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Medici cubani: in Calabria l'agonia del personale sanitario e dei servizi richiede misure straordinarie

di Ettore Jorio

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24 Esclusivo per Sanità24

In questi giorni la Calabria ha attratto l’interesse di tutti i quotidiani nazionali e non per l'assunzione di 500 medici cubani. Anziché essere da tempo le preoccupazioni sociali vissute dai calabresi ad attrarre una siffatta generale attenzione è stata una proposta di soluzione per assicurare più camici bianchi, oramai al lumicino. Ciò in una sanità martoriata da 14 anni di commissariamento governativo (i primi due, si badi bene, di protezione civile!!) e arretrata di quasi mezzo secolo, quanto ad erogazione del diritto alla salute
Giusta o sbagliata che sia, sul piano della forma, l’opzione è stata certamente dettata dalla esasperazione vissuta dal rappresentante del Governo, il commissario ad acta Roberto Occhiuto, di constatare una sanità in agonia di personale e dalla necessità di non vederla morire.
La strada è stata individuata nella legislazione nazionale, più esattamente nel vigente art. 13 del D.L. 183/2020, così come prorogato nel termine finale dal D.L. n. 105/2021 a tutto il 31 dicembre 2022, convertito nella legge n. 126/2021. In buona sostanza, ivi si è ricorso all’esercizio della possibilità, disposta in deroga in favore delle Regioni, di riconoscere “idonei” al servizio i medici con titoli di studio conseguiti all’estero. Una deroga sancita per sopperire all’emergenza da Covid e comunque - stante la ratio legislativa - di intervenire in tal senso a sostegno di ogni stato emergenziale conseguente.
Uno stato di forte allarme di deficit assistenziale, di cui la Calabria è da sempre la prima sul podio. Distintasi in tutto il Paese per l’inefficienza strutturale del suo sistema della (non) salute, tanto da imporre ai Governi che si sono succeduti dal 2007 di preporre un loro diretto rappresentante alla sua guida e gestione, oggi coincidente con il Presidente della Regione. Dunque, un DCA firmato dal Governo, attraverso il suo rappresentante, in surroga degli organi regionali, ritenuti inadeguati al ruolo dal dicembre 2007.
D’altronde, non può sfuggire che dal primo governo Conte, la sanità calabrese è disciplinata da una lex specialis (D.L. n. 35 del 30 aprile 2019 e poi, durante il Conte 2, dal D.L n. 150 del 10 novembre 2020), che invero ha fatto precipitare ancora di più la qualità e quantità dell’offerta sanitaria.
Dunque, in una situazione simile - anziché mettere ancora di più il coltello nella piaga aggredendo provvedimenti comunque utili ad una collettività stremata seppure discutibili - sarebbe preferibile che il Paese intero si prendesse cura di quel consistente pezzo di Nazione che vive in Calabria senza percepire il benché minimo accenno di diritto alla salute.
Come farlo? Assicurando alla stessa la necessaria attenzione tanto da renderla destinataria e beneficiaria di provvedimenti davvero “speciali”. Non già trattarla come una quota aritmetica di quanto si fa per il resto del Paese. L’assistenza territoriale avrebbe, infatti, avuto bisogno di più di quanto concessole con il DM77. Per non parlare del sistema ospedaliero da rivedere in ogni sua espressione, storica e programmata nel 2006/2007, disciplinata dal DM70, che ha fatto acqua e vuoti assistenziali ovunque (gli esiti da Covid19 docent).
Nell’immediato? La Calabria è sola e abbandonata. E’ stata consegnata così al commissario ad acta reggente. Abbisogna di incentivi segnatamente attrattivi e di cuori generosi, rispettivamente, da destinare agli operatori sanitari, che dovessero arrivare e lavorare tra e per i calabresi, e da pretendere dai medesimi.
Una maggiore retribuzione di ovunque abbinata alla passione di risolvere un problema altrimenti irrisolvibile costituiscono gli ingredienti della ricetta, nell’immediato, del Governo Draghi e, poi, di quello gli subentrerà, che avrà il dovere di non reiterare le misure straordinarie imposte dal D.L. 150/2020, in pedissequa continuità con il decreto legge c.d. Grillo, fortunatamente valide sino alla prima decade del prossimo novembre 2022.
Quanto ai medici cubani, che aiutino i calabresi a non morire. Prescindendo dalle regole adattate all’ineludibile uso. Una mission emergenziale che è nelle speranze di tutti.


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