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Carenza di ferro, ne soffre il 40% della popolazione. Come ripristinare i livelli necessari

di Franco Vicariotto *

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24 Esclusivo per Sanità24

Il ferro è un elemento essenziale per garantire numerose funzioni vitali del nostro organismo: interviene nella produzione dei globuli rossi, è un componente chiave dell’emoglobina e della mioglobina, proteine responsabili del trasporto e del rifornimento di ossigeno per tutti i tessuti, coadiuva i processi di produzione di energia delle nostre cellule, assicura un efficace funzionamento di cuore e cervello. Nonostante la sua importanza, quella del ferro è una delle forme più comuni di deficit nutritivo che riguarda circa il 40% della popolazione mondiale e 10 milioni di persone solo negli Stati Uniti. In Nuova Zelanda, invece, il 10,6% delle donne di età compresa tra 15 e 18 anni e il 12,1% di quelle di età compresa tra 31 e 50 anni accusano questa problematica. Anche in Italia, 3 persone su 10 si confrontano con questa carenza. Nonostante l’incidenza elevata, si tratta di una problematica ampiamente sottostimata, soprattutto per la difficoltà a isolarne i sintomi, generalmente aspecifici. Stanchezza, frequenti mal di testa, fiato corto, colorito pallido, capelli e unghie fragili, ma anche irritabilità, scarsa concentrazione, maggiore esposizione alle infezioni sono tutte problematiche apparentemente slegate tra loro, ma che potrebbero avere come fattore comune proprio un’insufficienza dei livelli di ferro.
Le cause di questo deficit sono varie: ad esempio le perdite di sangue fisiologiche o occasionali, i difetti di assorbimento del minerale legati a particolari patologie o un’alimentazione inadeguata e povera di questo micronutriente.
La carenza di ferro è la deficienza minerale più diffusa nella specie umana: diete squilibrate o intensa attività sportiva possono accentuarla, mentre ci sono situazioni fisiologiche come gravidanza, allattamento, ciclo mestruale, accrescimento e senescenza, che potrebbero richiedere un aumento della sua assunzione giornaliera. Ci sono degli integratori alimentari che forniscono il 100% del valore nutrizionale di riferimento stabilito per il Ferro, insieme a Rame e Vitamina C. Il ferro, infatti, è presente negli alimenti in due forme, come ferro eme, che si trova essenzialmente nella carne e nel pesce, e come ferro non eme, presente soprattutto nei prodotti vegetali. Il ferro eme è altamente biodisponibile (25-30%), l’assorbimento del ferro non eme è invece inferiore e più variabile (1-10%). Ecco che, se le linee guida raccomandano un’assunzione fra i 10 e i 18 milligrammi giornalieri, senza sufficienti riserve a disposizione, il corpo umano non ha l’energia per funzionare correttamente e l’impatto della carenza può tradursi in un peggioramento della qualità di vita quando non addirittura della salute. Adattando l’alimentazione, dunque, molti deficit di ferro si possono contenere.

* Medico Chirurgo, Specialista in ostetricia e ginecologia presso l'Ospedale Humanitas -San Pio di Milano


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