Lavoro e professione

Pronto soccorso: coinvolgere gli specializzandi dopo uno specifico corso di formazione

di Claudio Testuzza

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24 Esclusivo per Sanità24

Nel mondo della formazione medica, grazie alla perseveranza del ministro della Salute, si è finalmente accresciuta la disponibilità dei posti delle scuole di specializzazione post laurea.
Per dare un idea del fenomeno, si è passati a un 21 % di posti in più negli ultimi 2 anni per il corso di laurea in medicina , arrivando a oltre 14mila posti nel 2021, e soprattutto si è passati negli ultimi 5 anni a un aumento di oltre il 150 % dei posti per specializzazioni mediche (dalle 5.000 borse del 2016 alle 17.400 e oltre per il 2021/2022 ).
Un incremento sostanziale che si pone a porre rimedio del così detto “ collo di bottiglia “ rappresentato dalla difficoltà dei medici laureati ad accedere alla specializzazione che rappresenta il requisito necessario per adire all’attività medica di dipendenza e/o convenzionata.
E’ un importante risultato che, però, potrà trovare sollievo per le strutture solamente fra 4/5 anni, dato il periodo della formazione universitaria.
Intanto le strutture ospedaliere si troveranno da superare in crisi questo non modesto lasso di tempo.
In particolare, la grave carenza attuale di medici si ripercuote nel settore dell’emergenza/urgenza.
A questa condizione molte amministrazioni sono state costrette a ricorrere a rapporti libero- professionali ovvero ad accordi con agenzie e cooperative per la fornitura di medici, per assolvere alle proprie esigenze. Sanitari di cui, spesso, non si conosce né la preparazione né il livello di funzionalità.
Se da più parti si auspica la possibilità di integrare l’attuale dipendenza con forme di contratti a tempo indeterminato, anche per i medici in corso di specializzazione, si potrebbe cercare di attivare, per questi, un corso di formazione, almeno per il primo anno o semestre, della scuola di specializzazione, nell’ambito dell’attività dei servizi di emergenza/urgenza.
Molti medici, oggi anziani, in passato, proprio con la frequentazione dei pronto soccorso, hanno acquisito esperienza e professionalità fortemente utili alla loro crescita professionale.
Ai giovani medici, a cui è giusto far maturare le tematiche delle specialità da loro scelte e in molti casi agognate, appare possa essere particolarmente utile fare avere una base culturale e lavorativa su un fronte molto diversificato, quale si rappresenta nelle sedi ospedaliere di pronto soccorso.
Si tratterebbe di una fase formativa, di un anno/sei mesi, di grande valore ed anche di utilità per le strutture oggi carenti di sanitari.
Il processo di apprendimento potrebbe essere supportato dalla presenza di tutor, quali medici già inquadrati nel settore, assolutamente utile ad una formazione di base importante e necessaria per tutte le specialità a cui verranno chiamati gli specialisti al termine del loro corsi di studi.
Una proposizione di tale genere potrebbe trovare il consenso dell’Università, oggi retta proprio da un medico, a cui non sfuggirà, probabilmente perché anche vissuta in passato, l’importanza di un approccio sanitario poli specialistica ( il pronto soccorso lo è di fatto !) che migliorerebbe la formazione dei futuri medici e nello stesso tempo alleggerirebbe il grave stato di carenza di questo settore.


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