Medicina e Ricerca

Malattie cardiovascolari, epidemia del 21° secolo. Rapporto di The Economist Intelligence Unit

Le malattie cardiovascolari (MCV) sono la principale causa di morte a livello mondiale. Sono responsabili del 30% dei decessi avvenuti in tutto il mondo nel 2010, per un costo economico totale stimato superiore a 50 miliardi di dollari. L'attenzione nei confronti delle MCV, oltre che di altre malattie non comunicabili (noncommunicable diseases - NCD), è in aumento. Nel settembre 2011 si è svolto un summit di alto profilo delle Nazioni Unite su queste patologie, mentre quest'anno l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato un piano d'azione per affrontarle.

E sulle patologie cardiovascolari e sulle strategie di prevenzione è stato pubblicato in 7 lingue il rapporto "The Heart of the Matter", sviluppato dall'Intellicenge Unit del settimanale britannico The Economist e promosso da AstraZeneca: il rapporto analizza l'impatto delle malattie cardiovascolari nel mondo e arriva a teorizzare la necessità di un nuovo punto di vista sulla prevenzione.

Secondo il rapporto, nonostante il problema sia ampiamente riconosciuto, tutto sembra indicare che la situazione andrà peggiorando prima di iniziare a migliorare. Uno o più fattori di rischio causati dallo stile di vita sono attualmente a livello elevato, in ascesa o entrambe le cose in varie parti del mondo. Fra questi fattori rientrano ipertensione, obesità, tabagismo ed eccessiva assunzione di sale. Inoltre, l'invecchiamento della popolazione e i tipici risultati dello sviluppo economico, come l'urbanizzazione, portano rischi aggiuntivi.
Tuttavia, i casi di MCV sono in gran parte prevedibili, il che rende difficile comprendere l'attuale carenza o mancanza di efficacia degli interventi. Lo studio analizza pertanto la portata del problema delle malattie cardiovascolari a livello mondiale e il modo in cui la prevenzione si sta evolvendo per affrontarlo.

Questi, in sintesi, i risultati del rapporto.


Le malattie cardiovascolari sono diventate un'epidemia globale, che colpisce sempre più spesso le popolazioni povere.
Le MCV restano la principale causa di morte nei Paesi sviluppati, e sono responsabili del 43% di tutti i decessi avvenuti nel 2010. Si tratta di una diminuzione rispetto al 48% di 20 anni fa, ma l'invecchiamento della popolazione e l'obesità potrebbero ostacolare i miglioramenti futuri. Nel frattempo, nei Paesi in via di sviluppo la tendenza è decisamente quella di un aumento del fenomeno. Il peso totale resta inferiore rispetto ai Paesi sviluppati, poiché riguarda il 25% di tutti i decessi, ma gli indicatori segnalano un ulteriore aumento del peso delle malattie, poiché i tassi di tabagismo restano elevati e vengono sempre più spesso adottate le abitudini alimentari malsane del mondo occidentale. La caratteristica comune di queste malattie in tutto il mondo è rappresentata da un impatto sproporzionato sulle persone appartenenti ai ceti socio-economici più bassi.


La prevenzione potrebbe ridurre notevolmente la diffusione delle MCV, ma è ampiamente sottoutilizzata.
La riduzione dei tassi di tabagismo, il miglioramento dei regimi dietetici e altri interventi di prevenzione sono responsabili di almeno la metà della riduzione delle MCV nei Paesi sviluppati durante gli ultimi decenni. Se a questo si aggiunge l'impatto della prevenzione secondaria, un'ampia maggioranza delle malattie cardiovascolari appare evitabile. Tuttavia, raramente si fa ricorso alla prevenzione. I governi assegnano solo una piccola parte della loro spesa sanitaria alla prevenzione delle malattie di qualsiasi tipo, normalmente il 3% nei Paesi sviluppati.
Inoltre le persone adottano stili di vita dalle conseguenze negative per la loro salute, i medici non prescrivono farmaci per la riduzione del rischio a molti pazienti che ne beneficerebbero, e anche in presenza di questo tipo di prescrizioni, la maggioranza dei pazienti affetti da MCV non le segue.


Le misure che riguardano tutta la popolazione garantiscono risultati significativi, ma necessitano di una certa abilità politica per avere successo.
L'utilizzo di consulenze personali per influenzare uno stile di vita più salutare offre una bassa redditività dell'investimento.
Al contrario, le azioni per la riduzione delle MCV rivolte a tutta la popolazione, attraverso l'educazione e la regolamentazione di massa, possono avere effetti diffusi e immediati. I divieti di fumo nei luoghi pubblici, ad esempio, portano a una riduzione degli infarti nella popolazione interessata pari al 13% entro un anno.
Tuttavia, l'utilizzo del potere istituzionale per mettere in pratica cambiamenti dello stile di vita, per quanto positivi, è un atto altamente politico, che potrebbe dare luogo a forti opposizioni, come quelle che portarono al fallimento della "tassa sul grasso" in Danimarca nel 2011. Queste misure possono risultare efficaci una volta convinta la popolazione, ma non esiste una scorciatoia per il lungo e lento processo di cambiamento del pensiero e delle emozioni delle persone.


Il ruolo degli operatori sanitari e dei cittadini deve cambiare.
Le dimensioni dell'epidemia di MCV sono tali che un sistema sanitario che mette i medici al centro non è più in grado di reggerne il peso. Sarà necessario aumentare l'importanza dell'assistenza primaria e delle modalità innovative per la fornitura di servizi di prevenzione da parte di infermieri e personale non medico. Nel frattempo, affidando ai pazienti un ruolo più importante nella propria cura personale, sarà possibile migliorare in alcuni casi il rispetto dei trattamenti e i tassi di cambiamento degli stili di vita. La diffusione dell'elettronica di consumo, che consente alle persone di monitorare la propria pressione sanguigna o anche di eseguire un elettrocardiogramma, offre ai pazienti la possibilità di assumere un ruolo più importante, ma i medici sono restii a concedere loro troppe libertà.


La crescente comunità degli stakeholder interessati dalle MCV deve cercare un migliore livello di collaborazione.
Sono infatti in aumento gli stakeholder coinvolti nella prevenzione delle MCV, che condividono il peso con le istituzioni e contribuiscono a trasformare l'aspetto puramente medico della malattia in un più ampio aspetto sociale. I tentativi di coordinare questi gruppi sono in aumento, a partire dalle organizzazioni non governative (ONG) dedicate alla lotta alle MCV, ai tumori, al diabete e alla tubercolosi, fino a tutti i dipartimenti governativi coinvolti nella salute dei cittadini, non soltanto i ministeri della salute. Questo coordinamento potrà contare sul sostegno del piano d'azione internazionale per le NCD, attuato a livello nazionale dall'OMS. Ora è necessario incoraggiare la collaborazione fra diversi settori e gruppi di interesse, come accaduto per l'iniziativa Million Hearts negli Stati Uniti.


La collaborazione funziona se gli incentivi per gli stakeholder sono allineati.
Spesso la prevenzione fallisce quando non è in grado di allinearsi agli interessi esistenti: i politici beneficiano maggiormente dalla visibilità degli investimenti sugli ospedali; i sistemi sanitari premiano i medici per il trattamento delle malattie, non per la loro prevenzione; ONG che combattono malattie simili si trovano a competere per gli stessi finanziamenti. Il famoso progetto North Karelia, sviluppato in Finlandia, suggerisce che un migliore allineamento degli interessi è fondamentale per il successo di un approccio "multisettoriale".
Non bisogna quindi dimenticare l'aspetto commerciale. Trovando un modo sostenibile a livello commerciale per ridurre il sale nei prodotti del settore alimentare, la Finlandia è riuscita a ridurre il livello medio di pressione sanguigna, una scelta fondamentale dato che circa l'80% del sale assunto normalmente da un cittadino europeo deriva dal sodio che si trova nei prodotti del settore alimentare.