Aziende e regioni

Per riforme strutturali concrete ed eque "citofonare Papa Francesco"

di Ettore Jorio

S
24 Esclusivo per Sanità24

È l’Europa a dirlo: senza riforme strutturali non si va da alcuna parte. E nel nostro paese ce ne sono tantissime da fare, tra orizzontali, abilitanti e settoriali. A voglia. Ma per farle ci vogliono i quattrini. Dunque un modo saggio, l’unico, di ricorrere al debito per finanziare le leggi di bilancio è quello di investire sulle riforme strutturali. Le uniche in grado di ammortizzare negli anni, ex se, il loro costo. Oggi sono più importanti che mai, atteso che il godimento delle risorse del Pnrr è condizionato al loro perfezionamento. Pubblica amministrazione, giustizia e fiscale prima delle altre.
D’altronde, non poteva essere che così. Altrimenti perché dare oltre 200 miliardi di euro, dei quali circa 70 a fondo perduto? Certamente non per disperderli in cose non fondamentali, così come sono stati mal programmati dall’inizio, perseverati e piombati addosso all’attuale Governo che (sembra) non sapere che pesci prendere.
Lo "strascico" non è la metodologia di pesca giusta, occorre una strategia mirata, tenendo conto che dietro la porta c’è l’intelligenza artificiale pronta a cambiare il mondo. Con essa cambieranno le esigibilità dei diritti, specie quelli sociali. Cambieranno faccia e "gusto". Si renderanno esigibili a seconda delle protezioni che si assicureranno nel generarli e nel renderli percepibili.
Il Papa gesuita ha tante preoccupazioni in proposito. Lo ha espresso nel progetto politico più avanzato che ci sia: il suo Laudate Deum. Francesco la vede lunga e meglio di chiunque altro. È impensabile preservare soltanto la natura senza rivedere l’azione delle istituzioni, anche le più complesse, nel sollecitare la più efficace delle cooperazioni tra Stati sovrani. Basta con i soli equilibri di potere fini a se stessi. Occorre lanciare le sfide più difficili e vincerle per stravolgere tutto in funzione delle tutele "ambientali, sanitarie, culturali e sociali, soprattutto per consolidare il rispetto dei diritti umani più elementari, dei diritti sociali e della cura della casa comune". Su tutto occorrono, pertanto, regole universali ed efficienti, funzionali a un sistema di protezione mondiale che si occupi dei diritti di tutti e non dei più forti.
Un monito eccezionale. Per farlo occorre cominciare alle nostre latitudini, approvando le misure, le riforme strutturali appunto che pretende l’Ue, che modifichino radicalmente la trama dell’economia del Paese, il suo quadro istituzionale, la regolazione dei rapporti delle imprese e l’esigibilità dei diritti fondamentali. Ottima idea quella di assicurare questi ultimi con i Lep.
Il sistema delle autonomie territoriali lo esige, pena il suo soffocamento con conseguente ricaduta dei servizi di Regioni ed enti locali. La Nazione pretende egualitarismo, nel rispetto delle regole e nell’espiazione delle pene, e non "condoni" di palesi reati pagati con i "buoni pasto". Avere presto, rispettivamente, una riforma della PA e della giustizia è un dovere irrinunciabile del Governo in carica. Dallo stesso si pretendono riforme concrete ma non perfezionate con le leggi delega, molte delle quali a perdere, rinviate a decreti delegati inattuabili, perché condizionati a centinaia di decreti attuativi e applicativi che rimarranno lettera a morta. La recente delega fiscale è una di queste, specie nella ratio di fare perseverare il regionalismo che c’è, per il Sud maledettamente simmetrico, poco protettivo del finanziamento dei Lep, e dunque della loro esigibilità.
Il problema reale è come la mettiamo con Papa Francesco, meglio con la sua politica di tutela dei diritti di tutti, specie dei più deboli dei quali il Paese abbonda diffusamente, con concentrazione stanziale nel mezzogiorno.
A fronte di tutto questo, si avvertono le esigenze di fare le riforme strutturali e si riportano a mente gli obblighi di perfezionarle che la Commissione UE impone. Non adempiendo si materializzano due guai, uno peggio dell’altro, ma combinati tra loro. I quattrini dell’UE da restituire indietro, lasciando a terra le solite cattedrali nel deserto molto frequenti nel sud del Paese. Tra queste, il Ponte sullo Stretto, senza edificazione alcuna ma con qualche centinaia di milioni neanche lasciati a terra ma nei portafogli degli incaricati dei lavori preparatori e di fattibilità.
Dunque, un Pnrr che, anziché offrire la lezione di come le cose andrebbero fatte per farle meglio, sta insegnando alla governance complessiva le cose che la stessa conosce ampiamente: spendere per spendere, a prescindere. Si avranno così, sempre a riuscire nell’intento: edifici piccoli e grandi da destinare a case della comunità e a ospedali di comunità, che rimarranno vuoti, per esempio, dei 24 mila infermieri di cui necessitano per respirare qualche servizio; una telemedicina che ancora nessuno sa come funzionerà, nonostante gli esperti e le company generate al riguardo; una assistenza intermedia che sarà quella che c’è, praticamente assente ingiustificata.
A proposito di strutture intermedie, inventate non si sa da chi e per fare cosa, abbondano le Aziende 0, X, Y e così via. Tutti fanno finta di non accorgersi della loro invadente illegittimità e del grave pericolo che rappresentano in un sistema della salute, al quale occorrerebbe di dire basta nell’inventare pericolosamente, cominciando ad affrontarlo con una riforma seria, mettendo da parte ogni strumento generativo di disagi, spesso omicidiari. Violano l’autonomia imprenditoriale che è una prerogativa irrinunciabile delle aziende sanitarie, abusano dei poteri spettanti all’organo politico, supponendo di sostituire le Regioni, delle quali ove mai sono organismo subordinato e di supporto. Questo e tanto altro in violazione palese della Costituzione e delle norme statali, generando così una repubblica a parte, molto simile a quella delle banane.


© RIPRODUZIONE RISERVATA