Aziende e Regioni

Sardegna, via libera alla legge contro la violenza di genere

di Manuela Perrone

Potenziamento dei centri antiviolenza esistenti, creazione di una rete organizzata, promozione della cultura della legalità e del rispetto dei diritti nelle scuole e sui mezzi di informazione. Tutto per prevenire e combattere la violenza di genere, con 3,6 milioni di euro messi sul piatto fino al 2014. Il Consiglio regionale della Sardegna ha approvato oggi con 58 "sì" e un "no" la legge contenente "Interventi per la prevenzione e il contrasto alla violenza di genere e allo stalking" , frutto del lavoro della seconda commissione consiliare su due testi distinti. Quattordici articoli che tentano una sintesi tra il recepimento della legge nazionale 38/2009 contro lo stalking e misure di respiro più ampio.

Il risultato è la costruzione di un sistema di rete - di enti pubblici, scuole, forze dell'ordine, autorità giudiziaria e centri antiviolenza - coordinato dall'assessorato regionale alla Sanità. Spetterà alla Regione sottoscrivere «appositi protocolli operativi» per uniformare l'accoglienza e la presa in carico in emergenza delle vittime di violenza e di stalking. I percorsi devono essere «protetti e individualizzati» e prevedere la partecipazione di tutti i soggetti della rete.

Ma il ruolo dei centri antiviolenza e delle case famiglia - che la nuova legge ricomprende all'interno del sistema regionale integrato dei servizi alla persona (legge regionale 23/2005) - è primario: al loro interno vanno istituiti gli sportelli anti-stalking, che si avvalgono di personale «altamente specializzato» e operano in stretto coordinamento con il centro, fornendo sia consulenza legale sia assistenza psicologica. Soltanto nel caso in cui si reputi necessario un intervento di tipo sanitario è contemplato il raccordo con le strutture del servizio sanitario regionale.

Un emendamento presentato dalla Giunta e approvato include tra i soggetti destinatari dei finanziamenti per i centri antiviolenza, oltre ai Comuni nell'ambito dei Plus (come prevedeva il testo unificato di partenza), anche gli altri enti e le associazioni no profit che già hanno gestito o gestiscono i centri.

Il provvedimento scommette anche su formazione e prevenzione, almeno sulla carta. La Regione è chiamata a promuovere la formazione di tutti coloro che operano nel settore della violenza delle donne e dello stalking e a sostenere da un lato «programmi divulgativi» della cultura della legalità e del rispetto dei diritti, coinvolgendo scuole e mezzi di comunicazione, e dall'altro attività formative di educazione al rispetto dell'altro rivolte anche a docenti e genitori. Allo stesso tempo l'articolato prevede che la Regione metta in campo attività (come telesorveglianza e illuminazione) per potenziare la sicurezza diurna e notturna di parchi, giardini e altri «luoghi a rischio di violenza sessuale».

«La Sardegna si pone tra le Regioni all'avanguardia dal punto di vista socio-legislativo per la tutela delle donne e sulla lotta a ogni forma di violenza», commenta l'assessore alla Sanità Simona De Francisci. «È una normativa che si inquadra nel lavoro che la Regione ha già attuato con i recenti provvedimenti degli ultimi anni, tra cui il protocollo interistituzionale sottoscritto nel novembre 2011 che ha costituito ufficialmente la rete regionale dei servizi antiviolenza».

Molto soddisfatta anche la presidente del Consiglio sardo, Claudia Lombardo: «L'Assemblea ha voluto dare un chiaro segnale di contrasto senza tregua, in particolare dopo l'approvazione da parte del Governo nazionale del decreto contro il femminicidio». Lombardo chiarisce come le risorse destinate alle iniziative di sensibilizzazione saranno rivolte «in particolare a uomini e a ragazzi» (il vero target, troppo spesso dimenticato nelle strategie di contrasto alla violenza) e coinvolgendo la scuola, «istituzione primaria nell'educazione alle relazioni». Per la presidente, è indispensabile agire «sul piano del cambiamento culturale». Cominciando, ad esempio, dallo studio obbligatorio nelle scuole della Carta dei diritti umani.