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Logopedisti: il disturbo primario del linguaggio colpisce 1 bimbo su 14 ma troppi sono senza diagnosi e cura

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Un identikit in 10 punti del Disturbo Primario del Linguaggio (DPL), diffuso dalla Federazione Logopedisti Italiani (FLI) in occasione della settima Giornata Internazionale della consapevolezza (20 Ottobre), aiuta a definire una problematica dall’alto impatto socio-relazionale e assistenziale. In Italia soffre di DPL un bambino su 14, pari al 7.6% della popolazione generale. Non tutti riescono però ad accedere alle cure, prevalentemente riabilitative, ad opera di logopedisti professionisti. Le difficoltà correlate al DPL più facilmente identificabili riguardano la lettura e la scrittura; tuttavia, le conseguenze possono coinvolgere i rapporti sociali, dove le difficoltà di conversazione e di interazione con i coetanei espongono spesso i bimbi e gli adolescenti ad atti di bullismo, con conseguenze sugli stati umorali ed emotivi che comportano un aumento del rischio di ansia e depressione, rispettivamente 6 e 3 volte superiore. Ecco perché è importante fare luce su questo disturbo del neurosviluppo, con 10 punti, elaborati dalla società internazionale sui disturbi del linguaggio (RaDLD, radld.org), e diffusi in Italia dalla FLI:

1. Una persona con DPL può raggiungere il successo scolastico, professionale e sociale se riceve un buon supporto;

2. Chi ha un DPL non sembra diverso dagli altri e il disturbo può non essere subito evidente

3. Imparare a leggere si basa sulle capacità linguistiche, che sono il problema principale per le persone con DPL;

4. Una persona con DPL ha difficoltà di linguaggio non di intelligenza;

5. Il DPL interessa lo sviluppo di tutte le lingue parlate da una persona;

6. Anche se lo sviluppo del linguaggio è la principale area di difficoltà, il DPL può spesso accompagnarsi a difficoltà in altre aree dello sviluppo;

7. La ricerca indica che gli adolescenti con DPL traggono beneficio da un supporto specialistico per incrementare le loro capacità di linguaggio;

8. Il DPL interessa persone di tutti i popoli del mondo e di tutte le classi sociali;

9. Nonostante l’alta prevalenza, l’esatta causa del DPL è ancora sconosciuta e può essere ricorrente nella famiglia e influenzato dalla genetica;

10. Il DPL è una condizione che dura tutta la vita.

“Il Disturbo Primario del Linguaggio – spiega Tiziana Rossetto, presidente della FLI – è la difficoltà ad acquisire, capire ed usare il linguaggio senza che vi sia una causa apparente, come compromissioni sensoriali, disfunzioni motorie o altre condizioni mediche, non riconducibili a disabilità intellettiva o a ritardo globale. I sintomi difficilmente riconoscibili se non da un esperto rendono tardiva e difficoltosa la diagnosi, soprattutto nelle forme più lievi: ancora troppi bambini e bambine non ricevono pertanto un adeguato supporto. Questi ed altri fattori contribuiscono a definire il DPL una ‘disabilità nascosta’ caratterizzata da manifestazioni molto eterogenee che vanno da importanti difficoltà nella realizzazione dei suoni del linguaggio, a un vocabolario ridotto o all’uso di frasi poco elaborate. In alcuni casi il bambino o la bambina può addirittura fare fatica ad intrattenere una conversazione, associate a difficoltà di tipo espressivo, di produzione e/o di comprensione del linguaggio”.

“Il DPL – prosegue Francesca Mollo, logopedista FLI – colpisce in tutto il mondo indipendentemente dalla lingua parlata, è una condizione clinica complessa che richiede un approccio mirato e tempestivo. Il mancato riconoscimento delle difficoltà e di trattamento precoce può, infatti, avere ripercussioni sul benessere socio-relazionale ed emotivo in età infantile, scolare e adulta: un linguaggio poco fluido può causare la derisione da parte dei compagni. Alcuni studi riportano un’incidenza maggiore di bullismo, con percentuali che tendono a diminuire in caso di bambini con buona comprensione delle proprie emozioni. Lo stato emotivo di chi ha il DPL è piuttosto fragile, con probabilità 6 volte superiori di manifestare ansia e 3 volte maggiori per depressione. Inoltre, le difficoltà di linguaggio si accompagnano a quelle di lettura, ortografia e matematica, compromettendo il rendimento scolastico e quindi la riuscita nel mondo del lavoro: gli adulti con una diagnosi di DPL tendono a svolgere mansioni poco qualificate e a non essere assunti a tempo pieno”.

“Per questo è importante identificare precocemente le difficoltà linguistiche e garantire un supporto attraverso una presa in carico riabilitativa tempestiva – prosegue Ilaria Ceccarelli logopedista FLI –. Nonostante oggi il ritardo nelle prime acquisizioni del linguaggio sia uno dei motivi più frequenti di consultazione dei logopedisti e delle logopediste nel periodo precoce dello sviluppo, i tempi per accedere alle strutture sanitarie sono molto elevati, sia per la diagnosi che per la riabilitazione: molti bambini e molte bambine non ricevono ancora un intervento tempestivo nelle finestre temporali critiche e spesso, anche nel contesto scolastico, non sono adeguatamente sostenuti. Da qui il nostro appello alle istituzioni, ai clinici, ai famigliari a unirsi in una azione condivisa di sensibilizzazione e conoscenza sulle necessità e gli ancora troppi bisogni non risolti di questo disturbo”.

“È inoltre importante ricordare – conclude Anna Giulia De Cagno, vicepresidente FLI – che, con diversa espressività, il DPL accompagna l'individuo lungo tutto il corso della sua vita e quindi è opportuno favorire l'utilizzo di strategie facilitanti non solo durante i primi della scuola, ma anche nel corso degli studi successivi e dell'università, e creare ambienti adeguati anche nei luoghi di lavoro, condividendo strategie efficaci, utili ad un pieno inserimento lavorativo”.


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