Aziende e regioni

Gioco d’azzardo, Cnca: un mercato fuori controllo

di don Armando Zappolini (presidente Coordinamento nazionale comunità di accoglienza, Cnca) e Filippo Torrigiani (consulente Cnca e membro Commissione parlamentare Antimafia)

In undici anni, nel periodo 2006-2016, gli italiani hanno perso in gioco d'azzardo oltre 181 miliardi di euro. Il fatturato complessivo del settore, negli anni indicati, ammonta a ben 760 miliardi di euro. La differenza è data dalla cifra che è tornata ai giocatori in vincite, dedotti quindi i miliardi realizzati dalla filiera del gioco, da una parte, e dallo Stato con il prelievo fiscale, dall'altro. Numeri impressionanti, che danno la dimensione enorme che l'azzardo ha raggiunto nel nostro Paese, l'impatto che ha avuto sulla popolazione, con i rischi sociali e sanitari collegati, il business che ha prodotto, il conflitto d'interesse in cui si è trovato lo Stato, diviso tra l'obbligo di tutelare il diritto alla salute dei cittadini e le necessità di cassa.

Questi e molti altri dati sono contenuti nel dossier “Gioco d'azzardo: i numeri di un mercato fuori controllo”, curato dagli autori di questo articolo. Si tratta di elaborazioni sui dati ufficiali forniti dall'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (Adm). Numeri che si spiegano, prima di tutto, con la diffusione capillare dei “punti azzardo” sul territorio nazionale. In Italia ci sono 206 sale bingo, 237 negozi gioco ippica, 1.333 punti gioco sportivo, 3.160 punti gioco ippica, 4.934 sale Vlt (Videolotterie), 9.159 concorsi pronostici, 33.881 giochi a totalizzatore, 33.920 ricevitorie del Lotto, 62.975 punti vendita lotterie, 85.025 esercizi con slot machine.

Le regioni in cui si registra il maggior numero di punti gioco sono Lombardia, Lazio e Campania. Se ci limitiamo al numero delle “macchinette”, in Lombardia ci sono 63.287 slot e 9.808 Vlt, in Campania 41.876 slot e 4.669 vlt, nel Lazio 41.765 slot e 6.960 vlt. I dati per l'Italia dimostrano che, già oggi, la raccolta di denaro che proviene dalle vlt (oltre 23 miliardi di euro nel 2016), è quasi pari a quella delle slot (poco sopra i 26 miliardi), pur essendo molto inferiori di numero.

L'intenzione del Governo di ridurre il numero delle slot senza voler intervenire sulla quantità di apparecchi vlt - molto più aggressivi nel produrre situazioni di rischio e di dipendenza - presenti sul mercato sembra perciò del tutto inadeguata. Appare anche molto preoccupante il numero di infrazioni constatate da Adm: 4,6 infrazioni amministrative e 1,5 di carattere penale al giorno, nel 2016, con sanzioni applicate per 30 milioni di euro e 245 persone denunciate all'autorità giudiziaria (2.545 nel periodo 2012-2016), 549 misure cautelari, 225 violazioni penali, 1.587 violazioni amministrative, 53 sequestri penali. Colpisce anche il volume del gioco on line, in cui è presente un'ampia area di illegalità, con quasi 6.400 siti inibiti da Adm nel periodo 2006-2016, che hanno registrato quasi 10 milioni di tentativi di accesso illegali.

L'entità delle infrazioni insieme alle tante indagini effettuate nel settore per affari illeciti e criminali, alcune delle quali clamorose, hanno dimostrato senza alcun dubbio che uno dei presupposti che ha giustificato la diffusione del gioco d'azzardo legale non regge a un'analisi accurata dei dati disponibili. Per anni, infatti, si è erroneamente creduto che se lo Stato avesse ampliato e controllato l'offerta del gioco lecito, si sarebbe disgregato il mercato illegale. Non era vero. Le tenaglie dell'illegalità, di fatto, prosperano certamente su un binario “parallelo” e con un giro di affari difficilmente quantificabile, ma resta il fatto incontrovertibile che, a fronte di una maggiore “offerta del gioco legale”, sia più semplice per i clan malavitosi trarre profitti tramite pratiche di usura, riciclaggio, estorsione, imposizione. Il dossier precisa che lo sviluppo impetuoso dell'azzardo, particolarmente significativo nel nostro paese, sia sempre più globale. Il mercato mondiale del settore, a fine 2016, si è attestato su un valore di circa 470 miliardi di dollari, equivalente al fatturato dell'anno 2012 del Gruppo Apple o al Pil della Russia. Per quanto riguarda l'Italia il fatturato complessivo del gioco d'azzardo nel 2016, quasi 96 miliardi di euro, è «di gran lunga superiore a quello conseguito nello stesso anno da una delle principali imprese italiane, l'Enel (quasi 74 miliardi)». Dinanzi a una realtà così complessa e preoccupante, lo sforzo che il governo sta facendo per tentare di incidere sull'offerta del gioco, appare ancora insufficiente.

“Mettiamoci in gioco”, la Campagna nazionale contro i rischi del gioco d'azzardo - di cui il Cnca è promotore insieme a tanti altri soggetti delle amministrazioni locali, delle associazioni, dei sindacati, delle organizzazioni pubbliche e del terzo settore - ha chiesto al Governo di fare un passo avanti, nel testo di riordino dei settore azzardo da tempo in discussione in sede di Conferenza unificata, su divieto assoluto della pubblicità, poteri dei sindaci nel regolamentare l'offerta di gioco sul loro territorio (prevedendo maggiore possibilità per le amministrazioni locali di innalzare le ore di divieto di gioco nel proprio comune – in particolare nel caso di territori con specifiche problematiche – e un aumento delle tipologie di “luoghi sensibili” dai quali le sale giochi devono mantenere una distanza certa), drastica riduzione dell'aggressività di slot e vlt e nuova regolamentazione delle caratteristiche delle sale giochi, in modo che “macchinette” e locali non siano ottimizzati per produrre il massimo di dipendenza possibile. A tal proposito la Campagna ha sottolineato più volte l'importanza del documento elaborato dall'Osservatorio sui rischi del gioco d'azzardo del ministero della Salute, che propone l'obbligo di utilizzo della tessera sanitaria per giocare, l'autoesclusione del giocatore, una cifra massima che è possibile perdere in un giorno, il divieto di fumare nei locali ecc. Ci aspettiamo che non solo l'Esecutivo, ma anche Regioni e Autonomie locali producano un accordo che tenga conto, prima di tutto, degli interessi dei cittadini.


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