Aziende e regioni

Fiaso: un piano esiti per il 118 e una rete interregionale per l'elisoccorso

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Le politiche e la programmazione regionale hanno consentito di omogeneizzare ancora solo in parte i sistemi di 118, ma al di là delle differenze territoriali i servizi di emergenza servono tempestivamente ed efficacemente ogni anno oltre l'11% della popolazione. Un sistema complesso e articolato che in media, nell'arco di un anno, dedica un mezzo di soccorso a ciascun residente per 35 minuti. Minuti che diventano 10 se ci si riferisce ai soli mezzi avanzati, cioè con la presenza di almeno un sanitario a bordo. Il 55% delle missioni viene compiuto, infatti, da Unità operative mobili (Uom) di base, senza la presenza di sanitari, il 30% con Unità con infermieri a bordo e il 15% con la presenza di un medico. "La presenza di personale medico nelle Unità operative mobili - precisa Maria Paola Corradi, vice presidente Fiaso, Dg dell'Ares 118, nonché coordinatrice del Laboratorio - è perfettamente in grado di garantire l'adeguata assistenza ai pazienti codice rosso, che rappresentano circa il 5% degli interventi. Nei casi meno gravi il personale infermieristico e i volontari adeguatamente formati sono addestrati a gestire i parametri vitali dei pazienti in qualsiasi circostanza, nella fase di soccorso e trasporto. La conformazione dei nostri mezzi di soccorso - ha proseguito Maria Paola Corradi - è quella di riferimento al livello internazionale. Basti pensare che negli Stati Uniti non è prevista nemmeno la presenza di un infermiere a bordo".
I dati del secondo Laboratorio Fiaso (la Federazione di asl e ospedali), presentati oggi, illustrano la complessità dei servizi di emergenza territoriale. La ricerca si è concentrata sui modelli organizzativi delle centrali operative 118, del trasporto sanitario su gomma e dell'elisoccorso e ha riguardato, in tutto o in parte, 12 Regioni e 18 Aziende sanitarie, che nel 2015 hanno garantito oltre 2 milioni di missioni di soccorso. Le Regioni interessate sono: Basilicata, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte, Provincia Autonoma di Trento, Provincia Autonoma di Bolzano, Puglia, Sicilia e Sardegna.

Ripa di Meana, presidente Fiaso: "Ora un Piano esiti anche per il 118"
"La seconda fase del Laboratorio sui servizi di emergenza territoriale rivela lo sforzo compiuto dalle organizzazioni per garantire efficacia ed efficienza del servizio, al di là delle significative differenze frutto di autonome scelte di programmazione regionale", commenta il presidente Fiaso, Francesco Ripa di Meana. "Ma per formulare un giudizio compiuto sui singoli sistemi di soccorso - prosegue - occorre ora iniziare a ragionare in termini di esiti, sviluppando una serie di indicatori come quelli che da tempo Agenas ha utilizzato con il PNE per il monitoraggio di tutta la rete ospedaliera nazionale. Una prassi che bisognerebbe ora estendere anche al sistema di emergenza-urgenza pre-ospedaliera, in modo da consentire una valutazione oggettiva dei differenti modelli. Sosterremo un benchmark regolare dei servizi 118 – conclude - per migliorare l'offerta in un campo così significativo del nostro sistema sanitario".
Sul tema delle risorse si sofferma invece Maria Paola Corradi. "La ricerca ha evidenziato problematicità significative nel rilevare in modo omogeneo il costo di funzionamento dei differenti sistemi che, come nel caso delle centrali operative, in alcune realtà sono a carico delle Regioni. Ma a parità di esiti le performance di costo e di efficienza possono assumere un rilievo importante, favorendo una distribuzione delle risorse che garantisca al contempo parità e omogeneità di accesso in base ai bisogni del territorio".

Il servizio di soccorso su gomma
Riguardo al servizio di soccorso su gomma, le realtà analizzate si riferiscono a livelli territoriali differenti. Così a livello provinciale o inter-provinciale (es. area vasta) le organizzazioni si caratterizzano per la presenza di una centrale operativa per l'attivazione e la gestione del processo di soccorso. Per ambiti di tipo regionale, quali Lazio e Lombardia, il numero di centrali è maggiore, 4 in entrambe le realtà regionali.
Il numero di postazioni territoriali e la loro distribuzione dipende da fattori quali l'orografia del territorio, l'incidenza di ragioni storico-sociali, le caratteristiche della rete ospedaliera, la presenza di attività produttive, turistiche o di altro tipo. A livello di numeri assoluti variano da un minimo di 21 (ASL 1 Imperiese) ad un massimo di 471 (AREU Lombardia). Nelle Aziende nelle quali prevale la forma diretta di gestione di personale e mezzi, il numero dei mezzi impiegabili è inferiore ma il tempo medio di utilizzo è più ampio. Viceversa, nei territori che si qualificano per una maggior presenza del volontariato, o dove la gestione del servizio è affidata a terzi, il numero di mezzi esistenti è maggiore e la frequenza di utilizzo minore.
Riguardo alle missioni per tipologia di personale intervenuto, le medie del campione nascondono anche in questo caso forti differenze territoriali. Se le Uom di base sono state utilizzate in oltre l'80% delle missioni compiute nelle Asl di Imperia e Savona, nell'Areu Lombarda e al San Martino di Genova, l'Ares 118 del Lazio ha inviato sempre mezzi con almeno un sanitario a bordo (nel 14% dei casi medico) e la stessa cosa ha fatto il Dires Basilicata (55% con infermiere, restanti casi con medico). Diversità frutto delle differenti normative e politiche di programmazione regionale che incidono anche sulla composizione degli equipaggi chiamati ad intervenire.
L'analisi dei costi del servizio di trasporto su gomma conferma sostanzialmente i risultati del precedente laboratorio Fiaso, ossia l'assoluta prevalenza del costo diretto del personale, la cui incidenza percentuale varia da un minino del 75 a un massimo dell'89% dei costi totali.

Le centrali operative
L'analisi sulle centrali operative indica anche qui una grande mole di interventi con, in media, 11 chiamate per ogni 100 residenti l'anno, che generano, sempre in media, un traffico di 14,7 chiamate l'ora. Ma anche in questo caso la variabilità nelle singole realtà è evidente, visto che si passa dalle 60 chiamate per ora della centrale operativa metropolitana milanese e le oltre 33 dell'area metropolitana della Capitale, a 3-4 chiamate per ora delle centrali provinciali. Attività media, sottolineano però i curatori della ricerca, che dipende dal momento temporale del rilevamento, che non tiene conto dei picchi di attività che si possono registrare in periodi particolari.
Differente anche il modo di gestire le chiamate. Nelle Aziende con maggior numero di addetti esaminate dal report Fiaso le attività di call-taking, ossia di risposta telefonica e quella di dispatching, vale a dire la valutazione della gravità del caso e la gestione dell'invio dei soccorsi sono affidate ad operatori diversi, mentre le centrali di minori dimensioni riescono, invece, ad occuparsi dell'intero processo con il medesimo personale.
La ricerca rileva la presenza di operatori infermieristici in tutte le centrali, così come previsto dal DPR 27/03/1992. La presenza di operatori tecnici è riscontrabile in molte realtà, in maniera significativa nelle centrali lombarde e in quella di Bolzano. A indicare, nonostante le diversità organizzative, il buon funzionamento delle centrali operative sono i dati sulle attività da loro svolte. Il monitoraggio delle risorse chiave per garantire assistenza dopo il soccorso, come la disponibilità di posti letto negli ospedali è assicurata sistematicamente nel 75% dei casi, occasionalmente per il resto. L'allertamento degli ospedali di ricezione è sistematico nel 90% dei casi e occasionale nel 10. La trasmissione degli Ecg ai reparti specialistici è garantita sistematicamente nel 60% dei casi, occasionalmente nel 10. Il triage telefonico con il medico è svolto invece sistematicamente nel 15% dei casi, occasionalmente nel 50% in base a specifiche esigenze.


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