Medicina e Ricerca

Brevetti e test innovativi: il Cnr per gli anziani

Brevetti e test innovativi per individuare e curare i disturbi che affliggono gli anziani: dalle patologie ossee ai disturbi dell'udito, fino all'Alzheimer. Su questi si cioncentrano alcuni degli interventi dei ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche che partecipano al IX congresso della Società europea di medicina geriatrica (European Union of Geriatric Medicine Society-Eugms), presieduto da Stefania Maggi, dell'Istituto di neuroscienze del Cnr di Padova e in corso a Venezia, presso il Palazzo del Casinò, dal 2 al 4 ottobre.

Circa 2.000 e provenienti da tutta Europa i partecipanti a Eugms 2013, evento tra i più importanti nel campo della medicina geriatrica, una specializzazione destinata a svilupparsi sempre più a seguito dell'aumentata aspettativa di vita. «Secondo le statistiche Eurostat, la popolazione europea sopra i 65 anni aumenterà tra il 2008 e il 2060 da circa 85 milioni a oltre 151 milioni (dal 17% al 30% della popolazione totale) - spiega Maggi -. Se si considera che, secondo l'Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), 30 milioni degli over 60 sono economicamente attivi e in diversi paesi europei la speranza di vita attiva, senza disabilità, sta progressivamente aumentando, è chiaro che ci sia bisogno di un impegno da parte dell'Europa per sostenere e promuovere un nuovo concetto di assistenza sanitaria specializzata per gli anziani, con grande attenzione alla prevenzione della disabilità fisica e cognitiva».

Il numero di ultra-80enni, ossia il gruppo più a rischio di malattia e disabilità, sta aumentando più rapidamente di ogni altro gruppo di anziani, da circa 22 milioni nel 2008 a oltre 61 milioni nel 2060. Dal punto di vista demografico, importante notare che la maggior sopravvivenza della popolazione è accompagnata da una minor natalità e dal 2015 il numero di nascite sarà inferiore al numero di morti in Europa. Gli effetti della migrazione manterranno un bilancio positivo della popolazione fino intorno al 2035, dopodiché comincerà una progressiva diminuzione della popolazione europea.

Anna Tampieri dell'Istituto di scienza e tecnologia dei materiali ceramici (Istec-Cnr) di Faenza (Ra), cui è affidata la lettura conclusiva del convegno, presenta uno studio su minuscole particelle magnetiche di idrossiapatite, in grado di rigenerare le ossa "guidando" l'attività delle cellule. «Queste nanoparticelle, oggetto di un brevetto, sono bioattive e biomimetiche: mimano cioè la componente ossea dei tessuti umani e sono tollerate perché l'organismo le riconosce come proprie, avendo la stessa composizione chimica dell'osso», spiega la ricercatrice. «La novità è la possibilità di "orientarle" attraverso l'applicazione di un debole campo magnetico esterno, per guidarle dove serve e attivarle come si vuole: testate con successo nei modelli animali, potrebbero arrivare all'uso sperimentale nell'uomo nell'arco di due o tre anni; con tempi più lunghi, poi, si potranno avere altre applicazioni».

«Le nanoparticelle magnetiche di idrossiapatite potrebbero essere utilizzate per l'ipertermia nella cura complementare dei tumori solidi», precisa Tampieri. «Una volta iniettate nella massa tumorale e sottoposte a campo magnetico raggiungono infatti una temperatura compresa tra 42-46 °C, colpendo in maniera selettiva le cellule tumorali senza causare danno a quelle sane e riducendo gli effetti collaterali. In un futuro ancora più lontano, poi, potrebbero essere usate anche per trasportare farmaci dove serve, a livello cellulare o per la terapia genica».

Sun (Speech Understanding in Noise) è il test innovativo per la diagnosi precoce e rapida delle patologie neurodegenerative del sistema uditivo nell'anziano presentato a Venezia da Gabriella Tognola dell'Istituto di elettronica e di ingegneria dell'informazione e delle telecomunicazioni (Ieiit-Cnr) di Milano. «Il test è basato sul riconoscimento del parlato nel rumore, permette di identificare in due-tre minuti le perdite uditive anche di lieve entità nei soggetti anziani ed è utilizzabile con particolare efficacia in coloro che soffrono di malattie neurodegenerative», spiega Tognola.«È disponibile in diverse versioni, fra cui italiano, inglese e tedesco, ed è stato sperimentato in vari paesi europei ed extra-europei su una popolazione complessiva di oltre 7.000 soggetti».

Dell'incidenza del rame nello sviluppo della malattia di Alzheimer e del brevetto di un test in grado di individuare quello dannoso per il cervello e che favorisce l'insorgenza di questa forma di demenza tratta invece l'intervento di Rosanna Squitti dell'Istituto di scienze e tecnologie della cognizione (Istc-Cnr) di Roma, che collabora con il Laboratorio di neurobiologia dell'Associazione Fatebenefratelli della Ricerca (Afar). «Con il gruppo di ricerca dell'Afar abbiamo dimostrato che non tutto il rame circolante nell'organismo è nocivo: solo la frazione non legata alle proteine, denominata rame "non-ceruloplasminico", provoca danni al sistema nervoso», spiega Squitti. «La quota di rame "tossico" può essere modificata da una dieta appropriata e con specifiche terapie a base di zinco; il test C4D, che abbiamo realizzato, consente di monitorare gli effetti di questi interventi». Ma come funziona il test? «Una sonda fluorescente a spegnimento emette un segnale che viene quantificato da un lettore; quando lega, il rame cambia di conformazione interrompendo il segnale. Il cambiamento di emissione viene individuato dal lettore di fluorescenza ed è proporzionale alla quantità di rame "non-ceruloplasmatico" presente nel campione».