Aziende e regioni

Un'Agenda per la disabilità fatta di oltre 150 buone pratiche

di Claudio Testuzza

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24 Esclusivo per Sanità24

Un miliardo sono i disabili nel mondo, una persona su sei; 3,8 milioni i disabili in Italia. Un milione e mezzo ha più di 75 anni, un milione sono donne. Dati impressionanti a cui è necessario dare risposte.
Sono oltre 150 le buone pratiche presentate nella prima Agenda italiana della disabilità, promossa da Fondazione Crt, da Cpd, la Consulta per persone in difficoltà. L’Agenda della disabilità rappresenta uno strumento in progress, aperto a tutti e in cui chiunque può indicare soluzioni per migliorare la condizione delle persone con disabilità. L’impegno per realizzare questo importante risultato nasce dalla Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità istituita nel 1992 dall’Onu per sensibilizzare le persone sul tema della diversità e del suo valore, dei diritti inalienabili di ogni essere umano, indipendentemente dalla condizione fisica, psichica, sensoriale, sociale.
La prima Agenda della Disabilità in Italia "firmata" da Fondazione Crt e Consulta per le Persone in Difficoltà è un modello innovativo di inclusione partecipato, frutto di un percorso di ascolto e co-progettazione avviato nel 2021 con il coinvolgimento di circa 300 soggetti, tra organizzazioni non profit e "portavoce" della società civile. Sono nate oltre 150 idee per un futuro a misura di tutti, pronte a essere tradotte in azione. È una community innovativa che, raccogliendo le sfide dell’Agenda 2030 dell’Onu e gli obiettivi della Strategia europea sulla disabilità, mette insieme idee e progetti per un futuro equo e sostenibile a misura di tutti.
Tutti – enti del Terzo Settore, istituzioni, singoli cittadini e aziende – possono "candidare" nuove best practice per l’inclusione sul sito dell’Agenda della disabilità .
L'Agenda della Disabilità sta mettendo radici, allargandosi dal Terzo Settore e dalla società civile al mondo profit. Anche le imprese sono sempre più consapevoli del valore dell’inclusione come bene comune, affinché possano ispirarsi e promuovere i propositi dell’Agenda in 6 ambiti d’azione : abitare sociale, sostenere le famiglie, vivere il territorio, lavorare per crescere, imparare dentro e fuori la scuola, curare e curarsi. Le realtà che aderiscono all’Agenda possono utilizzare il logo con il claim "Anche noi ci impegniamo"!
Tra le prime buone prassi selezionate dall’Agenda a livello nazionale figura AccessiWay, società che ha sviluppato un innovativo strumento di intelligenza artificiale che permette agli utenti di modificare i siti web in base alle proprie esigenze di accessibilità. Oltre 50 opzioni personalizzabili offrono la migliore esperienza di navigazione per chi ha difficoltà visive, motorie o cognitive.
Il progetto DAN – Dalla Scuola all’Autonomia di Avio Aero, società di GE Aviation, coinvolge ragazzi e ragazze con disabilità, facendo loro svolgere attività di business game, una metodologia di apprendimento non formale incentrata su un contesto simulato di natura aziendale con l’obiettivo ultimo dell’assunzione.
GL events, uno dei principali player nel mercato della event industry, stimola fornitori e aziende a sviluppare un nuovo approccio verso l’accessibilità e la fruibilità in ambito urbano e architettonico, sin dalle prime fasi di progettazione.
Il Gruppo ASTM, secondo operatore autostradale al mondo, ha ideato l’iniziativa "Le parole giuste": video pillole per migliorare l’accoglienza delle persone con disabilità dentro e fuori l’ambiente lavorativo.
La SAA – School of Management si focalizza invece sulla progettazione e realizzazione di percorsi di formazione per "disability manager": futuri imprenditori capaci di sviluppare una visione inclusiva sia all’interno sia all’esterno dell’azienda.
Da queste iniziative appare evidente che la disabilità non è la persona ma che la disabilità sia solo una caratteristica della persona. La disabilità è una condizione temporanea o permanente che limita o può limitare il campo d’azione ma non c’è nessun bisogno di rivolgersi alle persone con disabilità con un linguaggio compassionevole e sensazionalistico come spesso accade. O peggio arrivare a modificare il nostro linguaggio per cercare di compiacere una persona con disabilità. Meglio parlare di disabilità in modo spontaneo e corretto e agire in una maniera che sia giusta e rispettosa per tutti e soprattutto utile.


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