Aziende e regioni

«Caro Babbo Natale… vorrei un futuro di certezza e non solo di Speranza»

di Nino Cartabellotta*

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24 Esclusivo per Sanità24

Caro Babbo Natale,

durante l'anno che volge al termine ho assaporato un po' di gloria tra gli innumerevoli eventi che, in occasione dei “miei primi 40 anni”, hanno celebrato il mio insostituibile ruolo nel tutelare la salute delle persone. Perché io sono venuto al mondo per assistere e curare tutti, indipendentemente dal ceto sociale e dalla disponibilità di una carta di credito e, rispetto ai miei pari d'oltralpe finanziati dalle assicurazioni, costo molto meno e produco migliori risultati di salute. Pensa che anche il Presidente Mattarella, nel discorso di fine anno, mi ha citato come «un grande motore di giustizia, un vanto del sistema Italia» e soprattutto come «un patrimonio da preservare e da potenziare».
Oltre a far crescere la mia autostima, il 2019 ci ha offerto un insolito e camaleontico viraggio cromatico di Palazzo Chigi che, travolto da un insolito destino nel Papeete d'agosto, si è trasformato da giallo-verde in giallo-rosso sotto il segno dello stesso Conte. E nel frenetico rimescolamento delle pedine, un'appassionata Ministra gialla ha lasciato incredula il posto a un Ministro più rosso del tuo vestito.

Il 2019 è stato anche un anno al cardiopalmo che ha messo a dura prova le mie coronarie, perché Governo e Regioni mi hanno tenuto con il fiato sospeso sino a qualche giorno fa, visto che i € 3,5 miliardi a me destinati erano in ostaggio della firma di un certo “Patto per la Salute”. Finalmente ho capito perché lo chiamano così: si tratta proprio della mia salute, davvero in pericolo in questi 12 mesi in cui Governo e Regioni hanno giocato sulla mia pelle a braccio di ferro, mossi da un celodurismo di bossiana memoria.
Eppure, disorientato da questo caleidoscopio di colori ed emozioni, dopo anni di umiliazioni inizio finalmente a sentire timide parole di conforto e intravedere la Speranza di un futuro migliore. Pare che la spesa sanitaria non sia più un costo ma un investimento per la salute e la vita delle persone (te lo confido a bassa voce perché il MEF è ancora all'oscuro di tutto). Ma soprattutto, il faro del programma del Ministro si identifica proprio con la ragione della mia esistenza: ovvero quell'articolo 32 della Costituzione che non ammette diseguaglianze tra ricchi e poveri, tra nord e sud, tra aree metropolitane e zone rurali. Esattamente come te, caro Babbo Natale, che non ti lasci condizionare dalla forma, dall'ampiezza o, addirittura, dall'esistenza stessa del camino per consegnare i regali a tutti i bambini.


Ma io sono ormai sfiduciato, le carte da leggere sono tante, spesso incomprensibili, e in tutta onestà non riesco a capire se le belle parole e le buone intenzioni, oltre a illuminare l'alba dei miei “secondi 40 anni”, possano trasformare la Speranza in ragionevole certezza. Per questo ho chiesto lumi ad un'organizzazione indipendente che da anni si occupa della mia salute e con la campagna #SalviamoSSN esalta il mio valore e difende strenuamente la mia esistenza. E durante una raffinata cena sicula innaffiata da vini sublimi, mi sono chiarito le idee sul mio futuro che, purtroppo, dipende anche da un presente a tinte fosche.
Anzitutto ci sono seri problemi per il mio sostentamento: nel fiore dei miei anni (dai 30 ai 40) mi sono stati scippati ben 37 miliardi di euro, dirottati altrove. Adesso i giallo-rossi hanno confermato i soldini stanziati dai giallo-verdi, ma 3,5 miliardi per il 2020 e 2021 sono ben poca cosa rispetto a quanto sottratto e, peraltro, nessuno parla della mia busta paga per il 2022. Inoltre, secondo un importante documento dalla strana sigla (NaDEF), la spesa sanitaria sino al 2023 non potrà superare il 6,5% del PIL.

In secondo luogo c'è una gravissima crisi delle maestranze: visto che a far le spese dello scippo sono stati soprattutto i miei fedeli e instancabili lavoratori, serve un piano straordinario di assunzioni e, soprattutto, bisogna allineare i loro salari a quelli dell'Europa che conta. Altrimenti le tanto desiderate nuove leve di specialisti, allevate a caro prezzo, andranno a servire la concorrenza, sia essa una legione straniera pubblica o una nostrana privata. E non ti nascondo che sono un po' preoccupato perché, per tamponare le falle, mi costringono a mandare in sala operatoria chi dovrebbe accompagnare i nipoti ai giardinetti.
Vogliamo poi parlare dello scarso senso della misura della politica? Rispetto alla mia scarna busta paga mi si chiede di garantire a tutti troppe prestazioni, anche quelle che hanno un impatto irrilevante sulla salute. Ecco perché è urgente dare una bella sforbiciata ai livelli essenziali di assistenza e pagarli solo se migliorano la salute delle persone! Altrimenti caro Babbo Natale non riuscirò mai a garantire a tutti quello che serve realmente e, soprattutto, resterà inevaso l'ordine delle straordinarie innovazioni già disponibili.

Inoltre, anche se molti lo negano, persistono tanti sprechi: se una quota di denaro va in fumo per erogare servizi e prestazioni inutili, per acquistare i prodotti a costi troppo elevati, per sballottare il paziente tra ospedale e territorio, per cortocircuiti e inerzie amministrative o se addirittura viene sottratta in maniera fraudolenta, capisci bene caro Babbo Natale che io finisco gambe all'aria in quattro e quattr'otto.
La mia esistenza è poi minacciata da una concorrenza strisciante e opportunista: ormai da anni avanza l'intermediazione finanziaria-assicurativa proponendosi come 2° pilastro che per il sottoscritto non è affatto di sostegno, ma di affondamento. Anche perché, udite udite, si alimenta indisturbato con le detrazioni fiscali, senza che nessuno muova un dito per impedire questo saccheggio di denaro pubblico.
Sono poi costretto a lavorare in un clima incerto e spesso turbolento visto che la collaborazione tra Governo e Regioni è sempre meno leale: a volte mi sembra di pedalare a vuoto perché il padre è sempre più incapace di mettere in riga i figli che non gestiscono bene la paghetta assegnata. Dal canto loro i figli sono sempre meno uniti e qualcuno, stanco di questo andazzo troppo permissivo, ha già espresso la volontà di andarsene di casa. Lo hanno chiamato “regionalismo differenziato”, come se le Regioni non avessero già 21 modi diversi per organizzare la sanità, condizionando la tutela della salute al CAP di residenza delle persone.

Infine, non riesco più a gestire i capricci dei miei “azionisti di maggioranza”: contagiati dal virus del consumismo sanitario si lamentano continuamente dei tempi di attesa anche per prestazioni superflue, ma non vogliono sentirne di modificare gli stili di vita che danneggiano la loro salute. Addirittura, convinti di aver acquisito lauree virtuali all'università di dott. Google e mister Web, divulgano continuamente bufale sui social, sparigliando le carte della scienza.
Ecco perché, caro Babbo Natale, quest'anno ti chiedo un solo regalo ispirato a parole di gattopardiana memoria: «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi». Ovvero, per mantenere i princìpi di equità, solidarietà e universalismo che da 41 anni sono integrati nel mio DNA è necessario cambiare proprio tutto per garantire la mia sopravvivenza, perché il tempo del maquillage è ormai scaduto. Dal consistente rilancio del finanziamento pubblico ad una nuova stagione di collaborazione Governo-Regioni; dallo sfoltimento dei livelli essenziali di assistenza alla riduzione degli sprechi; dalla riorganizzazione dei servizi sanitari al rilancio delle politiche per il personale; dall'informazione scientifica al coinvolgimento attivo e responsabile di cittadini e pazienti; dal rilancio della prevenzione all'utilizzo delle tecnologie digitali; dalla regolamentazione del rapporto pubblico-privato al contenimento dell'intermediazione finanziaria-assicurativa… Basta, basta! Non c'è più spazio qui, caro Babbo Natale: solo la tua gerla potrebbe contenere tutto quello che deve cambiare per assicurare la mia sopravvivenza.
Se così non sarà, è evidente che il mio destino è già segnato e la fiamma di Speranza che ha rianimato il mio ottimismo è solo dipinta sul muro come quella che (non) scaldava il tuo carissimo amico Pinocchio.

* Presidente Fondazione Gimbe


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