Medicina e Ricerca

Sangue: primo rapporto scientifico sul consumo di plasmaderivati

Sangue: la quota che resta esclusa dalla produzione nazionale ammonta a circa 550 milioni e costituisce circa il 3,1% della spesa farmaceutica totale Ssn registrata nel 2011 pari a 17.786,6 milioni di euro.

In Italia ci sono circa 1.700.000 donatori di sangue ed emocomponenti grazie ai quali il nostro è diventato un Paese autosufficiente per quanto riguarda gli emocomponenti labili (sangue ed emocomponenti) e che produce buona parte della quota di farmaci plasmaderivati di cui ha bisogno.

I dati fanno parte del primo lavoro scientifico pubblicato in Italia sul consumo di prodotti medicinali plasmaderivati (MP), presentato questa mattina all'Istituto superiore di Sanità. Si tratta di un importante lavoro di analisi, nato dalla collaborazione istituzionale tra Centro Nazionale Sangue e Ufficio IV della Direzione Generale del Sistema Informativo e Statistico Sanitario del ministero della Salute, che prende in esame gli anni 2007-2013.

«Il Sistema di produzione di medicinali plasmaderivati nel nostro Paese può dimostrarsi sostenibile ed economicamente in equilibrio se non vantaggioso per le Regioni, laddove si applichino costi standard improntati a livelli ottimali di efficienza per la produzione degli emocomponenti e la valorizzazione dei medicinali plasmaderivati, rispetto al costo che emergerebbe dall'acquisto degli stessi sul mercato» ha dichiarato Giuliano Grazzini Direttore del Centro Nazionale Sangue.

L'autosufficienza di medicinali plasmaderivati, assieme a quella di sangue ed emocomponenti rappresenta uno degli obiettivi della legge 219/05 finalizzato a garantire a tutti i cittadini uguali condizioni di qualità e sicurezza della terapia trasfusionale. Molti di questi farmaci, infatti, quali ad esempio i fattori della coagulazione e le immunoglobuline sono farmaci "salvavita" insostituibili per molte categorie di pazienti tra cui i pazienti affetti da emofilia e da immunodeficienza congenite ed acquisite e sono inseriti nella lista dei farmaci essenziali dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.

Una considerazione a parte riguarda la domanda nazionale di albumina. Dai dati emerge, infatti, un utilizzo pro-capite particolarmente elevato, fino a tre volte maggiore rispetto a Paesi di pari livello socio-economico. Una quota significativa di tale domanda è riferita al canale delle farmacie aperte al pubblico mentre in accordo alle indicazioni cliniche per l'utilizzo dell'albumina questa quota dovrebbe rivestire un carattere residuale.

«I picchi di utilizzo di albumina osservati in alcune regioni quali Sardegna, Puglia e Campania (fino a 6 volte i valori di altre Regioni o Paesi europei) e una distribuzione attraverso le Farmacie aperte al pubblico particolarmente elevata in Campania, Puglia e Calabria, richiedono interventi incisivi a favore del governo dell'appropriatezza clinica, soprattutto laddove si dimostrino non suffragati da particolari situazioni epidemiologiche e da specifici bisogni della popolazione» ha concluso Giuliano Grazzini.

«La pubblicazione - ha dichiarato Fabrizio Oleari del ministero della Salute - si configura come uno strumento di grande interesse nazionale, considerato il peso rilevante che il sistema plasma e plasmaderivati assume nell'ambito del sistema trasfusionale e più in generale del Ssn. I risultati emersi consentiranno una attenta considerazione della spesa sostenuta dal SSN a livello delle singole Regioni e dell'appropriatezza nell'utilizzo clinico dei medicinali derivati dal plasma umano».