Lavoro e professione

Proposte di revisione della legge 194 sulla Ivg, il Codice deontologico dei medici tutela la professione, l’etica medica e la sicurezza del feto

di Guido Giustetto*

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24 Esclusivo per Sanità24

Anche in Piemonte si sono raccolte le firme per modificare la legge 194/1976 “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”.
Questa proposta1 vuole costringere il medico che effettua la visita che precede l’interruzione volontaria di gravidanza a far vedere il feto alla donna intenzionata ad abortire, e a rilevare e farle ascoltare il battito cardiaco tramite un’ecografia doppler. L’iniziativa ci preoccupa molto, sia dal punto di vista etico e deontologico, sia dal punto di vista scientifico. Il nostro codice di deontologia medica (Cdm) infatti in diversi articoli (4 - Libertà e indipendenza della professione. Autonomia e responsabilità del medico; 6 - Qualità professionale e gestionale; 13 - Prescrizione a fini di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione e 16 - Procedure diagnostiche e interventi terapeutici non proporzionati) vieta al medico di prescrivere ed eseguire indagini o trattamenti la cui indicazione non abbia fondamento scientifico e motivazione clinica.
Inoltre, come prevedono la legge 219/17 in materia di consenso informato e il CDM, il medico, dopo avere “garantito una informazione comprensibile ed esaustiva” (art. 33), “non intraprende né prosegue in procedure diagnostiche senza la preliminare acquisizione del consenso informato o in presenza di dissenso” (art. 35). Come potrebbe il medico far coincidere due obblighi contrastanti tra loro, da una parte quello che la proposta di legge vorrebbe introdurre e dall’altra il dissenso della paziente? Quindi effettuare questa indagine, del tutto inappropriata, sarebbe contrario ai principi di etica medica.
Altrettanto, se non più inquietante, è l’aspetto scientifico per il potenziale danno che ne potrebbe ricevere il feto. Infatti l’unico modo per auscultare il battito cardiaco fetale nel primo trimestre di gravidanza è l’utilizzo degli ultrasuoni sfruttando l’effetto Doppler. È ben documentato che gli ultrasuoni, e il Doppler in particolare, immessi nei tessuti (in questo caso nel cuore del feto) determinano un aumento della temperatura che potrebbe danneggiare l’organo nella sua delicata fase di formazione.
Per questo motivo, la procedura che permette di sentire il battito cardiaco è largamente sconsigliata nel primo trimestre dalle società scientifiche tra cui l’AIUM, American Institute of Ultrasound in Medicine, e l’ISUOG, International Society of Ultrasound in Obstetrics & Gynecology, che raccomandano di non utilizzare questa metodica prima delle 10 settimane di età gestazionale, metà del terzo mese (“Prudent Use and Safety of Diagnostic Ultrasound in Pregnancy” https://www.aium.org/resources/official-statements/view/prudent-use-and-safety-of-diagnostic-ultrasound-in-pregnancy e “ISUOG statement on the safe use of Doppler for fetal ultrasound examination in the first 13 + 6 weeks of pregnancy (updated)” https://obgyn.onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/uog.23610 )
Oltretutto, in questa fase dello sviluppo, nel cuore non si è ancora completata la struttura delle valvole (dalla cui chiusura e apertura si genera il suono che chiamiamo battito e che potremo auscultare successivamente) per cui ciò che si sente non è propriamente il battito cardiaco, termine emotivamente e ideologicamente evocativo, ma un suono dovuto ai movimenti del cuore e rilevato dall’ecodoppler.
In conclusione, questa proposta di modifica della legge 194, se accolta, imporrebbe al medico di violare gli obblighi deontologici di autonomia e indipendenza della professione, appropriatezza delle prescrizioni diagnostiche terapeutiche nonché di buon uso delle risorse.
Questo Ordine, ente pubblico che agisce quale organo sussidiario dello Stato, al fine di tutelare gli interessi pubblici connessi all’esercizio professionale sente l’obbligo di rappresentare quanto sopra illustrato, affinché non vengano imposti alla comunità professionale medica comportamenti inaccettabili in quanto deontologicamente e scientificamente scorretti e che come ordine professionale abbiamo il dovere di contrastare.

* presidente dell’Ordine dei Medici di Torino


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