Medicina e ricerca

Ricerca: dai vaccini alla cosmesi Singapore, culla di quella asiatica, punta sulla medicina etnica

Scoprire perchè un farmaco su una persona funziona e su altre no, così come mettere a punto vaccini più efficaci per gli anziani che hanno un sistema immunitario rallentato dall'invecchiamento. Ma anche trovare
nuove armi farmaceutiche per combattere le malattie emergenti soprattutto in Asia e in particolare modo in Cina.

Sono gli ambiziosi obiettivi di un gruppo di oltre 200 ricercatori provenienti da ogni parte del mondo e guidati dall'italiana Paola Castagnoli, direttore scientifico di A Star l'agenzia governativa di Singapore all'interno di Biopolis, la città della scienza locale composta da un distretto di sette grandi dipartimenti.

E Paolo Crudele, ambasciatore italiano a Singapore, conferma che continuano ad aumentare il numero degli arrivi dal nostro paese, tutti lavoratori altamente qualificati. E fra questi c'è un nutrito gruppo di ricercatori scientifici che hanno trovato spazio proprio a Biopolis.

Nella città stato che rappresenta la porta dell'Asia per i cervelli e per le aziende occidentali, come la italiana Menarini che sta sperimentano una start up per una nuova tecnica diagnostica, si lavora "carta bianca", ha spiegato la ricercatrice che con il suo gruppo ha progettato di comprendere i meccanismi biologici e immunitari che impediscono ad alcuni farmaci e vaccini di agire al meglio. Il percorso in questo senso è comprensibilmente obbligato: la popolazione asiatica, in particolare quella cinese, continua a crescere con un peso specifico mondiale non solo di ordine economico ma anche sanitario. I numeri delle malattie cardiovascolari, dei tumori e del diabete continuano ad aumentare e i servizi sanitari, così come l'industria del farmaco, si devono trovare pronti a fare fronte ad una nuova crescente domanda di cure.

«Ma i farmaci e le terapie sono state sempre testate su popolazioni occidentali e si è visto che agiscono in modo diverso nelle diverse etnie - ha spiegato Castagnoli - tanto da spingere la ricerca a nuovi studi per rendere le terapie su misura delle popolazioni di questi paesi». E Singapore, che nella ricerca biomedica ha deciso da oltre 10 anni di fare importanti investimenti, non solo attrae capitali finanziari per le propizie condizioni fiscali e di mercato, ma anche cervelli.

«In Asia nei prossimi anni ci attendiamo 1 miliardo di nuovi esponenti della classe media, potenziali pazienti ma anche consumatori con determinate caratteristiche e peculiarità: negli orientali, infatti, l'incidenza di alcune malattie è differente e le stesse patologie presentano caratteristiche diverse rispetto a quanto accade in Occidente» secondo Tang Sze Wee, portavoce di A Star.

Tra i progetti avviati e quelli in programma - dai vaccini, alla cosmesi, fino alla nutrizione - molti riguardano proprio la medicina etnica, ovvero relativa a «fenotipi ben determinati, come quello asiatico», spiega l'immunologa Paola Castagnoli.
In pratica «si è visto che particolari fenotipi determinano risposte diverse ad alcuni farmaci, ma anche che malattie come quelle cardiovascolari sono diverse in asiati e caucasici. Dunque è opportuno indagare per capire se terapie che vanno bene per una popolazione, funzionano per un'altra. Andiamo versouna medicina sempre piu' stratificata, attenta alle caratteristiche etniche».

«E questo anche per quanto riguarda la nutrizione - riprende Wee - E' il caso del latte per neonati, o dei cosmetici che risponderanno sempre di piu' a determinate caratteristiche ed esigenze».

E se l'origine etnica è un elemento da tenere in conto, lo è anche l'età. «Stiamo conducendo un grosso studio sull'efficacia della vaccinazione anti-influenza nelle persone anziane, per comprendere l'influenza dell'invecchiamento sulla risposta immunitaria. Abbiamo una coorte di 5.000 over 65 che monitoreremo. L'obiettivo è capire in chi il vaccino funziona bene e in chi no, ma anche come potenziarlo con eventuali adiuvanti, per fare in modo che la strategia vaccinale sia efficace anche in una popolazione fragile».

Certo, aggiunge l'esperta, «a complicare la strada della ricerca sono anche le regole, a volte troppo stringenti: con quelle di oggi il vaccino anti-polio non si sarebbe mai scoperto».

La corsa è anche quella verso un nuovo modo di produrre i vaccini: «Stiamo studiando un vaccino realizzato senza uova, ma in modo sintetico, che puo' essere pronto in un mese, una volta individuati i ceppi influenzali circolanti in una stagione. Questo ridurrà i tempi e i costi di produzione, ma anche il rischio di effetti collaterali». Una ricerca analoga a quella che sta portando avanti in Usa lo scienziato Craig Venter. »L'obiettivo, come in Formula Uno, è arrivare primi», conclude.

Il mercato asiatico
Un mercato farmaceutico in crescita con un ritmo costante e a doppia cifra, che «secondo le stime arriverà al 20% di quello globale nel 2016, contro il 14% del 2013". A descrivere le prospettive dell'area Asia-Pacifico (che accanto a colossi come Cina e India, vede Paesi come Australia, Indonesia, Filippine, Tailandia, Malesia, Taiwan, Singapore, Vietnam e Hong Kong) per il pharma è John Graham, Ceo Menarini Asia Pacific, nel corso di un incontro a Singapore. «In questa regione la spesa per l'Healthcare cresce con un ritmo del 10,5% l'anno, contro il 6,3% in Usa e il 6% in Ue, e ci si attende un ritmo a doppia cifra nei prossimi 5 anni. Un peso particolare spetta alla Cina, che occupa il 56% del mercato Asia-Pacifico e l'8% di quello globale. Tanto che, secondo le attese, nel 2017 il mercato farmaceutico in quest'area raggiungerà i 119 mld di dollari, contro i 68 mld di dollari del 2013». Un mercato fortemente dinamico, dunque, che si troverà a fare i conti con «il passaggio massiccio di una popolazione prettamente rurale alla vita urbana: si andrà da 1,9 mld di persone che vivono in città a 3,2 mld nel 2050. Una popolazione che avrà esigenze di salute differenti e presenterà patologie diverse», riflette Graham.

In quest'area Singapore si presenta come «un hub e un catalizzatore di talenti nella ricerca farmaceutica e biomedicale. Dopo la crisi asiatica abbiamo deciso di non fermarci all'elettronica, stabilendo corposi e stabili investimenti in ricerca - sintetizza Lim Chuan Poh, presidente di A Star - Non è un caso che il settore biomedico sia ormai il quarto pilastro della nostra economia. Un settore che ha già attirato una sessantina di scienziati italiani e numerose aziende, fra cui Menarini, e che può essere molto interessante per il mercato italiano».

Tra le sfide del pharma in quest'area «c'è - evidenzia Graham - la crescita della domanda di salute, con l'ampliarsi della popolazione in fascia media, e l'esigenza di prodotti specifici e mirati alle diverse caratteristiche di questo gruppo etnico. Inoltre anche qui esiste, ed è in crescita, il fenomeno del turismo medico: pazienti che vanno dal Medio Oriente in Malesia, Tailandia e Singapore» per curarsi, spiega il Ceo dell'azienda che nel 2013 ha registrato un fatturato da 250 mln di dollari.

Per chi opera in Oriente può rivelarsi arduo «gestire la complessa e diversificata politica di rimborsi dei medicinali nei vari Paesi. Mentre la questione della competizione con i generici in Asia è molto peculiare: qui c'è un problema di falsi molto diffuso e grave, ci sono stati scandali e casi di avvelenamento - sottolinea - dunque è molto forte, specie in Cina, la fiducia e il legame con i branded, e la fedeltà al marchio. Il nostro obiettivo - conclude - è quello di posizionarci con prodotti innovativi e mirati, che rispondano a nuove e specifiche esigenze del mercato».