Medicina e ricerca

Vaccinazione anti-HPV maschile: serve davvero?

di Alberto Vannelli*

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24 Esclusivo per Sanità24

Il Papilloma virus umano (HPV) è una grande famiglia: 225 ceppi responsabili di una tra le più comuni infezioni a trasmissione sessuale sia nella donna che nell’uomo, soprattutto in giovane età. La maggior parte delle infezioni genitali regredisce spontaneamente quelli ad alto rischio oncogeno sono 14 genotipi e determinano la progressione delle lesioni in tumori. Sulla popolazione femminile disponiamo di molte evidenze, ma quanti sono i maschi portatori di questa infezione?
La rivista: The Lancet Global Health ha pubblicato i risultati di uno studio secondo cui un maschio su tre di età superiore ai 15 anni risulterebbe infettato da almeno un tipo di HPV. Sebbene la maggior parte decorra in maniera asintomatica, la persistenza di alcuni ceppi è a rischio cancro. In Italia l’8,5 % dei cittadini affetti da tumori (in Europa sono il 7%), riconosce una causa infettiva; l’HPV è responsabile del 20% di questi pazienti con oltre 8.000 nuovi casi ogni anno. Come conferma lo studio: un maschio su cinque è infetto da uno o più ceppi ad alto rischio di sviluppare un tumore. Inoltre uno studio condotto dall’azienda ospitaliero-universitaria di Padova, ha messo in evidenza come le infezioni da HPV possano anche portare a infertilità, soprattutto se contratte dai maschi.
In epoca pre-pandemica i costi diretti correlati a questa infezione ammontavano a oltre mezzo miliardo di euro l’anno con un range tra 346,7 e 782 milioni di euro. Una vera emergenza sociale a cui fortunatamente, possiamo rispondere con la vaccinazione. Sebbene sia estremamente difficile quantificare il carico che questa malattia impone alla società, è importante tradurre questo onere in termini economici per facilitare eventuali processi decisionali. Mennini aveva pubblicato nel 2019 su The European Journal of Health Economics i risultati di uno studio teso a stimare il peso economico dell’HPV in Italia, tenendo conto dei costi medici diretti totali, associati alle malattie correlate ai nove principali ceppi di HPV e fornire una misura del peso attribuibile a queste infezioni.
Secondo l’autore il cosiddetto “lifetime direct cost” per singolo paziente supera i 53 mila euro ogni anno a cui si possono aggiungere ulteriori 100.000 euro per il trattamento della papillomatosi respiratoria ricorrente (malattia caratterizzata da verruche ricorrenti sulla superficie o intorno alle corde vocali). Senza considerare gli oltre 8.000 nuovi casi anno di lesioni condilomatose ano-genitali che comportano una spesa superiore ai 37 milioni di euro l’anno per il loro trattamento, bisogna aggiungere gli oltre 80.000 nuovi caso anno di tumori HPV correlati che interessano gli uomini e che incidono per una spesa annuale superiore ai 62 milioni di euro. Questi costi potrebbero aumentare considerando le terapie innovative attualmente disponibili per il trattamento di questi tumori (range compreso tra 16,2– 37,5 milioni di euro all’anno).
Se nella donna la sede del prelievo per la rilevazione del DNA di questo virus è ben stabilita grazie allo screening cervicale, purtroppo al momento non esistono test sicuri che consentano la diagnosi del HPV nel maschio. L'alta prevalenza di infezioni genitali da HPV nei maschi, e il peso economico delle malattie ad esso correlate sottolineano l’importanza di coinvolgere anche la popolazione maschile negli sforzi di prevenzione delle malattie correlate a questo virus. I benefici del vaccino HPV nella prevenzione del cancro superano di gran lunga qualsiasi rischio del vaccino. Tutti i vaccini in Italia sono sottoposti a test approfonditi da parte della Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) per verificarne la sicurezza e questo vaccino non è diverso. Le reazioni avverse previste sono simili a quelle del vaccino antinfluenzale: dolore, arrossamento e gonfiore nel sito di iniezione. Delle circa 28 milioni di dosi di vaccino Gardasil 9 HPV distribuite negli Stati Uniti, solo circa 7.000 persone hanno riportato effetti collaterali avversi, il 97% dei quali non gravi.
Solo quando la prevenzione è avvertita come principio etico, la lotta contro i tumori può essere davvero vincente, perché come ricordava Schopenhauer: “un uomo può fare ciò che vuole, ma non può avere tutto ciò che vuole”.

*Direttore Unità Operativa Complessa Chirurgia Generale Ospedale Valduce


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