Medicina e ricerca

Settimana mondiale della tiroide: più informazione e meno esami inutili

di Alberto Vannelli*

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Torna la Settimana Mondiale di sensibilizzazione della Tiroide; il tema scelto per l’edizione di quest’anno: “Malattie tiroidee croniche: più informazione meno esami inutili”. In Italia sono 6 milioni i cittadini con problemi alla tiroide, a cui si associa una prevalenza di patologie non gravi e quasi sempre curabili. Il caso dei tumori della tiroide è forse l’esempio più calzante della campagna di sensibilizzazione di quest’anno.

Le cause di questa malattia non sono del tutto note e riconoscono tre fattori di rischio: il sesso femminile, le radiazioni (come ad esempio quelle liberate durante l’esplosione di Chernobyl nel 1986 o Fukushima nel 2011), soprattutto per il carcinoma papillare (quello a miglior prognosi) e la familiarità (vale per tutte le forme di cancro della tiroide, ma è più frequente nei carcinomi midollari: carcinoma midollare familiare isolato e sindrome da neoplasia endocrina multipla di tipo 2 -MEN 2).

Secondo i dati pubblicati da AIOM – Associazione Italiana di Oncologia Medica, nel volume: “I numeri del cancro in Italia 2023”, sono stati circa 12.200 i cittadini con nuova diagnosi (3.500 uomini; 8.700 donne) e le stime per il 2022, parlano di 550 decessi (200 uomini; 350 donne). La prevalenza riporta 212.900 persone viventi in Italia dopo questa diagnosi (46.000 uomini; 166.900 donne). Questi tumori considerati patologia rara fino agli anni ‘80 del novecento, sono cresciuti molto rapidamente negli ultimi decenni, fino a diventare tra i più comuni, particolarmente nelle donne in età fertile.

Secondo i trend epidemiologici la sovradiagnosi resta la principale causa dell’aumento di incidenza del carcinoma differenziato della tiroide, sia papillare che follicolare, in particolare delle forme indolenti < 1cm. Il fenomeno della sovradiagnosi definisce: la diagnosi di un “cancro” che altrimenti non causerebbe sintomi o morte. Il ricercatore americano H Gilbert Welch descriveva due prerequisiti: l’esistenza di un serbatoio di malattia silente e le attività che portano alla sua individuazione (in particolare lo screening). Per la tiroide le principali condizioni alla base di questo fenomeno sono: noduli indolenti (studi autoptici hanno documentato noduli papillari di piccola taglia in circa il 10-15% di persone decedute per cause diverse da patologie tiroidee); disponibilità di tecniche diagnostiche che permettano di identificare noduli non individuabili con la semplice palpazione; aumento nel tempo di sorveglianza e attenzione diagnostica. Non è un caso se già Hamid Salehiniya in un lavoro pubblicato sul World Cancer Research Journal aveva dimostrato che l’incidenza in entrambi i sessi, risultava 5 volte maggiore nei Paesi ad alto e molto alto indice di sviluppo umano (dall’inglese Human Development Index, HDI) rispetto ai Paesi a medio e basso HDI, a fronte di una mortalità sovrapponibile.

Secondo un lavoro coordinato dal ricercatore Salvatore Vaccarella e pubblicato sulla rivista Lancet Diabetes and Endocrinology, In Italia nell’intervallo 2008-2012, potrebbero essere state sovradiagnosticate circa 40.000 persone (31.000 donne e 9.000 uomini), circa l’80% del totale dei casi diagnosticati con questa patologia. Tra gli effetti: i costi indiretti legati alle conseguenze fisiche e psicologiche; i costi diretti pur con le differenze previste dal rimborso regionale per SDO, l’intervento di tiroidectomia costa al Sistema Sanitario Nazionale in Italia oltre 3.000 euro, a cui si devono aggiungere i costi per la diagnosi, gli esami di controllo e quelli “out-of-pocket” a carico del cittadino.

A confondere le acque però sono arrivati i recenti risultati di uno studio tutto italiano secondo cui l’esposizione a inquinanti ambientali potrebbe essere una delle potenziali cause dell’aumento dell’incidenza del tumore alla tiroide in tutto il mondo. Le sostanze per-polifluoroalchiliche (PFAS) esercitano effetti di disturbo sulla tiroide. Parliamo di un’ampia classe presenti da decenni; molte, indispensabili e assolutamente sicure: rendono le superfici impermeabili all’acqua, ai grassi e allo sporco. Per queste caratteristiche vengono spesso utilizzate per il trattamento di tessuti e carta, nella lotta contro gli incendi, ma anche nell’industria farmaceutica. I perfluoroalchil carbossilati (PFCA) rappresentano un sottogruppo di PFAS e comprendono acidi perfluoro carbossilici (PFOA e PFHxA) e acido perfluoropolietere carbossilico (C6O4). Questo studio rappresenta una conferma in vitro dei potenziali effetti legati al cancro dell’esposizione ai PFCA, spostando l’attenzione dal loro effetto disgregante sulla tiroide al loro ruolo favorevole alla creazione di un microambiente tumorale della tiroide. Non a caso il PFOA è stato recentemente classificato dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) come cancerogeno per l’uomo e i risultati qui riportati supporterebbero ulteriormente gli effetti pro-tumorali esercitati dal PFOA. Dopotutto la Settimana Mondiale di sensibilizzazione della Tiroide ha ancora un ruolo fondamentale perché come diceva Winston Churchill: “una mela al giorno toglie il medico di torno, basta avere una buona mira”.

*Direttore UOC Chirurgia Generale Ospedale Valduce


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