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Leucemia linfatica cronica, ogni anno sono 3mila i nuovi casi in Italia

di Gianluca Gaidano *

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La leucemia linfatica cronica è un disordine linfoproliferativo cronico, ad andamento generalmente indolente, che rientra tra le neoplasie a cellule B-mature della classificazione dell’Organizzazione mondiale della sanità. È la più frequente fra le leucemie negli adulti (30% di tutte le diagnosi) nel mondo occidentale. Ogni anno, in Italia, si stimano circa 3000 nuovi casi.
Nella leucemia linfatica cronica i linfociti B, che hanno acquisito specifiche alterazioni molecolari e generano una condizione di immunodeficienza che predispone alle infezioni, crescono in numero eccessivo nel sangue, nel midollo osseo e nei tessuti linfatici, che di conseguenza aumentano di volume determinando linfoadenopatie e splenomegalia. La malattia ha un andamento clinico molto eterogeneo: la maggioranza dei pazienti non presenta sintomi, arriva alla diagnosi in seguito a controlli eseguiti per altri motivi e rimane stabile per molto tempo senza necessità di terapia. Possono trascorrere diversi anni prima della comparsa di sintomi evidenti. I trattamenti sono necessari quando i globuli bianchi tendono a crescere molto rapidamente o quando i valori di globuli rossi e piastrine scendono sotto i livelli di allerta. Anche linfonodi o milza molto grandi richiedono un intervento terapeutico.
Alla patologia e all’innovazione delle terapie è stato dedicato un media tutorial a Milano. Come ha spiegato Rosalba Barbieri (Vice Presidente AIL, Associazione Italiana contro Leucemie Linfomi e Mieloma), «altri aspetti da considerare, oltre alla sintomatologia, sono le conseguenze emotive, sociali e funzionali del convivere con una patologia cronica. Da qui il ruolo sempre più centrale della qualità di vita. Anche coloro che presentano sintomi e che, quindi, richiedono un trattamento oggi possono condurre una vita normale grazie alle terapie innovative, che devono essere effettuate nei centri specializzati di ematologia. Un bisogno e un diritto dei pazienti è l’accesso rapido e uniforme all’innovazione su tutto il territorio nazionale».
Il trattamento della leucemia linfatica cronica include diverse opzioni terapeutiche, dagli inibitori di BTK agli inibitori del BCL2, inoltre, ad oggi, non prevede più la chemioterapia, con vantaggi importanti per i pazienti. Acalabrutinib appartiene alla classe degli inibitori di BTK, che ha rivoluzionato la cura della malattia. Il farmaco ha evidenziato un beneficio significativo in termini di efficacia e tollerabilità a lungo termine, tanto nel trattamento in prima linea quanto nella malattia recidivante o refrattaria.
In base ai dati dello studio di fase III Elevate-TN, condotto su 535 pazienti non trattati in precedenza, a un follow-up di 6 anni, acalabrutinib, in combinazione con un anticorpo monoclonale (obinutuzumab) o in monoterapia, ha dimostrato un miglioramento della sopravvivenza libera da progressione (Pfs) rispetto alla chemio-immunoterapia, indipendentemente dalla presenza di caratteristiche genetiche sfavorevoli. Nello studio Elevate-Tn, i regimi contenenti acalabrutinib hanno migliorato la PFS rispetto alla chemio-immunoterapia. Con il regime di chemio-immunoterapia si è registrata una mediana di Pfs pari a 27,8 mesi, non raggiunta invece con acalabrutinib in monoterapia o in combinazione con obinutuzumab. A 6 anni di follow up, il 78% ed il 62% dei pazienti trattati rispettivamente con acalabrutinib più obinutuzumab o con acalabrutinib in monoterapia era vivo senza progressione di malattia, rispetto al 17% con la chemio-immunoterapia. Analogamente, con acalabrutinib, in combinazione o in monoterapia, sono stati registrati tassi di risposta clinica e tassi di risposta completa significativamente più elevati. E nello studio di fase III Ascend, condotto su 310 pazienti con leucemia linfatica cronica recidivante o refrattaria, acalabrutinib ha ridotto il rischio di progressione della malattia o morte del 69% rispetto al braccio di controllo.
Acalabrutinib in capsule è stato approvato dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) nel 2021. Recentemente Aifa ha approvato la rimborsabilità della molecola nella nuova formulazione in compresse, per pazienti con leucemia linfatica cronica sia di nuova diagnosi sia precedentemente trattati. Nella nuova formulazione, acalabrutinib presenta un volume ridotto del 50%, rendendo così più facile la deglutizione. Inoltre, può essere somministrato con agenti che riducono l’acidità gastrica, come gli inibitori della pompa protonica, senza comprometterne l’assorbimento, e può essere assunto con o senza cibo. In questo modo, diventa più semplice la gestione e l’adesione alla terapia. Sono state dimostrate con uno studio clinico la pari efficacia e sicurezza delle due formulazioni e, grazie a questa approvazione, un maggior numero di pazienti potrà beneficiare di acalabrutinib.

* Professore di malattie del sangue Dipartimento di Medicina traslazionale dell’Università del Piemonte Orientale e Direttore della Struttura complessa a Direzione universitaria di Ematologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Maggiore della Carità di Novara


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