Dal governo

Arriva il Patto per la sanità digitale

di Rosanna Magnano

Arriva finalmente sul tavolo della Conferenza Stato Regioni il «Patto per la sanità digitale» predisposto dal ministero. Il cosiddetto «patto nel patto» - previsto dal Patto per la salute 2014-16 - che dovrebbe dare attuazione all’e-health made in Italy secondo una precisa tabella di marcia.

Il documento elenca una serie «non esaustiva» di priorità: dai servizi per la continuità assistenziale (patient workflow management e patient relationship management) alle nuove piattaforme “information intensive” su misura per gli utenti (taccuino personale del cittadino).

Attraverso le soluzioni e-health, il documento programmatico promette una riorganizzazione della rete assistenziale, per favorire la deospedalizzazione e potenziare il territorio. E la telemedicina sarà la chiave di volta per la presa in carico della cronicità (e non solo), con la possibilità di trasmettere a distanza parametri clinici interpretati e gestiti dai professionisti sanitari all’interno di piani individuali calibrati sul paziente. Via libera quindi a teleconsulto, telerefertazione, telediagnosi, telemonitoraggio, teleriabilitazione. Il tutto integrato con il Fascicolo sanitario elettronico.

Cartella clinica condivisa e nuovi modelli organizzativi anche per le cure primarie. Sistemi informativi ospedalieri integrati, modelli e soluzioni per la clinical governance. E la «rivoluzione» digitale dovrà coinvolgere anche la logistica del farmaco (farmaco a casa e monitoraggio dell’appropriatezza delle prescrizioni).

In un’ottica di ottimizzazione dei costi, tra le priorità del Patto è stata inserita anche la condivisione a livello centrale dei dati d’acquisto e di consumo di beni e servizi del Ssn «che consenta un monitoraggio tempestivo e puntuale della spesa sanitaria, favorendo così l’individuazione di ulteriori aree di razionalizzazione e centralizzazione».

Per vigilare sull’effettivo raggiungimento degli obiettivi del Patto e predisporre un primo «Master plan», è prevista l’istituzione di una Cabina di regia ad hoc (15 membri al massimo), formata da esperti del ministero della Salute e dello Sviluppo economico, Mef, Regioni, Agid, Aifa e Agenas. Ma anche di altre categorie di stakeholder interessati.

La Cabina di regia terrà inoltre sotto stretta osservazione un pacchetto di sperimentazioni e progetti pilota che saranno poi condivisi sul portale del ministero della Salute, per creare un archivio pubblico delle best practice realizzate.

Finaziamenti: stop allo spreco di risorse
Un piano strategico di sanità elettronica che richiederà una quantità significativa di risorse economiche dedicate. Ma alla luce delle esperienze del passato e della situazione economica attuale, stop agli investimenti improduttivi. Andrà quindi rivisitato, si legge nel patto per la sanità digitale, il «concetto di digitalizzazione al fine di evitare inutili applicazioni , dispersione di risorse o finanziamento di prgetti non replicabili. Occorre una strategia condivisa in cui alcuni soggetti sperimentino e, a risultati positivi ottenuti, aiutino latri soggetti cointeressati alla diffusione delle piattaforme».

E i fondi? «Nell ambito dei fondi i meccanismi di ammortamento degli investimenti in innovazione digitale - si legge nel documento - potranno essere sicuramente agevolati attraverso una rimodulazione o una deroga , anche parziale, del Dl 118/2011 e la possibilità di prevedere dei fondi preferenziali o vincolati per ciò che riguarda l’ex art. 20 L. n. 67/1988». Le fonti potranno essere molteplici: dai fondi strutturali nel quadro delle azioni di «procurement pre-commerciale» a fondi ad hoc stanziati da Stato, Regioni, Ue (Horizon 2020, Banca europea investimento). Spazio anche alle iniziative private attraverso modelli di project financing e performance based contracting, uno schema che prevede la remunerazione dei fornitori sulla base di obiettivi predefiniti e misurabili.


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