Aziende e regioni

Intelligenza artificiale, dati e Sanità digitale, la necessità per l'Italia di tracciare una rotta definendo le priorità

di Giorgio Casati *

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24 Esclusivo per Sanità24

Il 15 gennaio presso il ministero della Salute abbiamo avuto un interessante momento di confronto sui temi dell’intelligenza artificiale, sull’utilizzo dei dati sanitari e sullo stato di sviluppo della sanità digitale. Il valore aggiunto dell’iniziativa, organizzata da Culture, è stato sicuramente quello di concentrare la discussione sugli aspetti strategici e sui fattori di criticità e debolezza che necessitano di essere presidiati affinché il percorso attuativo si sviluppi concretamente generando gli impatti attesi. Tra le evidenze emerse, la consapevolezza che il piano per la transizione digitale (acquisizione tecnologie e piattaforme applicative) si sta sviluppando nel rispetto complessivo delle tempistiche programmate.
Accanto a elementi di positività, sono state discusse anche criticità importanti. Quella di maggiore evidenza è rappresentata dal fatto che, pur avendo dedicato sforzi importanti nel declinare le caratteristiche e le funzioni dei singoli oggetti che caratterizzano il cambiamento, le stesse energie non siano state poste nel definire come cambia il modo di "fare salute" per i cittadini che dovranno approcciare una sanità digitale al posto di quella "analogica" attuale. A dire il vero, almeno sotto il profilo concettuale, l’impatto derivante da alcune innovazioni è definito: la possibilità di elaborare i dati che alimenteranno le piattaforme digitali, anche con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, consentiranno di sviluppare modelli di analisi per la stratificazione della popolazione, utili per formulare azioni mirate per la prevenzione delle malattie e, in prospettiva, per passare da un modello di sanità prevalentemente reattiva a una sanità proattiva e predittiva.
Altro impatto positivo sarà quello che discenderà dal progressivo diffondersi della telemedicina offrendo l’opportunità di gestire "a distanza" molte problematiche di salute fino ad arrivare, con l’acquisizione di specifici dispositivi e l’implementazione di adeguati sistemi di telemonitoraggio, a sviluppare forme di cura e assistenza presso il domicilio dei pazienti.
Si tratta di attese importanti, destinate a cambiare il modo di fare salute nel nostro Paese. A tale scopo tuttavia, è necessario affrontare alcune criticità che, allo stato, non sono state ancora sufficientemente approfondite: (i) le competenze per poter impiegare in modo efficace le innovazioni che saranno introdotte non sono ancora disponibili in modo diffuso; (ii) lo sviluppo delle innovazioni presuppongono, negli ambiti di applicazione specifica, risorse aggiuntive che, allo stato, non solo non sono disponibili ma, anche in prospettiva appare problematico acquisirle sia per i limiti posti ai bilanci delle aziende sanitarie, sia per l’evoluzione negativa che caratterizza strutturalmente il mercato del lavoro dei professionisti sanitari; (iv) la modificazione dei processi di lavoro, così come la realizzazione dei nuovi modelli di rete clinico-assistenziale che discendono dal Dm 77, richiedono uno sforzo importante di regolamentazione in materia di ruoli svolti e di relazione tra i diversi nodi della rete che è ancora da avviare.
La carenza più evidente, tuttavia, riguarda la formulazione di una strategia attuativa, necessariamente di carattere graduale, capace di identificare gli ambiti prioritari di intervento e le misure rappresentative degli obiettivi da conseguire.
Si tratta di una carenza importante che, sul piano concreto, sta determinando un effetto distorsivo: la difficoltà nell’identificare priorità e obiettivi porta inevitabilmente a far sì che ciascun attore (a livello nazionale, regionale e aziendale) agisca nella progettazione di singoli tasselli del processo di cambiamento che, per quanto ben definiti, non è detto saranno tali da generare gli impatti attesi. La difficoltà di comunicazione e confronto tra i diversi attori, in parte da ascrivere alla debolezza del disegno comune da perseguire, sta già oggi determinando situazioni che richiedono revisioni e ripensamenti che aumentano il livello di incertezza sulla fluidità di un processo di cambiamento necessario e strategico per il nostro Servizio sanitario. I momenti di confronto servono proprio a questo: il tempo per recuperare e correggere la rotta esiste ancora, ma a questo scopo è necessario spostare rapidamente l’attenzione dalle "cose da fare" ai "risultati da ottenere".

* Direttore generale Asl Rm2


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