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Tumore al seno/ Al via “Re-Start Cancer Care - Il nuovo inizio dopo la diagnosi di cancro” con sport e cultura

di Adriana Bonifacino *

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Offrire alle donne con tumore del seno risposte concrete ai loro bisogni per migliorare la qualità della vita. È questo l’obiettivo di Re-Start Cancer Care - il nuovo inizio dopo la diagnosi di cancro. Un progetto pilota che offre corsi gratuiti per le pazienti in trattamento e in follow up. Attraverso lezioni di Tai Chi Chuan, Canottaggio, Teatro, Scrittura Espressiva, Flamenco, Pilates Matwork E Mindfulness/Arte Terapia si incide positivamente sul benessere psico-fisico delle donne per contrastare la malattia. Per ogni partecipante viene indicato un percorso proattivo, multidisciplinare, basato sull’individuazione di bisogni specifici. Le diverse attività riabilitative vengono selezionate e “personalizzate” per ogni singola donna. Affrontare la sfida della qualità della vita richiede un approccio sinergico che coinvolge discipline mediche e psicologiche. Il progetto “Re-Start Cancer Care” offre un chiaro esempio di come il lavoro multidisciplinare possa essere efficace in questo contesto. Dopo un primo colloquio e un questionario vengono identificati i bisogni personali della paziente e proposti percorsi in risposta a tali necessità. L’iniziativa è promossa da Fondazione IncontraDonna e ha come partner scientifici l’Azienda Ospedaliera-Università Policlinico Umberto I e l’Istituto Dermopatico dell’Immacolata. Gode inoltre del patrocinio di Fondazione Aiom (Associazione Italiana Oncologia Medica) e di Fondazione Sport City.
I numeri e le attese. In tutta Italia sono più di 834mila le donne che convivono con una diagnosi di tumore del seno. Un numero enorme e in costante crescita a causa dell’aumento dei nuovi casi l’anno e dei tassi di sopravvivenza. È noto e provato che oltre alle innovazioni farmacologiche e alla chirurgia, il tumore del seno come tutte le patologie oncologiche, necessiti di una gestione più ampia: alimentazione, attività fisica, soddisfazione dei bisogni psico-sociali sono parte integrante della cura. L’arte, la scrittura e lo sport sono in grado di ridurre l’ansia, la depressione e lo stress indotti dal cancro. I corsi rappresentano, inoltre, un’occasione per favorire la socialità e lo sviluppo delle proprie abilità. Come ha ricordato Saverio Cinieri (Presidente di Fondazione Aiom) quella alla mammella è la neoplasia più diagnosticata tra le donne in Italia e rappresenta il 30% di tumori maligni femminili. Inoltre, anche se rara, è una malattia anche maschile. Colpisce, infatti, ogni anno 500 uomini che vivono nella nostra nazione. Ha poi aggiunto Andrea Botticelli (Responsabile della Breast Unit del Policlinico Umberto I e Responsabile Scientifico del progetto “Re-Start Cancer Care”) che la valutazione globale dei bisogni delle pazienti è ancora poco utilizzata nella pratica clinica oncologica. Tuttavia, è ormai necessaria e non più rinviabile un’implementazione in grado di prevedere un approccio personalizzato anche per quelle attività che si affiancano e completano le terapie cliniche. Nel contrasto del tumore mammario i trattamenti sono sempre più su misura del singolo paziente. Abbiamo a disposizione nuovi strumenti diagnostici che ci consentono una migliore selezione delle cure. Questo deve avvenire anche nell’individuazione dei bisogni delle donne e nella successiva proposta di attività ricreative.
L’impegno del Policlinico Umberto I e dell’IDI Irccs. Il sostegno a questo importante progetto da parte di una struttura ospedaliera grande e qualificata come il Policlinico Umberto 1 rappresenta a tutto campo che cosa è la presa in carico delle pazienti. “Sono lieto dell’impegno dei nostri medici, infermieri ed operatori sanitari che sanno mettere a disposizione delle donne professionalità e cuore. Sono state queste le parole di Fabrizio d’Alba (Direttore generale del Policlinico Universitario). Mentre Annarita Panebianco (Direttore Sanitario IDI- Irccs, Roma) ha evidenziato “l’importanza di sostenere un’iniziativa innovativa e che vuole aiutare persone che affrontano direttamente o indirettamente un tumore del seno”. È importante l’utilizzo di indicatori anche per valutare gli outcome percepiti dai pazienti, consentendo quindi di tradurre l’esperienza del paziente in dati misurabili, confrontabili e utilizzabili, nonché l’impatto della patologia sulla vita quotidiana permettendo così una rimodulazione “di precisione” anche dei percorsi di terapia e follow-up. L’attività sportiva e quella culturale possono costituire una terapia aggiuntiva e come tali devono essere somministrate e monitorate da personale qualificato. Lo sport è senza dubbio fatica, sacrificio e contemporaneamente passione, spirito di squadra e gioia. “Lo sport per i pazienti oncologici e i loro caregiver è cura, sostegno, riabilitazione, socializzazione”, ha poi aggiunto Stefano Pantano, schermidore e legend sportivo. “Anche in questo nuovo progetto lo sport dimostra tutte le sue grandi potenzialità e gli enormi benefici che può garantire all’intera società” ha sottolineato Flavio Siniscalchi (Capo del Dipartimento per lo Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri). L’iniziativa della Fondazione IncontraDonna ha il pregio di aiutare persone che vivono le difficoltà della malattia oncologica; dimostra che l’attività sportiva, unitamente a quelle culturali e ricreative, contribuisce a trasmettere sicurezza a tutte le donne, ma anche ad alimentare nuova speranza.
Il progetto comunque non è indirizzato solo alle pazienti. Abbiamo deciso di lasciare ai caregiver un 20% del totale dei posti disponibili per i sette corsi attivati. Se i casi complessivi in Italia sono più di 800mila significa che milioni di persone e di famiglie risultano coinvolte dalla patologia oncologica, e anche a loro deve essere offerta una possibilità di supporto psico-fisico.

* Presidente di Fondazione IncontraDonna


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