Aziende e Regioni

Veneto a metà classifica tra le Regioni del sistema "bersagli". Le eccellenze non mancano ma ci sono margini per migliorare

Arriva la prima "pagella" del Veneto sulla sanità, stilata dal sistema di valutazione delle performance avviati nel 2004 dalla Scuola superiore Sant'Anna di Pisa e illustrata oggi ad Abano Terme da Sabina Nuti, responsabile del Laboratorio di Management e sanità della Scuola, nel corso di un convegno promosso dalla commissione Sanità del Consiglio regionale (v. i risultati anticipati su Il Sole-24 Ore Sanità n. 37/2013 ).

Facendo la media dei 160 indicatori selezionati dai ricercatori, il Veneto - che è stata l'ultima Regione ad aderire al progetto "bersagli", lo scorso anno - si colloca intorno a metà classifica tra Toscana, Umbria, Marche, Trento, Bolzano, Liguria e Basilicata. Tra quelle valutate è la Regione del Nord est con il più basso tasso di ospedalizzazione, in vetta alla classifica per il minor numero e la minor durata dei ricoveri per alcune patologie (ad esempio la gastroenterite in età pediatrica) e in ottima posizione per le fratture al femore operate entro due giorni. Buona anche la percezione di cura da parte dei pazienti, come dimostrano le poche dimissioni volontarie.

Dal confronto con le altre otto realtà che hanno aderito al sistema di valutazione emergono però margini di miglioramento su molti fronti: ridurre le giornate di degenza oltresoglia (cioè i ricoveri che si prolungano oltre i 30 giorni), contenere in maniera omogenea ed equa (tra territori ma anche per classi di età) la spesa farmaceutica, perseguire maggior appropriatezza degli interventi chirurgici e garantire medesimi standard di qualità, efficienza e sostenibilità nelle diverse realtà.

«La valutazione delle performance significa poter individuare i costi standard ottimali e poter migliorare organizzazione, servizi e quindi offrire risposte più efficienti alla popolazione», ha osservato durante il convegno Leonardo Padrin, presidente della commissione Sanità.

Domenico Mantoan, segretario regionale della Sanità veneta, ha evidenziato come «a fronte del disavanzo di 600 milioni che si prospettava nel 2010 e del debito strutturale delle aziende venete pari a 1,3 miliardi era doveroso porre mano al modello gestionale del sistema sociosanitario. Uscire dall'autoreferenzialità e trovare indicatori per misurare il sistema è stato il secondo passo per affrontare una situazione di risorse decrescenti. L'ingresso nel network della valutazione delle performance tra Regioni rappresenta una scelta obbligata per riuscire a coniugare assistenza a una popolazione sempre più anziana senza impoverire il welfare e le generazioni più giovani».