Sentenze

Fecondazione, Roccella: «La Consulta apre a selezione a fini eugenetici, ma conferma attuali linee guida»

«La Corte Costituzionale conferma la posizione assunta con la precedente sentenza sull'accesso alla procreazione assistita da parte di coppie fertili, ma portatrici di patologie genetiche. In coerenza con quella decisione, dunque, non è reato selezionare gli embrioni affetti da patologie genetiche. In teoria niente di nuovo; resta però lo sconcerto per la decisione della Consulta di aprire a forme di selezione a fini eugenetici, con la cancellazione del divieto esplicito previsto fino ad oggi dalla legge 40». Lo afferma Eugenia Roccella, parlamentare di Area Popolare. «Con la sentenza precedente - continua - è entrato per la prima volta nel nostro ordinamento un principio eugenista, che con questa nuova decisione viene completato e confermato. Il disabile ha quindi un diritto affievolito a nascere, può essere scartato, insomma è “figlio di un dio minore”: eguaglianza e fratellanza sembrano principi dimenticati». «La Consulta ha invece ribadito il divieto di soppressione degli embrioni: specificando che «la malformazione non ne giustifica solo per questo, un trattamento deteriore rispetto a quello degli embrioni sani», e ricorda l'esigenza di tutelare la dignità dell'embrione, che «non è certamente riducibile a mero materiale biologico»: un tentativo di moderare l'impianto eugenista della sentenza che appare davvero troppo timido. Niente di nuovo, comunque, nell'attuazione della legge 40, e le attuali linee guida - conclude - continuano a restare valide».


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