Medicina e ricerca

Neurofibromatosi 1: creare un network per la presa in carico omogenea del bambino

di Antonella Cacchione*

S
24 Esclusivo per Sanità24

La NF1 (Neurofibromatosi di tipo 1) è una malattia genetica (50% ereditaria, 50% dovuta a mutazioni spontanee) determinata da un’alterazione del gene che codifica per la neurofibromina, un oncosoppressore coinvolto nel controllo della via di segnalazione RAS-RAF. È una delle facomatosi conosciute, con una prevalenza pari a 1:3-4000 casi. Una malattia rara che poi così rara non è: globalmente si stima ci siano 1,5 milioni di pazienti; solo in Italia sono 20.000. Il che significa, ad esempio, che è meno rara della fibrosi cistica.

E’ una patologia con ampia varietà di manifestazioni, tra cui una delle più frequenti è rappresentata dal neurofibroma plessiforme (NP); potendo coinvolgere tutta una serie di organi e distretti, richiede una gestione multidisciplinare proprio a causa della sua complessità. L’impatto dell’NF1 sui bambini e sulle famiglie ha un peso rilevante enorme; c’è l’implicazione genetica e la consapevolezza della trasmissione alla prole; c’è l’aspetto estetico che influenza tutti gli ambiti della vita, soprattutto quello delle relazioni sociali e che può evolvere in una situazione di emarginazione a causa dello stigma che ruota intorno alle manifestazioni cliniche della malattia; c’è la sintomatologia, spesso invalidante (dall’ipovisione, al deficit motorio, al dolore incontrollabile, alla compressione di altri organi) e c’è la preoccupazione per il rischio sviluppo di patologie neoplastiche. Una delle complicanze più frequenti (30-50% dei casi) della NF1 è proprio la comparsa dei NP, malformazioni spesso molto visibili, tumori che, pur essendo parte benigni, possono aumentare progressivamente nelle dimensioni, provocando problematiche serie e invalidanti, con riduzione delle aspettative di vita, oltre che disagi di tipo psicologico, influenzando pesantemente la qualità di vita dei piccoli pazienti e delle loro famiglie. Resta quindi un punto fondamentale accompagnarli nel loro percorso di diagnosi e trattamento. La gestione terapeutica del neurofibroma plessiforme può essere a carico di oncologi, genetisti, neurologi e pediatri ospedalieri. Nel nostro Ospedale la terapia dei PN è a gestione oncologica.

Oggi abbiamo finalmente una terapia medica (oltretutto per via orale) - selumetinib - con dimostrata efficacia. Si tratta della prima disponibile per una patologia come il neurofibroma plessiforme, all’interno di una malattia rara come la NF1. Fino a pochi anni fa i pazienti con neurofibromi estesi e sintomatici erano costretti a subire multipli (ma non risolutivi) interventi chirurgici e a gestire il dolore o i deficit da compressione meccanica con terapie sintomatiche. Peraltro, solo Il 50% dei NP può essere trattato chirurgicamente.Pertanto, l’arrivo alla gestione della terapia medica con selumetinib è una sorta di percorso in upgrade di specialisti (pediatra, poi genetista, oncologo/neurologo che gestisce la terapia). Selumetinib è un farmaco utilizzato per via orale ed inibitore di MEK, all’interno della pathway MAPK, via enzimatico-proteica che interviene nella proliferazione neoplastica dei neurofibromi. Il suo meccanismo blocca l’enzima MEK e riduce, in definitiva, la dimensione dei NP. Il goal terapeutico maggiore riguarda soprattutto la risposta clinica, con riduzione della sintomatologia dolorosa legata al PN e, di conseguenza, miglioramento della qualità della vita del paziente e di tutto il suo nucleo familiare. Basti pensare che un maggior benessere si traduce in aumento della socialità, della scolarità del bambino e, secondariamente, una minor necessità dei genitori di assentarsi dal lavoro per l’accudimento del proprio figlio.

La conoscenza del farmaco che abbiamo potuto raggiungere con esperienza diretta sul campo con utilizzo di selumetinib ad uso compassionevole, comprende i tre aspetti fondamentali nello sviluppo delle nuove molecole farmacologiche: efficacia, tollerabilità, sicurezza.

A oggi, è importante focalizzare l’attenzione dei pediatri di libera scelta perché abbiano ben chiari i criteri diagnostici più comuni della NF1 (macchie caffelatte o neurofibromi). Il paziente pediatrico affetto da NF1, per la varietà e disomogeneità della presentazione di questa malattia, non ha infatti un univoco e standardizzato arrivo all’attenzione di un gruppo multispecialistico e formato in maniera specifica per la presa in carico e per la gestione di questi casi.

La sfida più grande, oggi, è assicurare su tutto il territorio nazionale una presa in carico omogenea del bambino in modo che possa essere seguito nel Centro da un team multidisciplinare sia per la diagnosi sia per l’indicazione alla terapia; tutto ciò è possibile solo grazie alla creazione di un network che copra l’intero territorio nazionale.

*Area Clinica Oncoematologia, Terapia Cellulare, Terapie Geniche e Trapianto Emopoietico, IRCCS Ospedale pediatrico Bambino Gesù, Roma


© RIPRODUZIONE RISERVATA