Aziende e regioni
Testamento biologico, a Roma oltre un mese per depositarlo
di Matteo Mainardi * e Alessia Cicatelli*
24 Esclusivo per Sanità24
Sono passati oltre cinque anni dall’entrata in vigore della legge sul Testamento Biologico (L. n. 219/2017) e per verificarne lo stato di applicazione, i tempi, le modalità e, nel caso, le lacune della procedura di deposito delle Disposizioni Anticipate di Trattamento (DAT) nella Capitale, l’Associazione Luca Coscioni - tramite la Cellula di Roma - ha condotto negli scorsi mesi un’indagine su tutti i municipi romani.
I risultati però preoccupano. La legge è poco conosciuta e le informazioni fornite sono spesso incomplete, inesatte o addirittura contrastanti.
Sebbene nella Capitale i numeri relativi alla percentuale di DAT depositate ogni abitante siano positivi (parliamo di una DAT ogni 458 abitanti, numeri migliori rispetto al resto dei comuni italiani), è però emerso che il diritto ad autodeterminarsi nelle scelte del fine vita è ancora scarsamente fruibile.
Fra i motivi della scarsa fruizione di tale (fondamentale) libertà civile, oltre all’assenza di una campagna informativa del Ministero della Salute, della Regione e delle ASL, nonostante l’obbligo previsto dalla legge (art. 4, comma 8), vi è anche un grave ostruzionismo istituzionale dato da complicazioni burocratiche e forte disorganizzazione interna ai municipi che non consente di depositare, in modo agevole, le proprie volontà.
L’Associazione Coscioni, grazie all’impegno di 25 volontari, che hanno provato a depositare le proprie DAT presso i 15 municipi della Capitale, ha quindi analizzato l’attuale applicazione della legge a Roma. Ne è uscito un quadro sconfortante.
Innanzitutto, i cittadini non possono depositare subito dopo la loro redazione le proprie DAT. Infatti, il tempo medio di attesa per il primo appuntamento è di 37.5 giorni. Inoltre, nel caso in cui, per mancanza di documenti o altri motivi, non fosse possibile depositare la DAT al primo appuntamento e fosse necessario programmarne un secondo, il tempo di attesa per quest'ultimo è in media di 18 giorni. In entrambi i casi sono tempi eccessivi, soprattutto per tutte quelle persone che in breve tempo si devono sottoporre ad operazioni chirurgiche che possono comportare complicanze e in generale per i malati che vedono così gravemente compresso il loro diritto ad autodeterminarsi.
Non solo, ma il 20% dei municipi, nei propri siti istituzionali, non contiene alcun richiamo al servizio di deposito DAT né indica la procedura da seguire per la loro redazione e successivo deposito. Questo complica ancora di più la procedura, specie nel caso in cui le informazioni fornite dagli uffici siano contrastanti con quelle presenti nei siti internet (anche degli altri municipi) o addirittura in contrasto con la legge. Alcuni municipi, ad esempio, chiedono che il disponente sottoscriva le proprie DAT davanti all’ufficiale comunale oppure che sia personalmente presente anche il fiduciario se nominato: requisiti non previsti dalla legge.
La procedura per il deposito è resa ancora più difficile dalla previsione di giorni fissi per potersi recare al competente ufficio. Infatti in 10 municipi su 15 è ricorrente l’apertura degli uffici per il deposito delle DAT in un determinato giorno della settimana (in alcuni casi si parla anche di un solo giorno al mese). In questo modo, accavallandosi le richieste, si rallenta la procedura a causa dell’elevata domanda di deposito delle DAT e questo a solo discapito dei cittadini più fragili che vedono così compressa la loro libertà di autodeterminazione e che, a causa delle lungaggini burocratiche, potrebbero non fruire di questo prezioso strumento in caso di effettivo bisogno.
Infine in 4 municipi è possibile prendere appuntamento solo tramite email, impedendo di fatto a un’importante fetta della popolazione, soprattutto quella più anziana, di richiedere in autonomia un appuntamento per depositare le proprie DAT.
Dall’indagine sono quindi emerse numerose criticità ed è quindi chiara la necessità, innanzitutto, di una campagna informativa capillare nel territorio romano (ma non solo) così da avere dipendenti pubblici effettivamente informati sulla procedura prevista dalla legge e dai correlati decreti ministeriali, e soprattutto di un sistema di ricezione delle DAT conforme tra tutti i municipi romani.
Solamente in questo modo possiamo superare le attuali difficoltà e tutelare in modo effettivo ed efficace la libertà di autodeterminarsi nelle scelte del fine vita di tutti i cittadini.
* Associazione Luca Coscioni
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