paese attendono che venga emanato il bando che consentirebbe loro di partecipare al Concorso Nazionale di accesso alle Scuole di Specializzazione di area medica. Un ritardo che ha raggiunto proporzioni inaccettabili, che penalizza fortemente sia i Laureati in Medicina delle varie Università distribuite sul territorio nazionale, sia il Sistema Sanitario Nazionale nel suo complesso». Inizia così una lettera inidirizzata dai giovani della Fnomceo alle ministre della Salute e dell’ Università, Lorenzin e Fedeli.

Non si vede ancora soluzione, quindi, alla situazione di stallo che viene chiamata “limbo formativo”, ovvero quella zona grigia in cui sono parcheggiati i neolaureati in Medicina in attesa di completare il loro percorso di studi, iscrivendosi o alle Scuole di Specializzazione, o al Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale.

«Un'attesa che, a fronte della discrepanza tra il numero di laureati e i posti nelle Scuole - sottolinea una nota della Fnomceo - può durare anche anni, tempo nel quale i giovani professionisti sono destinati alla disoccupazione e, ancor più frequentemente, alla sotto-occupazione, procrastinando tutti i progetti di realizzazione personale e familiare, oltre che professionale. E, mentre il collo di bottiglia si restringe sempre di più, a fronte dell'aumento degli aspiranti specializzandi o Medici di Medicina Generale e della sostanziale invariabilità dei posti messi a concorso, la famigerata gobba pensionistica, cioè l'ondata di pensionamenti prevista per i prossimi anni, incombe».

«Saranno 36mila, secondo le proiezioni presentate a Siena nell'ultimo Consiglio Nazionale - spiega la presidente della Fnomceo, Roberta Chersevani - i medici che resteranno intrappolati nel cosiddetto imbuto formativo nei prossimi dieci anni laureati che non riusciranno a iscriversi né alle Scuole di Specializzazione né al Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale, rimanendo così, di fatto, “formati a metà”, senza poter accedere alla Professione, e costretti a emigrare o a accettare condizioni di sottoimpiego. A fronte di questo, ci sarà l'ondata di pensionamenti, quasi uno tsunami che coinvolgerà, nello stesso periodo, il 70% dei medici oggi in servizio».

«La Fnomceo chiede da tempo, e lo ha fatto ancora a luglio con una Mozione approvata all'unanimità proprio a Siena, un numero adeguato di contratti, almeno 7/8000, e di accessi al Corso di Formazione per la Medicina Generale – continua -. Richieste, sinora, rimaste quasi inascoltate, perché ogni anno si scontrano con le ragioni di bilancio».

«A questo si aggiunge – prosegue – l'ormai inaccettabile ritardo delle procedure pre-concorsuali, che stanno scontando, sul loro cammino, diversi ostacoli, legati all'accreditamento delle Scuole. Per sbloccare la situazione, assicurando ai nostri giovani l'accesso in tempi rapidi a una formazione di qualità, abbiamo chiesto un incontro al Ministero della Salute e al Miur».

Alla voce della Fnomceo si aggiunge ora, ancora una volta, quella del suo Osservatorio Giovani Professionisti, coordinato da Alessandro Bonsignore. I giovani della Fnomceo hanno scritto oggi una lettera aperta alle due ministre Lorenzin e Fedeli per sollecitare una rapida conclusione dell'iter.

«Il ritardo accumulato - si legge nella lettera- se da un lato si riversa sfavorevolmente sulle giuste aspettative e sugli sbocchi professionali dei neolaureati, dall'altro si ripercuote sull'utenza tutta dal momento che - come noto - gli specialisti in formazione, pur non essendo sostitutivi del personale di ruolo, svolgono un servizio assistenziale cruciale nell'erogazione delle prestazioni della Sanità pubblica. In questo senso, l'Osservatorio Giovani Professionisti della FNOMCeO auspica che vengano immediatamente rimossi tutti gli ostacoli che si sovrappongono alla emanazione dei decreti correlati al DI 402/2017, provocando difficoltà sia sul piano professionale che sociale».

Lentezze che aggravano un quadro già compromesso. «Si rammenta come l'ipotizzata presa di servizio a novembre 2017 - ricordano i giovani camici bianchi - rappresenti già, per i laureati nel 2016, una ingiustificata e dannosa perdita di tempo mentre, per lo Stato, configuri un risparmio di 12 mesi di stipendi, dal momento che - originariamente - era previsto che i contratti avessero inizio sì a novembre, ma dell'anno in cui ci si laureava (prevedendo, peraltro, la retroattività stipendiale nei casi in cui l'ingresso in specializzazione fosse stato differito per motivi tecnico-burocratici).
Inoltre, il procrastinare così tanto il concorso fa sì che il numero di borse stanziate sia oggi del tutto insufficiente a soddisfare sia le esigenze formative dei laureati in attesa di entrare in un percorso di specializzazione sia, come detto, il Sistema in generale. Da ultimo non si può, in questo senso, non sottolineare come ulteriori tentennamenti si ripercuoteranno - in termini assai negativi - sulla Sanità pubblica e privata del domani, stante il fatto che sin da ora è palese la necessità di ampliare e rispondere, in modo efficiente ed efficace, ai bisogni crescenti provenienti dalla collettività».


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