Aziende e Regioni

Dolore pediatrico: con il progetto Piper, sotto la lente le lacune dei Pronto soccorso

di Rosanna Magnano

C'è un buco nero del 33% di mancata prescrizione di farmaci antidolorifici in seguito ad accessi nei pronto soccorso da parte di pazienti pediatrici. È uno dei risultati emersi dalla prima fase del Progetto «Piper» (Pain In Pediatric Emergency Room), che dal 2010 a oggi - con il contributo incondizionato di Angelini - ha raccolto l'esperienza di 19 Ps pediatrici nella gestione del dolore, dalla fase di triage alla dimissione.
Da un primo monitoraggio sullo stato dell'arte, presentato da Franca Benini, coordinatrice del progetto e responsabile del Centro regionale veneto di terapia antalgica e cure palliative pediatriche, Dipartimento di Pediatria, Università degli Studi di Padova, in occasione dell'avvio del progetto «Spegni il dolore-La rete delle lampade», emerge come nel 36,8% dei casi trattati, la valutazione del dolore non viene applicata «sempre» né in fase di triage né in pronto soccorso. Nel 31,6% dei casi non si utilizzano scale algometriche per la misurazione del dolore, nel 21,1% dei casi la presenza del dolore non viene neanche registrata nella cartella clinica e nel 47,4% dei casi non viene applicato alcun protocollo nel trattamento del dolore. La somministrazione di antidolorifici all'interno dei Dipartimenti di emergenza accettazione (Dea), avviene solo nel 4% dei casi in fase di triage, nel 24% dei casi in pronto soccorso, nel 3% dei casi in Osservazione breve intensiva (Obi) e nello 0,4% dei casi in un momento sconosciuto. La prescrizione di antidolorifici a domicilio avviene nel 67% dei casi, con un buco di gestione, ancora molto rilevante, del 33 per cento.

«Lo scopo finale della ricerca - spiega Benini - è di favorire la stesura di raccomandazioni per la gestione di ogni tipologia di dolore all'interno dei pronto soccorso pediatrici e di individuare una strategia giuridicamente valida per usare terapie farmacologiche e non, contro il dolore. I primi due protocolli interesseranno la fase di triage e il dolore da procedura».

La necessità di monitorare il dolore pediatrico è evidente e gli strumenti ci sono tutti: dagli algometri alle scale di misurazione del dolore nei neonati pretermine, nei bambini con problemi cognitivi/neuromotori o nel paziente critico. Le conseguenze della mancata gestione del dolore sono gravi anche per il «futuro» del bambino. «Sul paziente - spiega Benini - il dolore non trattato condiziona il maggior dolore percepito negli episodi successivi, nonostante un adeguato controllo ed è fonte di ansia e di stress nelle esperienze successive, mentre al contrario un trattamento corretto abbatte l'ansia dei familiari, migliora i rapporti con lo staff e migliora l'adesione al programma». Un'appropriatezza che tra l'altro si riflette anche su una riduzione dei costi dell'assistenza.

Lavori in corso anche su «La rete delle lampade». L'obiettivo è di definire una griglia che stabilisca le aree d'intervento per realizzare un adeguato controllo del dolore in ambito pediatrico e quantifichi una gradualità di realizzazione. È il progetto "Spegni il dolore - La rete delle lampade" promosso dall'associazione di pazienti "Vivere senza dolore" in collaborazione con la Fondazione Maruzza Lefebvre D'Ovidio e sotto la direzione scientifica di Franca Benini. A tutti i reparti di pediatria italiani sarà proposto di valutare il proprio livello di intervento sul dolore del bambino, sulla base degli indicatori definiti dal "gruppo di saggi". Scopo finale è anche quello di creare un network denominata appunto "la rete delle lampade", lampade vere realizzate materialmente dai bambini ricoverati nei reparti, che saranno consegnate alle strutture. Il risultato sarà quello di stabilire uno schema di valutazione che permetta di: definire il livello di gestione del dolore pediatrico, individuare le criticità, monitorare gli interventi, costruire una condivisione con le altre strutture.

Medaglia al merito della sanità pubblica. Anche per l'impegno profuso su questi e altri progetti, la Fondazione Maruzza e la dottoressa Benini hanno ricevuto il 19 luglio scorso dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin, rispettivamente la medaglia d'oro e la medaglia di bronzo al merito della sanità pubblica.