Aziende e regioni

Studio Censis-Janssen/ Cure di prossimità e medicina digitale: così dovrà essere la salute post pandemia in un'ottica di ecosistema. Speranza: «Dopo l'emergenza il rilancio con il Pnrr e con un grande Patto Paese»

di Barbara Gobbi

S
24 Esclusivo per Sanità24

«Servono innanzitutto le risorse, poi servono i modelli per attuarle ma serve soprattutto un ecosistema che realizzi un grande Patto Paese per rifondare il nostro Servizio sanitario nazionale che è la pietra più preziosa del nostro Paese, basata con un approccio universalistico sull'articolo 32 della Costituzione». Lo ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza intervenuto al Cnel a Roma alla presentazione dello studio Censis-Janssen "I cantieri per la Sanità del futuro". «Sul Ssn - ha precisato Speranza - questo Governo aveva già cominciato a investire con oltre 5 miliardi durante la pandemia ma il grande input è arrivato con il Piano nazionale di ripresa e resilienza che assegna alla Salute nel suo complesso tra sanità e sociale circa 20 miliardi e che punta sulla "casa come primo luogo di cura", con l'assegnazione di 4 miliardi all'assistenza domiciliare integrata, e sulla telemedicina che favorisce l'assistenza di prossimita». Un intervento in piena linea con la piattaforma proposta dal Censis dopo un'analisi che ha coinvolto i principali stakeholder della Sanità e che il direttore del Censis Massimiliano Valerii ha racontato: «Dopo l'esperienza traumatica della pandemia si tratta di ridisegnare l'offerta sanitaria, da una parte considerando il meglio delle sperimentazioni che sono state fatte e dall'altra essendo consapevoli dei nodi che restano. Di sicuro la Sanità è la pietra angolare dello sviluppo del futuro, ma è chiaro che va rivista alla luce di una serie di fattori tra cui l'invecchiamento demografico ed eventuali nuovi picchi imprevisti di domanda di prestazioni dovute al ripresentarsi di pandemie», ha affermnato Valerii. «Con Janssen - ha aggiunto - abbiamo pensato che sono necessari dei laboratori, e per questo ci siamo concentrati al momento su quattro regioni, indirizzati su quattro assi: lavorare in un'ottica di ecosistema valorizzando il pubblico, il privato, il non profit, il volontariato e le imprese del farmaco. Perché il sistema sanitario non è un fortino chiuso. Secondo asse è la centralità del fattore umano, confortato dal dato che il 96% dei nostri interpellati ha fiducia nelle figure dei sanitari, non solo medici ma anche alto e medio management delle aziende sanitarie. Terzo tema - ha detto ancora Valerii - è la sanità di prossimità, uno degli assi di rinnovamento da perseguire ma con l'avvertenza che serviranno dei meccanismi e filiere di presa in carico molto chiare, anche per evitare ogni possibile frammentazione, e con una rivoluzione copernicana in cui si rivendichi la centralità del cittadino e non delle strutture. Oggi al Mmg si rivolge il 56% della popolazione mentre ai Pronto soccorso il 46% delle persone: su queste due figure si polarizza attualmente l'utenza ma ragionare in termini di sanità di prossimità significa anche considerare le tante sperimentazioni avviate dalle Regioni in questi anni. E allora la figura del Mmg è centrale ma nelle strutture intermedie andranno valorizzate altre figure. Quarto asse, la sanità digitale confortata dal dato che l'86% delle persone chiede di poter accedere al Fascicolo sanitario elettronico sempre e ovunque attraverso i propri device e di poter prenotare le prestazioni. Ma sanità digitale - ha chiarito Valerii - deve significare approntare un sistema intelligente che sappia utilizzare la grande mole di dati disponibili».
Anticipando l'intervento del ministro della Salute, il direttore del Censis aveva ricordato gli investimenti inediti sul Ssn - prima 5,6 mld e ora con il Pnrr e gli strumenti correlati 20 mld - ma chiedendo che «non siano un'iniezione una tantum, perché ci sono da recuperare gap significativi se si considera che la spesa sanitaria pubblica pro capite è di 2mila euro pro capite, ben lontana dal primo Paese europeo che è la Danimarca. In termini di incidenza della spesa sul Pil, l'Italia è al 7,5% a fronte del 10% della Germania e solo per questa voce servirebbero 55 miliardi in più. Non dimentichiamo - ha avvisato Valerii - che negli ultimi anni la spesa si è ridotta del 3%. Senza contare il recupero dei gap nei salari dei medici e che i dipendenti del Ssn sono calati di 39mila unità tra cui -5mila medici, il 56% dei quali ha oltre 55 anni».
«Il presupposto per rilanciare il Ssn è nel creare un ecosistema, come ha detto il ministro Speranza, in cui ogni attore si assuma una responsabilità per aiutare il Paese a uscire dalla pandemia con un Servizio sanitario nazionale rafforzato e sempre più universalistico - ha affermato il presidente e Ad di Janssen Massimo Scaccabarozzi. Come privati, dobbiamo focalizzarci oltre che sulle nostre aree ricerca e produzione, che è scontato, nel cercare di sviluppare servizi che vadano incontro alle esigenze dei pazienti e in questi mesi lo abbiamo fatto con startup e progetti di prossimità che hanno sfruttato la telemedicina. La prima sfida - ha aggiunto - è mantenere il sistema universalistico ma servono digitale, competenze e quindi risorse umane e collaborazione pubblico-privato. Sta emergendo sempre di più che la salute non è un costo ma un investimento, certo bisogna allocare meglio le risorse magari attraverso un approccio trasversale e non più a silos. Il digitale è il mezzo, le competenze sono le conditio sine qua non ma la collaborazione pubblico-privato è imprescindibile», ha affermato Scaccabarozzi.

Sullo sfondo, la bomba demografica: i dati indicano che in Italia al 2040 ci saranno oltre 19 milioni di anziani e 28 milioni di cronici, con incrementi rispettivamente del +38,5% (+5,4 milioni di anziani) e del +12% (+3 milioni di cronici). A questo, più nell’immediato, va aggiunta l’emergenza della Sanità "sospesa" - 46 milioni di visite specialistiche e accertamenti diagnostici e 3 milioni di screening oncologici in meno nel 2020 rispetto all’anno precedente – che tornerà presto a impegnare significativamente il Servizio sanitario nazionale.
Le piattaforme di sviluppo individuate
Sanità di prossimità e Sanità digitale sono le due direttrici indicate con chiarezza sia dai cittadini che dai rappresentanti istituzionali nazionali e regionali. Sono ambiti in cui già da tempo le realtà territoriali hanno avviato progetti ed incursioni più o meno virtuose, di certo frammentate e parziali.
Nel complesso, dei 16 miliardi in totale assegnati alla Missione Salute del Pnrr circa 10 miliardi saranno dedicati alla prossimità, al digitale e alle relative competenze.
La sanità di prossimità
La pandemia ha sfidato ciascuna sanità regionale: in primo luogo sulla territorialità dell’offerta, mettendo in luce qualche punto di forza, ma in generale segnalando la necessità di compiere un upgrading sostanziale mediante opportuni investimenti che devono avere tre obiettivi fondamentali: distintività del punto di accesso, presa in carico sostanziale e messa a disposizione di un’assistenza a domicilio integrata e digitalizzata.
La sanità digitale
Le esperienze realizzate finora in maniera indipendente dai vari territori hanno dato vita ad una moltiplicazione infinita di piattaforme e progetti con il risultato che l’Italia vanta una babele di software, device, tecnologie. Del digitale è emersa la fragilità e, ad oggi, l’incapacità di informare di sè la sanità perché in troppi casi si è constatata l’insufficiente digitalizzazione o l’altrettanto pericolosa digitalizzazione dell’analogico che finisce per generare più danni che benefici. Ma cosa vogliono gli italiani dalla sanità digitale prossima futura? Chiare le aspettative che emergono dai dati: l’86,5% di poter prenotare prestazioni sanitarie direttamente da smartphone, pc, laptop; l’86,6% di avere accesso alla cartella sanitaria ovunque e in modo semplice. Richieste basiche, ormai mature - affermano dal Censis - che mettono in rilievo che il digitale è ben visto laddove facilita l’accesso alle strutture ed ai servizi, rendendo disponibili il totale delle informazioni relative ad una persona in ogni contesto in cui servono, per consentire interventi appropriati.
Gli ingredienti fondamentali per la Sanità del futuro
Anche su quali sono gli elementi imprescindibili per avere un Servizio sanitario più vicino ai cittadini, con un accesso semplice e possibile sempre e comunque vi è uniformità di vedute:
•centralità del fattore umano. La buona sanità è data ancora e comunque in primo luogo dagli uomini e dalle donne della sanità competenti ed empatici, che riscuotono una fiducia eccezionale dagli italiani (oltre il 96% dichiara di avere fiducia negli operatori sanitari);
•digitalizzazione “vera” di servizi e competenze. La pandemia ha svelato che, a fronte delle opportunità straordinarie del digitale, a cui gli italiani hanno ricorso spontaneamente in massa per resistere in ogni ambito, in sanità prevale ancora o l’assenza di digitalizzazione pura e semplice o la frammentazione delle soluzioni persino negli stessi territori o, soprattutto, la persistenza di logiche, competenze e anche personale analogiche;
•riconoscimento della sanità come ecosistema. La sanità moltiplica la sua capacità di rispondere ai fabbisogni laddove si riconosce come ecosistema, cioè come un insieme di attori diversi che devono interagire tra loro e con attori di altri mondi. La sanità non può più essere un sistema chiuso autosufficiente come in altri tempi, ma motore virtuoso delle mobilitazioni locali delle risorse dei tanti attori e mondi con cui si relaziona;
•cooperazione reale e virtuosa. Ciò dovrà avvenire a livello istituzionale, dove l’apprezzamento dei cittadini per la responsabilità regionale in sanità si accompagna alla richiesta che le Regioni cooperino sia tra loro sia con il centro, per evitare diversità inutili e frammentazioni che in molti ambiti costano caro a imprese e cittadini. E lo stesso dovrà avvenire a livello di programmazione e implementazione dei nuovi servizi di prossimità sui territori, in cui è indispensabile aprire ad attori non esclusivamente o rigorosamente afferenti alla rete dei servizi e delle strutture interne al Servizio sanitario.
Le attese dei cittadini
Più efficienza, più umanità, più spazio alla responsabilità dei cittadini e più collaborazione tra pubblico, privato, non profit e volontariato. Ecco la sostanza delle idee dei cittadini sulla sanità del futuro:
- il 52% si attende di vedere più efficienza, cioè che si faccia di più e meglio su liste di attesa, strutture, servizi;
- il 33,2% più umanità, maggiore attenzione al malato come persona, più ascolto, dialogo, empatia;
- il 33% più responsabilizzazione dei cittadini, in primo luogo sul fatto che anche la sanità pubblica ha un costo, poi nell’assunzione di stili di vita adeguati, in relazione ai comportamenti da tenere nelle varie situazioni;
- il 30,8% più collaborazione tra i diversi soggetti della sanità, ovvero pubblico, privato, non profit, volontariato, cittadini ecc.;
- il 26% più equità, cioè che l’accesso alla sanità sia garantito in modo eguale al di là di residenza, ceto, sesso, età, nazionalità;
- oltre il 91% degli italiani dice ok all’uso della telemedicina purché resti centrale il rapporto diretto medico-paziente.
I Pilastri della Sanità del futuro nelle esperienze regionali
Le sanità regionali, seppur con modalità diverse, sono state, già nel periodo pre-pandemico, laboratori di una proliferazione di progetti nuovi, sperimentali, originali.
Nel Rapporto sono state analizzate e ascoltate quattro sanità diverse tra loro e diversamente sfidate dalla pandemia e i suoi effetti:
Piemonte. Lo shock pandemico ha dato impulso alle spinte già in essere di ridefinizione della sanità regionale: tra iniziative di sperimentazione dal basso e rinnovate indicazioni programmatorie di più lungo periodo, la sanità piemontese vive una spinta positiva della riorganizzazione regionale, con un forte impulso alla digitalizzazione.
Veneto. Regione pioniera della costruzione di una buona sanità di territorio (con alta integrazione tra sanitario e sociale), nell’esperienza pandemica sono stati ulteriormente potenziati ruolo e attività del digitale, tra interoperabilità dei processi, relazioni tra attori e telemedicina. Resta alta l’attenzione alla centralità del fattore umano, in particolare nei servizi di prossimità che saranno ulteriormente potenziati.
Lazio. L'uso intenso ed altamente efficace del digitale in sanità marca la positiva esperienza regionale in questo drammatico periodo. L’obiettivo esplicito è di riportare le buone performance di questa fase dentro il ripensamento della sanità ordinaria, potenziando gli attori della sanità di prossimità, così da allentare la pressione su ospedali e in generale liste di attesa. È la grande occasione per dare continuità al salto di qualità della sanità regionale.
Puglia. L’esperienza della pandemia è stata occasione per valorizzare la buona cooperazione tra i soggetti del Servizio sanitario pugliese e di altri mondi. Nell’emergenza sanitaria, l’interoperabilità consentita dal digitale ha dato buona prova. Sono le solide premesse per la ridefinizione della sanità di prossimità, in cui il medico di medicina generale resta il punto di riferimento riconosciuto, perno di una articolazione di servizi, quali ospedali di comunità, infermiere di famiglia e assistenza domiciliare integrata digitale.
Al netto delle importanti differenze territoriali, sono emerse trasversalità comuni:
- è indispensabile avviare la costruzione di piattaforme regolatorie, di riferimento organizzativo e strutturale comune tra le Regioni, sia sul tema della medicina di prossimità che sul quello del digitale;
- la presa d’atto dell’importanza dell’infrastruttura intermedia della sanità, quella di Asl, dipartimenti regionali, direttori generali, funzionari, ovvero il middle e high management;
- la volontà di lasciare aperte porte e finestre delle sanità regionali alle competenze e risorse di altri settori e soggetti. Emerge trasversalmente alle differenze regionali una voglia di cooperare, collaborare, aprirsi a soggetti e mondi che possono apportare innovazione, risorse, skill, competenze qualificate;
- la percezione netta che resta irrisolto il grande tema del medico di medicina generale.


© RIPRODUZIONE RISERVATA